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INTRODUZIONE
Il diritto penale rappresenta, da sempre, una delle branche più rilevanti e affascinanti del diritto pubblico.
Nato e pensato per reprimere le patologie dei comportamenti umani e regolare la convivenza, è forse la parte del diritto che meglio rappresenta i costumi di una società e il periodo storico che la stessa attraversa.
Non è un caso che, oggi, con l’avvento dei social media, del progresso “efferato” della tecnologia e con la crisi globale che ancora fatica a lasciare l’Italia, sono aumentati in modo esponenziale i casi di:
Truffe e frodi informatiche, laddove è proprio a causa dell’aumento dei pagamenti in rete che i malintenzionati riescono, attraverso tecniche più o meno sofisticate, a carpire i codici delle carte di credito al fine di procedere alle dovute clonazioni;
Diffamazione e sostituzione di persona. Facebook, Twitter e Instagram hanno provocato un aumento vertiginoso dei casi di diffamazione aggravata dal mezzo della stampa, come anche dei casi di sostituzione di persona, frequentissimamente consumata attraverso la creazione e l’utilizzo di un account personale falso, in cui si finge di essere un’altra persona, anche immaginaria;
Reati fiscali e reati fallimentari. Tasse altissime e crisi economica sono gli ingredienti perfetti per mettere alla prova sia il privato cittadino che qualsivoglia società. Tali soggetti, spesso, pensando di evitare il fallimento, omettono di pagare i tributi dovuti e si trovano a dover fronteggiare un procedimento penale non solo per i reati di cui al D. Lgs. 74 del 2000 ma anche le più disparate fattispecie di bancarotta, in ipotesi di fallimento.
L’errore che molti commettono è quello di considerare il diritto penale un qualcosa in cui non v’è il rischio di rimanere coinvolti. Eppure, nella maggior parte dei casi, le fattispecie di reato per i quali vengono celebrati molteplici processi che riempiono i Tribunali italiani sono commesse proprio da chi ignorava, perché disinformato, la rilevanza penale di una condotta apparentemente innocua.
È proprio in questi casi che può rivelarsi fondamentale l'assistenza di un team di avvocati specializzati, come quelli di Brocardi.it, che con la loro esperienza e professionalità possono garantire una tutela sicura e celere dei diritti fondamentali di ciascuno.
Ripudiando l’antica concezione che faceva corrispondere il reato al concetto di peccato, si ipotizza un sistema retto dal principio di legalità e tassatività (ogni pena e ogni reato devono essere previsti dalla legge affinché il soggetto possa essere punito), attraverso il quale tutelare gli interessi sociali più rilevanti.
Una prima efficace ed unitaria raccolta del diritto penale italiano risale al 1930, epoca mussoliniana, durante la quale è avvenuta la promulgazione del primo codice penale italiano, comunemente conosciuto come “codice Rocco”, dal nome del Ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Rocco.
La pena, contrariamente rispetto a quella che era la concezione tradizionale del diritto penale, attualmente non riveste più un ruolo solamente repressivo, dissuasivo e punitivo, ma anche rieducativo. Questo concetto verrà espresso chiaramente nel 1948, al momento della promulgazione del testo costituzionale, che all'art. 27 prevede espressamente che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
Molti sono i principi, introdotti con la Costituzione, che influiscono direttamente sulla materia penale. Si pensi solamente al primo comma del citato articolo 27, il quale, nel prevedere che la responsabilità penale è personale, scongiura l'applicazione di quelle ipotesi di responsabilità "oggettiva", pur ancora presenti all'interno del codice Rocco (si pensi, solo per fare un esempio, all'omicidio preterinitenzionale, o al concorso c.d. "anomalo" disciplinato dall'art. 116 del c.p. o ancora alla figura dell' "aberratio delicti" prevista dall'art. 83 del c.p.), che vanno a frustrare la concezione personalistica della responsabilità del reo.
Per questo, negli anni, il codice Rocco, pur sostanzialmente immutato nei suoi principi fondamentali, ha subito una revisione sostanziale ad opera del diritto vivente, facendo riferimento con tale termine al lavoro della giurisprudenza di legittimità, che si è adoperata per interpretare le disposizioni del codice penale alla luce dei principi costituzionali.
LA DISCIPLINA DEL DIRITTO PENALE
Di certo, la fonte principale (ed essenziale) del diritto penale è rappresentata dal codice penale.
