Cass. pen. n. 21128/2018
In tema di competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati, l'operatività dell'art. 11 cod. proc. pen. è subordinata alla condizione che il magistrato assuma formalmente la qualità di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato. (Fattispecie in cui la Corte ha escluso ricorressero gli estremi per applicare l'art. 11 cod. proc. pen. in un procedimento penale per diffamazione nel quale i minori persone offese erano stati rappresentati, ai fini della costituzione di parte civile, dal solo padre e non anche dalla madre che era magistrato in servizio nel distretto di Corte d'appello sede del processo).
Cass. pen. n. 55084/2016
In tema di competenza nei procedimenti riguardanti i magistrati, la disciplina stabilita dall'art. 11 cod. proc. pen. ha natura eccezionale, limitata alle ipotesi in cui un magistrato assume la qualità di indagato, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato; ne consegue che essa è riferita soltanto alla fase delle indagini preliminari e al procedimento di cognizione e non ammette interpretazioni estensive o analogiche, che ne consentano l'applicazione anche nella fase esecutiva. (In applicazione del principio la Corte ha annullato l'ordinanza di affidamento in prova al servizio sociale, che aveva individuato la competenza del magistrato di sorveglianza ai sensi dell'art. 11 cod. proc. pen.).
Cass. pen. n. 26563/2014
La speciale competenza stabilita dall'art. 11, comma terzo, c.p.p. per i procedimenti connessi a quello riguardante magistrati ha natura di competenza per territorio ed è, pertanto, rilevabile, ai sensi dell'art. 21, comma secondo, c.p.p., prima della conclusione della udienza preliminare o, se questa manchi, entro il termine previsto dall'art. 491, comma primo, c.p.p..
Cass. pen. n. 13296/2014
Ai fini della determinazione della competenza relativa a procedimenti connessi a quelli riguardanti magistrati, si applicano le regole ordinarie, e non invece la disposizione di cui all'art. 11, comma terzo, c.p.p., quando il procedimento connesso è ancora in fase di indagini e quello relativo ad appartenenti all'ordine giudiziario è stato definito con archiviazione, perché tale vicenda determina il venir meno del rapporto di connessione. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto che, una volta intervenuta l'archiviazione del procedimento riguardante magistrati, l'A.G. originariamente incompetente per il procedimento connesso non poteva essere più privata della trattazione di quest'ultimo).
Cass. pen. n. 24146/2011
In tema di revisione, la regola secondo cui, in caso di annullamento dell'ordinanza di inammissibilità della richiesta, la Corte di cassazione rinvia il giudizio ad una diversa Corte di Appello, individuata ai sensi dell'art. 11 dello stesso codice, non si applica nel processo penale militare dopo la soppressione delle sezioni distaccate di Corte d'Appello di Verona e Napoli attuata con la L. n. 244 del 2007. (Nella specie la Corte, annullando l'ordinanza di inammissibilità della Corte d'Appello militare di Roma, ha rinviato il giudizio di revisione ad altra sezione di quest'ultima in composizione diversa rispetto alla soppressa sezione distaccata di Napoli quale giudice della originaria sentenza impugnata).
Cass. pen. n. 15583/2011
In tema di competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati, l'operatività dell'art. 11 c.p.p. è subordinata alla condizione che il magistrato, nel procedimento penale, assuma formalmente la qualità di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato.
Cass. pen. n. 46349/2008
In tema di competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati, il regime derogatorio previsto dall'art. 11 c.p.p. trova applicazione anche per l'individuazione del giudice competente a decidere sulla richiesta di distruzione, a tutela della riservatezza, della documentazione riguardante le intercettazioni non più necessaria per il procedimento ai sensi dell'art. 269, comma secondo, c.p.p.
Cass. pen. n. 46098/2008
In tema di competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati, la deroga alle regole ordinarie opera, nel caso il magistrato assuma la qualità di danneggiato dal reato, indipendentemente dalla circostanza che si sia costituito parte civile nel relativo procedimento.
Cass. pen. n. 292/2005
La deroga alle regole generali della competenza per territorio nei procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di indagato, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, si applica anche al magistrato onorario il cui incarico sia connotato dalla stabilità, e cioè dalla continuatività riconosciuta formalmente per un arco temporale significativo, in quanto questa, essendo sufficiente a radicarlo istituzionalmente nel plesso territoriale di riferimento, potrebbe ingenerare il sospetto, stante il rapporto di colleganza e di normale frequentazione tra magistrati della medesima circoscrizione, di un non imparziale esercizio della giurisdizione dei suoi confronti. (Fattispecie relativa a processo nel quale un vice pretore onorario aveva assunto la qualità di persona offesa dal reato e per il quale, in applicazione del principio sopra enunciato, la Corte ha ritenuto l'applicabilità della regola derogatoria, annullando entrambe le sentenze di merito).
