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Articolo 1709 Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262)

[Aggiornato al 26/11/2024]

Presunzione di onerosità

Dispositivo dell'art. 1709 Codice Civile

Il mandato si presume oneroso(1) [1725]. La misura del compenso, se non è stabilita dalle parti, è determinata in base alle tariffe professionali o agli usi; in mancanza è determinata dal giudice(2).

Note

(1) Trattasi di presunzione relativa e, pertanto, superabile. In particolare, le parti possono accordarsi espressamente per la gratuità del mandato ovvero ciò si può desumere, implicitamente, dal loro comportamento o dalle circostanze che hanno accompagnato la stipula.
(2) L'intervento del giudice è, pertanto, residuale.

Ratio Legis

Poichè il mandante riceve un vantaggio dal compimento dell'attività da parte del mandatario, si presume che esso sia oneroso. Da qui la necessità di porre una norma che indichi i criteri per determinare il compenso, in modo da evitare la nullità della stipula (1418 c.c.).

Spiegazione dell'art. 1709 Codice Civile

La presunzione di onerosità del mandato. Origine e svolgimento storico di essa.

Per il diritto romano la gratuità era elemento essenziale del mandato. La rigidità originaria del principio si attenuò col tempo e si ammise che potesse essere spontaneamente dato e liberamente pattuito un compenso (honor, honorarium, salarium). Del compenso si poteva chiedere il pagamento soltanto con la procedura extra ordinem: ma la limitazione perdette importanza nel diritto giustinianeo dopo che divenne ordinaria detta procedura. Sulla domanda era competente a provvedere per la provincia il governatore e per Roma il praeses o il praetor. Con la procedura extra ordinem il magistrato poteva attribuire il compenso anche quando non fosse stato convenuto e poteva variare la misura di quello pattuito.
Nel diritto comune rimase fermo il principio della gratuità anche in materia commerciale, soprattutto per la costruzione teorica del rapporto, giacché per il resto gli usi riconobbero l'efficacia piena della promessa del compenso.
All'epoca della codificazione francese fu richiamata solennemente la legge I, § IV, libro XVII del Digesto ove si dichiara la nullità del mandato retribuito per il riflesso che il rapporto « trahit originem ex officio atque amicitia ». E si formulò l'art. 1986 di quel codice, che fu letteralmente tradotto dall'art. 1739 codice del 1865: « il mandato è gratuito se non vi è patto in contrario ».
In Italia dal 1865 al 1882 si fece anche su questo terreno molto cammino e il secondo comma dell'art. 349 dell'abrogato codice di commercio capovolse per il mandato commerciale la situazione risultante dall'articolo 1739 cod. civ.
Di guisa che prima del codice vigente, sotto l'impero dei codici precedenti, il mandato civile si presumeva gratuito, il mandato commerciale si presumeva oneroso. Poiché nell'uno e nell'altro caso si trattava di presunzione, il compenso poteva essere convenuto nel primo caso ed escluso nel secondo.

Il codice vigente ha generalizzata la presunzione di onerosità.
Le cause che hanno determinato tale generalizzazione sono due:
a) la nuova concezione del lavoro quale risulta dal sistema del codice;
b) la riconosciuta forza di espansione dei principi e delle norme del diritto commerciale.
Per l'art. 1709 quando le parti tacciono circa il compenso s'intende che questo è dovuto. La misura se non è stabilita dalle parti è determinata in base alle tariffe professionali o agli usi o, in mancanza, dal giudice.

Relazione al Codice Civile

(Relazione del Ministro Guardasigilli Dino Grandi al Codice Civile del 4 aprile 1942)

Massime relative all'art. 1709 Codice Civile

Cass. civ. n. 11717/2021

In tema di condominio negli edifici, l'amministratore nominato dal tribunale ex art. 1129 c.c., in sostituzione dell'assemblea che non vi provvede, sebbene non rivesta la qualità di ausiliario del giudice ma instauri, con i condomini, un rapporto di mandato, non può essere equiparato all'amministratore nominato dall'assemblea, in quanto la sua nomina non trova fondamento in un atto fiduciario dei condomini ma nell'esigenza di ovviare all'inerzia del condominio ed è finalizzata al mero compimento degli atti o dell'attività non compiuta; pertanto, il termine di un anno previsto dall'art.1129 c.c. non costituisce il limite minimo di durata del suo incarico ma piuttosto il limite massimo di durata dell'ufficio, il quale può cessare anche prima se vengono meno le ragioni presiedenti la nomina (nella specie, per l'avvenuta nomina dell'amministratore fiduciario), restando applicabile, ai fini della determinazione del compenso, l'art.1709 c.c. (Rigetta, CORTE D'APPELLO MESSINA, 10/04/2018).

Cass. civ. n. 17384/2018

La presunzione di onerosità del mandato, stabilita dall'art. 1709 c.c., ha carattere relativo e può essere superata dalla prova della sua gratuità, desumibile dalle circostanze del rapporto. (Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione impugnata, che aveva ritenuto superata la detta presunzione alla luce delle relazioni di parentela intercorrenti fra le parti).