Lo stesso si divide in tre libri, a seconda delle macro-aree trattate.
Il Libro Primo reca la disciplina del “reato in generale” e, in buona sostanza, regola le basi del diritto penale stabilendo quando, come e da chi possono essere commessi delitti e contravvenzioni sancendo, al contempo, i casi e modi di comminazione delle pene e delle misure di sicurezza.
Il Libro Secondo, invece, specifica le diverse categorie e tipologie di delitti enunciando, per ciascuna fattispecie, la condotta costituente reato. Nel medesimo libro sono altresì previste taluni casi in cui il reato è aggravato con una pena più alta o, al contrario, attenuato con la previsione di una pena più bassa.
Il Libro Terzo ha la medesima funzione del secondo, seppure è finalizzato solo ed unicamente alla regolamentazioni delle contravvenzioni.
Si noti, in ogni caso, che il panorama penalistico italiano è costellato da numerosissime leggi “complementari” che prevedono molteplici fattispecie di reato – ulteriori a quelle previste nel codice penale – su temi specifici: tra le tante, merita di sicuro di essere richiamata la legge fallimentare in materia di bancarotta e reati fallimentari, il Decreto Legislativo 74 del 2000 in tema di reati fiscali e il Testo Unico sugli stupefacenti per le violazioni in materia di droga.
Qui di seguito vengono esposti succintamente alcuni casi particolarmente emblematici o di frequente accadimento, utili in molti casi per trovare già alcune risposte preliminari ai propri problemi.
Consulenza giuridica sulla corretta qualificazione delle fattispecie di reato: quali sono gli strumenti interpretativi da utilizzare?
Il diritto penale può essere di difficile interpretazione per la scarsa chiarezza della formulazione del testo dell’articolo che prevede una determinata ipotesi di reato.
Che cosa si intende con la locuzione “comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione”, che rappresenta il cuore della diffamazione, prevista e punita dall’art. 595 del codice penale?
La diffamazione rappresenta il delitto che viene commesso con più frequenza attraverso l’utilizzo dei social network.
L’illusione che Facebook e Twitter ci danno sulla libertà di espressione del proprio pensiero spesso ci porta a commettere il delitto in questione.
È importante sapere che non è possibile scrivere qualsiasi cosa attraverso uno status o un tweet ed è altresì indispensabile essere consapevoli che la diffusività dei social è tale da essere stata paragonata, dalla ultimissima giurisprudenza penale, al mezzo della stampa.
Per tale ragione, offendere l’altrui onore e/o reputazione attraverso affermazioni diffuse tramite i social può integrare il reato di diffamazione aggravata dal mezzo della stampa, previsto e punito dall’art. 595, comma 2, del codice penale.
È penalmente perseguibile per il reato di sostituzione di persona il soggetto che si finge qualcun altro in una chat, in un profilo Facebook o Instagram, o, addirittura, si attribuisce un nome di fantasia?
Qual è la differenza tra appropriazione indebita e furto atteso che, alla fin fine, la condotta è la medesima e si concretizza nella sottrazione di un bene al legittimo proprietario?
Il team di professionisti di Brocardi.it può dare una risposta a tutte queste domande, permettendo di decidere se intraprendere un’azione penale e di capire se la propria condotta possa essere oggetto di un'accusa penale.
Parere legale in materia di prescrizione del reato e della pena
I tempi della giustizia, si sa, sono lunghi e tortuosi e, in molti casi, la prescrizione rappresenta un elemento importante da conoscere, non solo per comprendere il pericolo che si corre nel corso del procedimento penale ma anche, e soprattutto, per meglio gestire le scelte processuali.
Il tempo necessario al decorso della prescrizione dipende da numerosi fattori, primi tra tutti la gravità e la specie del reato contestato.
È possibile, tuttavia, che si verifichino degli atti, definiti dal codice “sospensivi” e “interruttivi”, che producono un aumentano considerevole del tempo necessario a che la causa di estinzione del reato possa essere applicata.
È frequente, dunque, che ci si chieda quali siano i predetti atti interruttivi e sospensivi e di quanto gli stessi conducano ad un aumento del tempo di prescrizione che, in molti casi, può arrivare fino alla metà del tempo previsto dalle disposizioni codicistiche.