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La speciale competenza stabilita dall'art. 11 c.p.p. per i procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di indagato, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato ha natura funzionale, e non semplicemente territoriale, con conseguente rilevabilità, anche di ufficio, del relativo vizio in ogni stato e grado del procedimento.
Cass. pen. n. 31721/2004
La particolare disciplina prevista nell'ipotesi di procedimento in cui un magistrato assuma la qualità di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato presuppone l'esercizio effettivo, da parte del magistrato, delle funzioni giudiziarie, avuto riguardo alla ratio della previsione di cui all'art. 11 c.p.p., che è quella di impedire che l'esercizio concreto di quelle funzioni, possa costituire motivo di condizionamento tale da pregiudicare l'imparzialità del giudice territorialmente competente, secondo le norme ordinarie, a conoscere del procedimento; ne deriva che detta efficacia pregiudizievole non può riconnettersi all'ipotesi in cui il magistrato, parte del procedimento, svolga attività di assistente di studio presso sedi istituzionali diverse da quelle di giurisdizione ordinaria. (In applicazione di tale principio la S.C. ha ritenuto inapplicabile la disciplina derogatoria dell'art. 11 c.p.p., in quanto trattavasi di magistrato che svolgeva attività di assistente di studio presso la Corte costituzionale).
Cass. pen. n. 45248/2003
La speciale competenza stabilita dall'art. 11 c.p.p. per i procedimenti riguardanti i magistrati ha natura di competenza funzionale e non di competenza per territorio. Essa pertanto può essere eccepita o rilevata, anche di ufficio, in qualsiasi stato e grado del procedimento ai sensi dell'art. 21, comma 1, c.p.p.
Cass. pen. n. 30568/2003
La disciplina dettata dall'art. 11 c.p.p. in materia di competenza per i procedimenti riguardanti magistrati trova applicazione anche con riguardo ai giudici di pace, essendo a costoro attribuito, sia pure per il periodo di tempo indicato nel decreto di nomina, il pieno e stabile esercizio della funzione giudiziaria.
Cass. pen. n. 4697/2002
L'eccezione di incompetenza per territorio nei procedimenti riguardanti magistrati deve essere proposta entro la fase degli atti preliminari al giudizio, ai sensi dell'art. 21, comma 2, del codice di rito, e non dopo che il giudizio sia stato incardinato e abbia avuto inizio, atteso che la verifica della preclusione alla sua proposizione, non riguardando la persona del giudice, bensì l'ufficio giudiziario e il suo collegamento con la cognizione del reato, va compiuta, per una ragionevole scelta del legislatore, in
limine judicii.
Cass. pen. n. 27741/2001
In tema di procedimenti connessi a quelli in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta a indagini, di imputato, di persona offesa o danneggiata, la competenza si radica secondo i criteri di cui all'art. 11 c.p.p., e, in ragione del principio della
perpetuatio competentiae, non ha rilievo la circostanza che il procedimento relativo al magistrato, la cui pendenza aveva determinato lo spostamento della competenza, venga successivamente archiviato.
Cass. pen. n. 24837/2001
La disciplina dettata dall'art. 11 c.p.p. in materia di competenza per i procedimenti riguardanti magistrati trova applicazione anche con riguardo ai giudici di pace, attesa, in particolare, la non episodicità delle funzioni giudiziarie da questi esercitate.
Cass. pen. n. 9834/2000
La speciale competenza stabilita dall'art. 11 c.p.p. per i procedimenti riguardanti i magistrati ha natura non di competenza funzionale ma di competenza per territorio. Essa non può pertanto essere eccepita o rilevata dopo il termine di cui all'art. 491 c.p.p., neppure se la possibilità di prioporre l'eccezione sorga successivamente nel corso del dibattimento.
Cass. pen. n. 3481/2000
La disciplina dettata dall'art. 11 c.p.p. in materia di competenza per i procedimenti riguardanti magistrati trova applicazione anche con riguardo ai componenti privati chiamati a far parte, ai sensi dell'art. 2 del R.D.L. 20 luglio 1934 n. 1404, del tribunale per i minorenni.
Cass. pen. n. 7124/1999
Avuto riguardo alla
ratio della disciplina dettata dall'art. 11 c.p.p., che è essenzialmente quella di eliminare presso l'opinione pubblica qualsiasi sospetto di parzialità determinato dal rapporto di colleganza e dalla normale frequentazione tra magistrati operanti in uffici giudiziari del medesimo distretto di corte d'appello, e tenuto conto del fatto che i magistrati onorari, ai sensi tanto dell'abrogato art. 32 dell'Ordinamento giudiziario quanto del vigente art. 42
quinquies del medesimo ordinamento, durano in carica per un periodo di tre anni, con possibilità di rinnovo, è da ritenere che anche nel caso di procedimenti riguardanti i suddetti magistrati (nella specie trattavasi di vice pretore onorario) debba trovare applicazione il citato art. 11 c.p.p. e debbasi quindi dar luogo allo spostamento di competenza da esso previsto.
