AUTORE:
Angela Maria Caddeo
ANNO ACCADEMICO: 2025
TIPOLOGIA: Laurea liv. I
ATENEO: Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza
FACOLTÀ: Dipartimento di Scienze Giuridiche ed Economiche
ABSTRACT
Il nuovo Nuovo Codice Appalti (D. Lgs. 36/2023), approvato con il D.Lgs. 36/2023, si è rivelato innovativo sotto numerosi profili, a cominciare dall’introduzione dei principi generali e dei cc.dd. “super principi”.
Tra le novità di maggior rilievo, possiamo sicuramente citare il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale, da cui prende le mosse questo lavoro di tesi. L’art. 9 del nuovo Codice prevede che la parte pregiudicata da sopravvenienze straordinarie e imprevedibili, estranee alla normale alea contrattuale e in grado di alterare in maniera rilevante l’equilibrio originario del contratto, abbia il diritto di ottenere, in fase di esecuzione, la rinegoziazione delle condizioni contrattuali secondo il criterio della buona fede.
In un settore in cui il contratto stipulato dalla pubblica amministrazione era connotato da tendenziale non modificabilità e il rimedio ablativo ex art. 1467 del c.c. è spesso prevalso su quello manutentivo, il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale ha dato origine a diverse questioni interpretative e applicative.
Il primo capitolo effettua una ricognizione sulle radici storiche e internazionali della rinegoziazione delle condizioni contrattuali e sulle sue interconnessioni con il principio di risultato e offre una disamina degli strumenti previsti dal diritto civile e dal diritto pubblico per la gestione dell’«umanamente imprevedibile».
Atteso che il livello di tutela previsto dall’art. 9 è completato dagli artt. 60 e 120 del Codice, il secondo capitolo si concentra sulla revisione dei prezzi e sulle modifiche dei contratti in corso di esecuzione, con riferimenti alle disposizioni integrative e correttive introdotte recentemente dal D.Lgs. 209/2024. Sono trattati, inoltre, i principali approdi dottrinali e giurisprudenziali relativi ad alcuni istituti dell’art. 120: varianti in corso d’opera, modifiche sostanziali e non sostanziali, quinto d’obbligo, oneri di comunicazione e pubblicazione, proroga e proroga tecnica.
Si esaminano, altresì, i principali approcci giurisprudenziali al tema della rinegoziazione in fase precontrattuale. Anche nel Libro IV del nuovo Codice è evidente l’intenzione del legislatore di imprimere una visione innovativa, data anche la definizione del partenariato pubblico-privato come l'istituto di carattere generale di cui le concessioni costituiscono una specie.
Sulla scorta della dottrina e della giurisprudenza nazionale ed europea nonché della teoria economica, nel terzo capitolo sono esaminate le differenze tra partenariato pubblico-privato e appalto, con particolare attenzione alle ragioni di attrattività del primo istituto. Si approfondiscono le modifiche dei contratti di partenariato pubblico-privato durante il periodo di efficacia e la loro revisione (artt. 189 e 192), unitamente alle ricadute applicative. L’ultimo capitolo del lavoro è incentrato sulle problematiche del recupero dell’equilibrio contrattuale in sede giudiziale: partendo dalle posizioni giuridiche soggettive interessate (“diritto” e “obbligo” alla rinegoziazione), sono esaminate, in chiave anche “prospettica”, alcune questioni aperte quali il ruolo del giudice, la questione del riparto e le tipologie di tutela previste dall’ordinamento, sia per le parti contraenti, sia nei riguardi dei terzi estranei al contratto.
La disciplina della conservazione dell’equilibrio contrattuale nel nuovo Codice ha, in sintesi, visto la preminenza dell’interesse pubblico al completamento dell’opera, del servizio o della fornitura, nella consapevolezza che ciò va necessariamente contemperato con le dinamiche di mercato e gli interessi economici delle imprese appaltatrici. Nella realtà operativa delle stazioni appaltanti, così come nella giurisprudenza, è ora quanto mai sfidante adottare la “giusta misura” tra le esigenze di adattabilità dei contratti pubblici e il rispetto della concorrenza che caratterizza anche la fase esecutiva.