Al di là della difesa nel merito e della consapevolezza dei tempi necessari a che un reato si prescriva, conoscere la data di prescrizione della fattispecie per cui si è imputati può far propendere per una scelta processuale che mai avremmo considerato.
Secondo il nostro codice penale, come detto, il tempo necessario a che un delitto si prescriva aumenta in modo direttamente proporzionale alla gravità del reato e all’entità della pena per lo stesso preveduta. Tradizionalmente, una maggiore gravità del reato presuppone una difesa più meticolosa e più ardua.
In questi casi, spesso (e soprattutto laddove non si ritiene di poter esperire una difesa efficace) si preferisce chiudere il processo facendo riferimento a riti alternativi, quali il patteggiamento o all’abbreviato. Gli stessi, tuttavia, a fronte di uno sconto di pena, presuppongono una contrazione dei tempi processuali notevole, che rende quasi impossibile il decorso del tempo necessario a che si raggiunga la prescrizione.
Lo staff di avvocati di Brocardi.it, abituato a questo genere di questioni, può calcolare con esattezza i termini di prescrizione del reato e della pena al fine di valutare, in modo più consapevole, l’opportunità di intraprendere una scelta processuale alla luce dei suoi risvolti temporali, rilevantissimi in materia di prescrizione del reato.
Assistenza legale in merito alla procedibilità, a querela o d'ufficio, di ciascuna fattispecie di reato
Il nostro codice penale non specifica in modo espresso quand’è che un reato è procedibile a querela di parte, esigendo dunque che la persona offesa dal reato faccia espressa richiesta alla Procura della Repubblica competente di punire un determinato fatto. Parimenti, il codice non dà indicazioni sulle fattispecie procedibili d’ufficio, laddove l’inizio del procedimento penale prescinde dalla volontà dell’ipotetico querelante legittimato.
Allo stesso modo, accade spesso che alcuni delitti, tradizionalmente procedibili a querela di parte, divengano procedibili d’ufficio allorché si verifichino determinate circostanze.
Si tratta, peraltro, di fattispecie estremamente frequenti, come la truffa (procedibile a querela di parte in caso di “truffa semplice” e d’ufficio laddove si tratti di truffa aggravata ai sensi del secondo comma dell’art. 640 c.p.); l’appropriazione indebita che, dopo innumerevoli rimaneggiamenti normativi, oggi è procedibile solo a querela di parte; o la diffamazione, anch’essa procedibile a querela di parte.
Allo stesso modo, sebbene l’art. 124 del codice penale specifichi che il diritto di querela può essere esercitato entro tre mesi dalla cognizione della notizia di reato, non è chiaro da quando i predetti te mesi comincino a decorrere e, dunque, quando scade il diritto di proporre querela per ogni fattispecie.
Spesso accade che un soggetto venga a conoscenza della diffusione di dichiarazioni diffamanti sul proprio conto a distanza di molto tempo. In questo caso, conoscere il significato del dettato dell’art. 124 del codice penale consente di comprendere se l’eventuale proposizione di una denuncia querela sarebbe tempestiva.
Parimenti, un soggetto potrebbe venire a conoscenza, per un caso fortuito, di essere stato derubato di una cosa che riteneva smarrita. Anche in questo caso, conoscere i tempi e i modi previsti dall’ordinamento per denunciare un fatto sono essenziali per stabilire l’utilità di un’azione penale.
Gli esperti di Brocardi.it saranno in grado di valutare se c'è ancora margine per richiedere al Pubblico Ministero competente di punire taluno per un reato e, soprattutto, quand’è che occorre necessariamente che ci si esponga in prima persona. Allo stesso modo, gli avvocati di Brocardi.it potranno fornire assistenza in caso di coinvolgimento in un processo, al fine di comprendere se l’azione penale sia stata correttamente incardinata nel caso di reato procedibile d’ufficio oppure, nei casi di procedibilità a querela, se la mancanza della stessa determini il proscioglimento pieno dalla fattispecie contestata.
Chiarimenti legali riguardanti le pene detentive, la sospensione delle stesse e la confisca
Ciascuno di noi può essere imputato in un procedimento penale. In tal caso, è assolutamente normale chiedersi che tipo di pene si rischiano, come vengono decise dal giudice e, soprattutto, se verranno applicate o sospese attraverso il noto istituto della sospensione condizionale di cui all’art. 164 del codice penale.