Cass. pen. n. 5371/1999
In tema di competenza per il giudizio di revisione, il rinvio di cui all'art. 1 legge 23 novembre 1998 n. 405 ai criteri di cui all'art. 11 c.p.p. comporta la individuazione di tale competenza con riferimento a quella stabilita per i procedimenti riguardanti i magistrati e quindi alla disciplina prevista dalla norma richiamata, con le sue eventuali successive modifiche, ma senza riferimento alle disposizioni transitorie, le quali trovano applicazione esclusivamente con riguardo ai suddetti procedimenti relativi a soggetti appartenenti all'ordine giudiziario. Conseguentemente, nella individuazione del giudice competente per la revisione, non ha rilievo se la data del commesso reato sia anteriore alla data di entrata in vigore della legge sopra richiamata.
Cass. pen. n. 5082/1999
La cognizione dei procedimenti di revisione relativi a condanne inflitte per reati consumati in data anteriore all'entrata in vigore della legge n. 420 del 1998 spetta alla corte di appello individuata dall'art. 11 c.p.p. nella sua formulazione originaria e, quindi, alla corte di appello del distretto posto alla minore distanza chilometrica, ferroviaria o marittima (art. 1 att. c.p.p.), dal distretto in cui si trova l'organo che aveva emesso la sentenza o il decreto di condanna cui la domanda di revisione si riferisce. (La S.C. ha osservato che le modifiche apportate all'art. 11 c.p.p. ad opera della legge n. 420 del 1998 ed il relativo regime transitorio, si applicano anche ai fini della individuazione del giudice competente per la revisione, atteso il richiamo che all'art. 11 effettua l'art. 633 c.p.p. a seguito della modifica subita ad opera della di poco antecedente legge n. 405 del 1998).
Cass. pen. n. 4999/1999
La domanda di revisione avanzata prima dell'entrata in vigore della legge 2 dicembre 1998 n. 420, modificativa dell'art. 11 c.p.p., va attribuita alla competenza della corte d'appello individuata ai sensi della previgente formulazione del citato art. 11, richiamato dall'art. 633, comma 1, c.p.p., precedentemente a sua volta modificato, con l'introduzione del suddetto richiamo, dall'art. 1 della legge 23 novembre 1998 n. 405.
Cass. pen. n. 3766/1999
La disciplina dettata dall'art. 11 c.p.p. si applica anche nel caso in cui un magistrato, addetto alla Corte di appello, sia imputato o persona offesa da un reato in ordine al quale la stessa Corte di appello è chiamata a decidere. E ciò ancorché il giudizio di primo grado sia stato regolarmente celebrato davanti al giudice naturale, individuato secondo le regole generali, non sussistendo a quel momento per il magistrato interessato le condizioni di cui al medesimo art. 11 c.p.p. (Nell'enunciare il principio di cui in massima, la S.C. ha osservato che nella specie si determina una ipotesi di rimessione automatica, in quanto la legge individua una sorta di incompatibilità riguardante non già la persona di un giudice, bensì l'intero ufficio giudiziario che, secondo le regole generali sulla competenza territoriale, sarebbe competente a decidere. In tale prospettiva, ha soggiunto la Corte, non può aver rilievo il principio della perpetuatio iurisdictionis, essendo esso destinato a soccombere davanti al più importante valore della terzietà ed imparzialità del giudice).
Cass. pen. n. 667/1999
La normativa contenuta nell'art. 11 c.p.p. in deroga all'ordinaria disciplina della competenza per territorio, presuppone, per la sua applicazione, che venga contestato, a carico o in danno del magistrato, un fatto di rilevanza penale, anche se ne conseguano soltanto misure di sicurezza, come nei casi previsti dagli artt. 49 e 115 c.p., e non può essere estesa ai casi in cui la condotta del magistrato, fuori dall'ipotesi di concorso, abbia inconsapevolmente fornito l'occasione o il mezzo per l'azione criminosa da altri commessa e non rivolta contro di lui, o addirittura abbia materialmente realizzato il reato per errore determinato dal colpevole. (Fattispecie relativa a contestazione, a carico di curatore fallimentare, di truffa realizzata mediante induzione in errore del giudice delegato e di abuso di ufficio posto materialmente in essere dal giudice medesimo perché da lui ingannato).
Cass. pen. n. 6183/1999
In materia di competenza per territorio, la connessione con procedimenti riguardanti magistrati, che determina lo spostamento della competenza ai sensi dell'art. 11 c.p.p., resta ferma per tutte le fasi successive del giudizio, anche nel caso in cui venga meno la connessione tra reati ravvisata nella fase delle indagini preliminari per intervenuta archiviazione nei confronti del solo magistrato indagato.
Cass. pen. n. 1333/1996
Lo spostamento della competenza per territorio, previsto dal comma 2 dell'art. 11 c.p.p. per i procedimenti connessi a quello che riguarda un magistrato (sia questi indagato o imputato, persona offesa o danneggiata dal reato) permane anche nel caso di successiva archiviazione nei confronti del magistrato stesso.