Tra le novità di maggior rilievo, possiamo sicuramente citare il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale, da cui prende le mosse questo lavoro di tesi. L’art. 9 del nuovo Codice prevede che la parte pregiudicata da sopravvenienze straordinarie e imprevedibili, estranee alla normale alea contrattuale e in grado di alterare in maniera rilevante l’equilibrio originario del contratto, abbia il diritto di ottenere, in fase di esecuzione, la rinegoziazione delle condizioni contrattuali secondo il criterio della buona fede.
In un settore in cui il contratto stipulato dalla pubblica amministrazione era connotato da tendenziale non modificabilità e il rimedio ablativo ex art. 1467 del c.c. è spesso prevalso su quello manutentivo, il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale ha dato origine a diverse questioni interpretative e applicative.
Il primo capitolo effettua una ricognizione sulle radici storiche e internazionali della rinegoziazione delle condizioni contrattuali e sulle sue interconnessioni con il principio di risultato e offre una disamina degli strumenti previsti dal diritto civile e dal diritto pubblico per la gestione dell’«umanamente imprevedibile».
Atteso che il livello di tutela previsto dall’art. 9 è completato dagli artt. 60 e 120 del Codice, il secondo capitolo si concentra sulla revisione dei prezzi e sulle modifiche dei contratti in corso di esecuzione, con riferimenti alle disposizioni integrative e correttive introdotte recentemente dal D.Lgs. 209/2024. Sono trattati, inoltre, i principali approdi dottrinali e giurisprudenziali relativi ad alcuni istituti dell’art. 120: varianti in corso d’opera, modifiche sostanziali e non sostanziali, quinto d’obbligo, oneri di comunicazione e pubblicazione, proroga e proroga tecnica.
Si esaminano, altresì, i principali approcci giurisprudenziali al tema della rinegoziazione in fase precontrattuale. Anche nel Libro IV del nuovo Codice è evidente l’intenzione del legislatore di imprimere una visione innovativa, data anche la definizione del partenariato pubblico-privato come l'istituto di carattere generale di cui le concessioni costituiscono una specie.
Sulla scorta della dottrina e della giurisprudenza nazionale ed europea nonché della teoria economica, nel terzo capitolo sono esaminate le differenze tra partenariato pubblico-privato e appalto, con particolare attenzione alle ragioni di attrattività del primo istituto. Si approfondiscono le modifiche dei contratti di partenariato pubblico-privato durante il periodo di efficacia e la loro revisione (artt. 189 e 192), unitamente alle ricadute applicative. L’ultimo capitolo del lavoro è incentrato sulle problematiche del recupero dell’equilibrio contrattuale in sede giudiziale: partendo dalle posizioni giuridiche soggettive interessate (“diritto” e “obbligo” alla rinegoziazione), sono esaminate, in chiave anche “prospettica”, alcune questioni aperte quali il ruolo del giudice, la questione del riparto e le tipologie di tutela previste dall’ordinamento, sia per le parti contraenti, sia nei riguardi dei terzi estranei al contratto.
La disciplina della conservazione dell’equilibrio contrattuale nel nuovo Codice ha, in sintesi, visto la preminenza dell’interesse pubblico al completamento dell’opera, del servizio o della fornitura, nella consapevolezza che ciò va necessariamente contemperato con le dinamiche di mercato e gli interessi economici delle imprese appaltatrici. Nella realtà operativa delle stazioni appaltanti, così come nella giurisprudenza, è ora quanto mai sfidante adottare la “giusta misura” tra le esigenze di adattabilità dei contratti pubblici e il rispetto della concorrenza che caratterizza anche la fase esecutiva.