Nella maggior parte dei casi, il nostro codice penale prevede, per ciascun reato, che il soggetto possa essere condannato ad una pena che viene decisa dal giudice sulla base di una cornice edittale che prevede un minimo e un massimo. In taluni casi il divario tra i predetti valori è notevolissimo: per la ricettazione, ad esempio, la pena va dai due agli otto anni di reclusione; nel caso della bancarotta, addirittura, va dai tre ai dieci anni. In tali casi, occorre necessariamente conoscere i criteri cui il giudice deve far riferimento al fine di decidere il quantitativo di pena da comminare, nell’ambito della cornice edittale prevista per ciascun reato.
Strettamente connesso a tale tema è quello della sospensione condizionale della pena. Nella maggior parte dei casi in cui si è imputati per reati meno gravi (come, ad esempio, il furto e la diffamazione), ci si chiede se la pena che ci verrà comminata potrà essere “condizionalmente sospesa” o, al contrario, ci condurrà in carcere. In questi casi, è indispensabile conoscere il funzionamento dell’art. 163 del codice penale e i presupposti in presenza dei quali la sospensione può essere concessa dal giudice. Spesso, invero, si commette l’errore di ritenere che la predetta sospensione sia automaticamente applicabile se la condanna è inferiore ai due anni di reclusione: in realtà, il meccanismo dell’art. 163 c.p. è molto più complesso e impone la valutazione di numerosi fattori, a volte estremamente tecnici e non indicati dal codice penale e per i quali, dunque, è indispensabile un chiarimento di un professionista.
Come noto, la sospensione condizionale della pena è un beneficio che può essere concesso dal giudice che, nel condannare l’imputato a una pena detentiva pari o inferiore a due anni, può decidere che la stessa venga sospesa.
In questo caso, l’imputato verrebbe “salvato” anche dall’applicazione delle pene accessorie, spesso addirittura peggiori di una pena detentiva breve, tenuto conto che possono avere anche una durata perpetua (si pensi, ad esempio, all’interdizione perpetua dagli uffici direttivi di persone giuridiche).
D’altro canto, ai fini della concessione del beneficio, il giudice deve presumere che “il colpevole si asterrà dal commettere altri reati” (come da previsione dell’art. 164 c.p.) attenendosi a dei criteri che, nel tempo, si sono caratterizzati per un’estrema mutevolezza: incensuratezza del reo, contegno processuale e riparazione del danno.
Altro punctum pruriens correlato alle pene è, di certo, quello connesso alla confisca, prevista dall’art. 240 del codice penale.
La confisca rappresenta una delle misure di sicurezza patrimoniali più aggressive e punitive previste dal nostro ordinamento il cui effetto è, in buona sostanza, quello di “espropriare” il condannato del presunto provento del reato (si pensi, ad esempio, al Pubblico Ufficiale cui viene confiscata una determinata somma che gli è stata consegnata dal suo corruttore).
La stessa, in ogni caso, può affliggere anche l’indagato nella misura in cui il codice di procedura penale prevede che i beni oggetto di confisca possono essere oggetto di sequestro preventivo, anche per equivalente, che si verifica allorché, non essendo stata rintracciata la somma di derivazione delittuosa, viene confiscato il valore della stessa attraverso la sottoposizione a misura cautelare di un bene del valore equivalente.
È proprio in questo ultimo caso che si realizza l’aspetto maggiormente punitivo della misura di sicurezza allorché l’imputato viene privato dei propri beni pur non essendoci la certezza – raggiunta solo con la sentenza definitiva di condanna – che gli stessi siano di derivazione delittuosa.
Il tema su cui si è registrato un forte contrasto giurisprudenziale è quello relativo alla natura della confisca. Pensata, nel codice penale, quale misura di sicurezza e, in quanto tale, applicabile anche a reati commessi anteriormente all’entrata in vigore della disposizione che ammette la confiscabilità del bene provento di quel reato, ci si è a lungo chiesti se una misura così afflittiva non debba, piuttosto, essere considerata alla stregua di una pena e, in quanto tale, irretroattiva.
Ebbene, gli ultimi arresti giurisprudenziali sono approdati proprio a questa ultima conclusione in riferimento alla confisca per equivalente, che prevede la sottrazione dei beni all’indagato anche quando non vi sia una diretta derivazione degli stessi dalla commissione del reato.