Cass. civ. n. 10057/2018

In tema di compenso per l'attività svolta dal professionista, il giudice, indipendentemente dalla specifica richiesta del medesimo, a fronte di risultanze processuali carenti sul "quantum" ed in difetto di tariffe professionali e di usi, non può rigettare la domanda di pagamento del compenso, assumendo l'omesso assolvimento di un onere probatorio in ordine alla misura dello stesso, bensì deve determinarlo, ai sensi degli artt. 1709 e 2225 c.c., con criterio equitativo ispirato alla proporzionalità del corrispettivo con la natura, quantità e qualità delle prestazioni eseguite e con il risultato utile conseguito dal committente.

Cass. civ. n. 14682/2014

La presunzione di onerosità del mandato, stabilita "iuris tantum" dall'art. 1709 cod. civ., può essere superata dalla prova della sua gratuità, desumibile anche dalle circostanze del rapporto, come la qualità del mandatario, le relazioni che intercedono fra questi e il mandante, il contegno delle parti, anteriore e successivo allo svolgimento delle prestazioni.

Cass. civ. n. 9741/2013

Ai fini della liquidazione del compenso per le attività professionali non protette svolte dal mandatario non professionista, l'art. 1709 cod. civ. non impone che il compenso sia determinato nella stessa misura prevista, dalle tariffe professionali. (Nella specie, la Suprema Corte ha enunciato il principio confermando la decisione del giudice di merito, che aveva ritenuto la prestazione professionale non protetta, resa dal non professionista, caratterizzata da un minor valore in quanto carente della spendita, a beneficio del committente, della competenza ed esperienza del professionista).

Cass. civ. n. 7498/2006

In tema di mandato, sulle somme anticipate dal mandatario, mentre gli interessi legali, che sono di natura corrispettiva, decorrono dal giorno dell'esborso o, se manca la prova di tale data, dalla messa in mora, la rivalutazione monetaria non è dovuta automaticamente, atteso che, trattandosi di un debito di valuta, il maggior danno subito dal creditore dev'essere dimostrato, ai sensi dell'art. 1224 secondo comma c.c.; al riguardo il ricorso ad elementi presuntivi ed a fatti notori è consentito solo con riferimento a criteri personalizzati in relazione alla categoria economica cui appartiene il creditore, che è comunque tenuto a fornire la prova di elementi in base ai quali il danno sia concretamente qualificabile nell'ambito della categoria di appartenenza.

Cass. civ. n. 7008/1993

Il mandatario che è stato incaricato della conclusione di un affare assume, nei confronti del mandante, l'obbligo del compimento degli atti giuridici necessari per l'esercizio dell'incarico e, a differenza del mediatore, che, in posizione di terzietà rispetto alle parti da lui poste in relazione senza esservi obbligato, ha diritto alla provvigione solo dopo la conclusione dell'affare, può chiedere il compenso dovutogli prescindendo dal risultato, a meno che le parti non abbiano ad esso condizionato il pagamento di tale compenso.

Cass. civ. n. 5117/1993

I1 mandatario che chiede il compenso per l'attività svolta non ha l'onere di specificare se ed in quale misura il suo credito eccede l'importo della somma riscossa per l'esecuzione del mandato, perché tale credito, trattandosi di un diritto autonomo e proprio del mandatario, non è automaticamente compensato con i suoi eventuali debiti verso il mandante, come avviene, invece, per le spese sostenute, delle quali il mandatario può chiedere il rimborso solo per la parte eccedente l'ammontare delle somme riscosse nell'esecuzione del mandato.

Cass. civ. n. 3596/1990

Nell'ipotesi di mandato oneroso il diritto del mandatario al compenso e al rimborso delle anticipazioni e spese sostenute è condizionato alla presentazione al mandante del rendiconto del proprio operato, che deve necessariamente comprendere la specificazione dei dati contabili delle entrate, delle uscite e del saldo finale.

Cass. civ. n. 3233/1982

La presunzione di onerosità del mandato, stabilita iuris tantum dalla legge, può essere superata da una prova contraria la quale può essere basata su circostanze quali la prassi esistente presso il mandante (nella specie un condominio di edificio) di conferire gratuitamente il mandato, nonché il contegno delle parti prima e dopo lo svolgimento delle prestazioni. (Nella specie, l'amministratore nei cinque anni successivi alla cessazione non aveva avanzato alcuna richiesta di compenso). 