La redazione giuridica di Brocardi.it può fornire concretamente un aiuto nel risolvere tutti i dubbi in materia di rischi subordinati al coinvolgimento in un procedimento penale, con specifico riferimento all’entità e alla natura delle pene che potrebbero essere applicate.
Parimenti, l'assistenza degli avvocati di Brocardi.it consentirà di capire quando l’applicazione della confisca appare legittima e, soprattutto, se, nella sua applicazione, siano stati rispettati i limiti della normativa vigente anche nella fase cautelare del sequestro.
Parere legale con riferimento al reato di sostituzione di persona nella moderna società "digitale"
Le modalità di utilizzo dei social network vengono spesso sottovalutate e, per questo, sovente possono essere commessi molti reati.
Un esempio tipico è il reato di sostituzione di persona.
Proprio per questo, negli ultimi tempi, la giurisprudenza si è soffermata spesso sul tema, arrivando a ritenere il predetto reato sussistente anche laddove ci si sostituisca ad una persona immaginaria o, addirittura, ad una persona determinata, pur “nascondendosi” dietro un nickname di fantasia.
In questi casi, è importante comprendere che il reato in questione si configura laddove le intenzioni del soggetto siano state quelle di cagionare un danno o di procurare, a sé o ad altri, un vantaggio.
Lo staff di avvocati di Brocardi.it può concretamente aiutare a comprendere i limiti entro i quali è doveroso mantenersi per evitare di commettere il reato di sostituzione di persona. Allo stesso modo, sarà fondamentale l'assistenza del team di Brocardi.it per capire quando si è vittime di una condotta ipoteticamente sussumibile nell’alveo della fattispecie in questione.
Risposta a quesiti legali con riguardo all’esercizio abusivo di una professione
Appellativi come “dottore”, “avvocato”, “ingegnere” e “architetto” sono molto frequenti nella vita di ogni giorno. Spesso, sottovalutando la questione, siamo noi stessi ad attribuirci delle qualifiche e/o professioni mai rivestite.
Eppure, la disciplina penalistica oggi vigente tutela in modo particolare le professioni per il cui esercizio è necessario superare specifici concorsi abilitativi, attraverso il reato di cui all’art. 348 del codice penale.
Lo stesso, invero, fa divieto a chiunque di esercitare una professione in mancanza del raggiungimento dei presupposti fissati dalla legge.
D’altra parte, autodefinirsi avvocato o commercialista non è sufficiente ad integrare il reato in questione atteso che, a tal fine, occorre porre in essere una condotta ben più pregnante che, di fatto, corrisponda all’attività tipica del mestiere che si millanta.
Gli esperti di Brocardi.it possono fornire assistenza legale sul reato di esercizio abusivo della professione, chiarendone le modalità commissive e, soprattutto, gli elementi costitutivi più delicati relativi all’attività che deve essere concretamente svolta per commettere il reato.
Assistenza legale per il caso di guida in stato d’ebbrezza
Le statistiche degli ultimi anni indicano un aumento esponenziale dei procedimenti penali per guida in stato d’ebbrezza.
Le conseguenze del reato in questione, apparentemente poco gravi, sono tuttavia notevoli.
Oltre alla sospensione della patente, invero, l’art. 186 del Codice della Strada prevede anche la confisca del mezzo guidato sotto l’influenza di alcool e pene non trascurabili.
Nel caso di sottoposizione a procedimento penale per tale fattispecie, è bene rilevare che la strada più indolore potrebbe rivelarsi quella della sospensione del procedimento con messa alla prova (art. 168 bis c.p.) oppure la conversione della pena detentiva in lavori di pubblica utilità, come previsto dal Codice della Strada. In tale ultimo caso, si eviterebbe persino la confisca del veicolo.
Gli avvocati di Brocarti.it sono in grado di sciogliere ogni dubbio in relazione agli scenari susseguenti ad un’incriminazione per il reato di cui all’art. 186 del Codice della Strada e la strada da seguire nell’ambito del procedimento penale.
Soluzioni legali degli avvocati di Brocardi.it con riguardo ai reati contro la Pubblica Amministrazione
È inevitabile che, nel corso della vita di ciascuno, si debba entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione e si debba fronteggiare la complessa e macchinosa burocrazia italiana.
A causa degli ultimi eventi criminosi dalla forte risonanza mediatica, ciascuna Procura della Repubblica Italiana ha attenzionato in modo particolare le condotte di ciascun cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione, e viceversa.