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Anonimo chiede
lunedì 28/10/2024
“Mia moglie è proprietaria di una casa vacanza. Mio figlio gestisce interamente il business tramite airb&b, ma i proventi netti degli affitti arrivano da airb&b (dopo trattenuta) sul c/c di mia moglie, in quanto proprietaria.
È mia moglie infatti a dichiarare sul suo 730 questo reddito aggiuntivo.
La domanda è:
Può mia moglie donare al figlio tramite bonifici (cifra su cifra, in chiaro) ciascuno di questi proventi, il cui totale si aggira sui 1000-1500 mensili?
Grazie di una risposta o di una diversa soluzione.”
Consulenza legale i 05/11/2024
Il sistema che si è deciso di seguire si fonda su un errore di fondo, ovvero sull’erronea convinzione che i proventi netti degli affitti erogati da Air B&B debbano necessariamente essere accreditati sul conto della proprietaria dell’immobile.
Prima di affrontare tale questione, però, si ritiene opportuno soffermarsi sull’esatta qualificazione giuridica che può essere data ai versamenti finora effettuati dal conto della madre a quello del figlio a mezzo bonifico bancario.
Innanzitutto va sicuramente escluso che un bonifico ricorrente per un importo di euro 1000 / 1500 mensili possa qualificarsi come donazione di modico valore, per la quale la legge non richiede il rispetto di alcuna particolare formalità, nel qual caso risulterebbe pertanto sufficiente utilizzare un semplice bonifico bancario (strumento senza alcun dubbio utile per soddisfare le esigenze di tracciabilità dei movimenti di denaro e soprattutto giustificarsi nei confronti del fisco).

Escluso che possa configurarsi una donazione di modico valore, l’unica qualificazione giuridica che si ritiene possa darsi a siffatti trasferimenti di denaro è quella della donazione rimuneratoria (art. 770 del c.c.).
Ricorre tale fattispecie tutte le volte in cui il donante, spontaneamente e per spirito di liberalità, è indotto a donare spinto da un sentimento di riconoscenza verso il donatario o in considerazione dei suoi meriti ovvero, infine, per rimunerarlo di un servizio reso o soltanto promesso (in questo caso si tratterebbe di un servizio reso).
Occorre precisare che il fine rimuneratorio costituisce soltanto il motivo (seppure essenziale) della donazione, senza in alcun modo assurgere a causa della stessa, rimanendo pur sempre donazione.
In tal senso si esprimono sia la dottrina che la giurisprudenza prevalenti, definendo la donazione rimuneratoria quale attribuzione gratuita, caratterizzata dalla spontaneità e dalla consapevolezza di non esservi in alcun modo costretti (cfr. Cass. civ. Sez. II ordinanza n. 1123/2024, Cass. civ. Sez. II sentenza n. 10262/2016, Cass. civ. Sez. II sent. 5119/2009).

Altra caratteristica di tale forma di donazione è che il motivo rimuneratorio non deve necessariamente risultare dall’atto in cui la stessa si estrinseca, potendo anche essere desunto da elementi estranei allo stesso, con la precisazione che la prova della sua sussistenza incombe sul donante.
Ebbene, trattandosi come si è detto di vera e propria donazione, soggiace a tutte le regole proprie di tale negozio giuridico, ed in particolare è assoggettata all’azione di riduzione ed a collazione e soggiace all’obbligo della forma solenne a pena di nullità (anche se in giurisprudenza, in particolare quella di merito, si ritiene che in talune ipotesi di corrispondenza tra ricevuto e prestazioni eseguite o promesse, la fattispecie debba qualificarsi quale donazione indiretta, a carattere rimuneratorio, come tale non soggetta all'obbligo formale).

Il particolare rilievo che in tale forma di donazione assume il motivo che ha indotto il donante alla liberalità, invece, giustifica la previsione di alcune regole speciali, quali l’inapplicabilità della norma che impone al donatario di prestare gli alimenti al donante (art. 437 del c.c.), l’inapplicabilità della revocazione per ingratitudine e per sopravvenienza di figli (art. 805 del c.c.) e la limitata responsabilità del donante per evizione (art. 797, n. 3 c.c.).
Alla luce delle superiori considerazioni, si ritiene che diversi siano gli inconvenienti a cui si può andare incontro nell’utilizzare il sistema dei bonifici per far sì che i proventi dell’attività svolta vadano a chi effettivamente la svolge, ovvero al figlio.
La soluzione che si vuole qui suggerire, invece, è quella di formalizzare il rapporto tra madre e figlia con un contratto di mandato, con o senza rappresentanza.
Secondo la definizione che ne dà l’art. 1703 del c.c. è tale quel contratto in forza del quale “una parte si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per conto dell’atra”.
Il successivo art. 1709 c.c., invece, precisa che “Il mandato si presume oneroso”, il che consente alla madre, proprietaria, di corrispondere al figlio un compenso per l’attività svolta, compenso che, sempre secondo quanto risulta dall’art. 1709 c.c., potrà essere liberamente stabilito dalle parti.

In subordine si potrebbe pensare di stipulare tra madre e figlio un contratto di locazione, con facoltà per il conduttore di sublocare l’immobile.
In tal modo, i redditi derivanti dal rapporto con Air B&B non ricadrebbero nella categoria dei rediti fondiari (rimanendo come tali in capo al proprietario ex art. 26 del T.U.I.R., ma rientrerebbero tra i c.d. redditi diversi di cui all’art. 67 comma 1 lett. h) TUIR, potendosi così superare la necessaria imputazione totale in capo al proprietario dell’immobile o titolare di altro diritto reale (si veda in tal senso la risoluzione n. 381/E/2008 dell’Agenzia delle Entrate).