In tale contesto, bisogna riconoscere quali sono i limiti da tenere nei rapporti coi Pubblici Ufficiali e con gli incaricati di un Pubblico Servizio e quali, invece, sono i limiti che questi ultimi soggetti è bene che non travalichino nei rapporti col privato cittadino.
In tale contesto, può una regalia qualsiasi (es. un orologio) essere interpretato come un’offerta corruttiva? Una minaccia – più o meno velata – dall’impiegato comunale che rifiuta di fare il suo lavoro, mettendoci nelle condizioni di sottostare ai suoi voleri, può integrare la fattispecie di concussione?
Il team di Brocardi.it può fornire una specifica assistenza legale in merito alla ipotetica rilevanza penale delle condotte dei Pubblici Ufficiali e degli Incaricati di un Pubblico Servizio, aiutando a discernere le condotte costituenti reato dalla semplice incompetenza dei funzionari pubblici. Allo stesso modo, una consapevolezza approfondita di taluni aspetti dei reati contro la Pubblica Amministrazione può essere una utilissima bussola per orientare la condotta da tenere nei confronti dei soggetti pubblici.
Assistenza giuridica in materia di "stalking"
L’introduzione del reato di atti persecutori nel nostro ordinamento ha fatto seguito all’esigenza, sentita da molti, di sentirsi tutelati difronte alle più disparate condotte moleste.
Spesso, però, si confonde il reato di cui all’art. 612 bis c.p. con atteggiamenti che, sebbene fastidiosi, non posseggono la necessaria carica di pericolo, indispensabile per la sussistenza del reato.
E infatti, ai fini della sussistenza del reato di stalking, è necessario che le persecuzioni poste in essere dal soggetto agente siano tali da provocare non solo uno stato di ansia nel soggetto offeso, ma soprattutto è necessario che tale stato di alterazione induca a modificare le proprie abitudini, stravolgendo in maniera preponderante la routine quotidiana.
Gli Avvocati di Brocardi.it sono in grado di fornire assistenza legale specifica sul reato di atti persecutori finalizzata a meglio comprendere la fattispecie penale e a capire quali sono le condotte costituenti reato e quali, invece, possono essere ricomprese in altre fattispecie, come quella di minaccia.
Chiarimenti legali con riferimento alla fattispecie di "mobbing": quando è configurabile?
Spesso si parla di mobbing, con ciò identificando quella specifica condizione di disagio avvertita sul luogo di lavoro a danno di un soggetto determinato e cagionata da colleghi e/o dal proprio capo.
Erroneamente, si parla di mobbing come di una fattispecie di reato determinata senza sapere che, in realtà, nel nostro ordinamento non esiste uno specifico delitto rubricato in tal modo.
La fattispecie in esame, invero, è stata coniata dalla giurisprudenza di legittimità sulla base del dettato dell’articolo 572 del codice penale che punisce i maltrattamenti contro familiari e conviventi.
Detto in termini semplici, la giurisprudenza ha ritenuto che una lettura coerente dell’articolo in esame potesse ricomprendere anche i maltrattamenti che pone in essere il datore di lavoro nei confronti del suo dipendente.
Devono però esservi dei requisiti ben specifici affinché una qualsivoglia condotta del datore di lavoro possa essere ritenuta “mobbizzante” come, ad esempio, un rapporto lavorativo che possa essere definito di natura “para-familiare” per le intense relazioni che si creano sul luogo di lavoro.
Lo staff di Brocardi.it può individuare le condotte realmente "mobbizzanti" e fornire adeguate indicazioni in merito alla sussumibilità nell’alveo della condotta di cui all’art. 572 c.p. delle più disparate condotte di colleghi e capi.
Consulenza giuridica dello staff di Brocardi.it riguardo all’adescamento di minorenne e alla pedopornografia
Le "dating app" sono una realtà diffusissima. Le stesse, pur consentendoci di intrattenere rapporti con molte persone, allo stesso modo non ci forniscono mai la certezza che il nostro interlocutore sia maggiorenne. Ciò, soprattutto, a causa della scarsa efficacia dei controlli utilizzati dall’applicazione stessa nello "screening" dell’età degli utilizzatori.
Per questa ragione, occorre fare molta prudenza quando si utilizzano tali strumenti e occorre essere particolarmente oculati con l’interlocutore di turno, allorché si abbia fondato timore di ritenere che si tratti di un minorenne.
Il nostro sistema penale, invero, punisce con pene gravissime chiunque commetta condotte volte ad adescare un minorenne e a raccogliere materiale pedopornografico.
L’adescamento, nello specifico, può essere rappresentato da qualsiasi condotta, anche apparentemente innocua, volta a carpire la fiducia del minorenne. Ciò, soprattutto, laddove tale condotta sia finalizzata allo scambio di materiale pornografico che, secondo la giurisprudenza maggioritaria, non deve corrispondere necessariamente a foto di nudi bastando, semplicemente la trasmissione di foto che ritraggono il minore in pose leziose o provocanti.
Il team di Brocardi.it può fornire indicazioni utili per orientarsi in un sistema delittuoso molto complesso da comprendere e in cui, al giorno d’oggi, è davvero facile imbattersi.
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C.A., 8 ottobre 2024
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La pena, contrariamente rispetto a quella che era la concezione tradizionale del diritto penale, attualmente non riveste più un ruolo solamente repressivo, dissuasivo e punitivo, ma anche rieducativo. Questo concetto verrà espresso chiaramente nel 1948, al momento della promulgazione del testo costituzionale, che all'art. 27 prevede espressamente che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
Per questo, negli anni, il codice Rocco, pur sostanzialmente immutato nei suoi principi fondamentali, ha subito una revisione sostanziale ad opera del diritto vivente, facendo riferimento con tale termine al lavoro della giurisprudenza di legittimità, che si è adoperata per interpretare le disposizioni del codice penale alla luce dei principi costituzionali.
Di certo, la fonte principale (ed essenziale) del diritto penale è rappresentata dal codice penale.
Qui di seguito vengono esposti succintamente alcuni casi particolarmente emblematici o di frequente accadimento, utili in molti casi per trovare già alcune risposte preliminari ai propri problemi.
I tempi della giustizia, si sa, sono lunghi e tortuosi e, in molti casi, la prescrizione rappresenta un elemento importante da conoscere, non solo per comprendere il pericolo che si corre nel corso del procedimento penale ma anche, e soprattutto, per meglio gestire le scelte processuali.
Il nostro codice penale non specifica in modo espresso quand’è che un reato è procedibile a querela di parte, esigendo dunque che la persona offesa dal reato faccia espressa richiesta alla Procura della Repubblica competente di punire un determinato fatto. Parimenti, il codice non dà indicazioni sulle fattispecie procedibili d’ufficio, laddove l’inizio del procedimento penale prescinde dalla volontà dell’ipotetico querelante legittimato.
Ciascuno di noi può essere imputato in un procedimento penale. In tal caso, è assolutamente normale chiedersi che tipo di pene si rischiano, come vengono decise dal giudice e, soprattutto, se verranno applicate o sospese attraverso il noto istituto della sospensione condizionale di cui all’art. 164 del codice penale.
Le modalità di utilizzo dei social network vengono spesso sottovalutate e, per questo, sovente possono essere commessi molti reati.
Appellativi come “dottore”, “avvocato”, “ingegnere” e “architetto” sono molto frequenti nella vita di ogni giorno. Spesso, sottovalutando la questione, siamo noi stessi ad attribuirci delle qualifiche e/o professioni mai rivestite.
Le statistiche degli ultimi anni indicano un aumento esponenziale dei procedimenti penali per guida in stato d’ebbrezza.
È inevitabile che, nel corso della vita di ciascuno, si debba entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione e si debba fronteggiare la complessa e macchinosa burocrazia italiana.
L’introduzione del reato di atti persecutori nel nostro ordinamento ha fatto seguito all’esigenza, sentita da molti, di sentirsi tutelati difronte alle più disparate condotte moleste.
Spesso si parla di mobbing, con ciò identificando quella specifica condizione di disagio avvertita sul luogo di lavoro a danno di un soggetto determinato e cagionata da colleghi e/o dal proprio capo.
Le "dating app" sono una realtà diffusissima. Le stesse, pur consentendoci di intrattenere rapporti con molte persone, allo stesso modo non ci forniscono mai la certezza che il nostro interlocutore sia maggiorenne. Ciò, soprattutto, a causa della scarsa efficacia dei controlli utilizzati dall’applicazione stessa nello "screening" dell’età degli utilizzatori.
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