Con la sentenza n. 14209/2023, la Cassazione si è pronunciata sul problema dei
rumori notturni e sulla
responsabilità del
Comune.
Ma procediamo con ordine.
Una coppia di coniugi citava in giudizio un Comune a causa dei rumori, considerati intollerabili, causati dai frequentatori dei locali situati nelle vicinanze della loro abitazione. Ciò avveniva in particolare durante il fine settimana.
Infatti, secondo i due privati cittadini, il Comune doveva considerarsi responsabile di tale situazione (in quanto avrebbe dovuto impedire i rumori molesti).
La norma di riferimento è l'
art. 844 del c.c., che vieta le cosiddette
immissioni, cioè tutte quelle propagazioni, compresi i rumori, provenienti dalla proprietà di una persona.
Va precisato che non tutte quelle che il codice civile chiama immissioni sono vietate, ma solo quelle che superano la "normale tollerabilità" (che chiaramente deve essere accertata da un giudice).
Tornando al nostro caso, il Tribunale accoglieva le richieste dei coniugi e condannava il Comune a far cessare le immissioni di rumore, ovvero a mettere in atto tutti gli accorgimenti necessari per riportare alla normale tollerabilità le immissioni stesse.
In particolare, secondo il giudice di
primo grado, il Comune avrebbe dovuto organizzare un servizio di
vigilanza per tutte le sere dal giovedì alla domenica nei mesi di maggio ad ottobre, utilizzando a tale scopo gli agenti comunali.
La
polizia locale, dunque, avrebbe dovuto occuparsi di far allontanare i clienti che si attardavano fuori dai locali entro la mezz'ora successiva all'orario di chiusura.
Il Comune proponeva
appello, e la Corte d'Appello ribaltava la decisione del Tribunale.
In particolare, secondo i giudici di secondo grado, per dimostrare la responsabilità del Comune era necessaria una precisa norma di legge che obbligasse il Comune a controllare l'utilizzo della strada per evitare schiamazzi notturni.
Nello specifico, la Suprema Corte affermava, in sostanza, che i privati possono agire in giudizio anche nei confronti della
pubblica amministrazione, se ritengano che siano stati violati non solo il loro
diritto alla salute, ma anche il
diritto alla vita familiare e il
diritto di proprietà.
La lesione di questi diritti può derivare, appunto, anche dalle immissioni intollerabili di rumore provenienti da un'area pubblica.
In tali casi, secondo la Cassazione, la Pubblica Amministrazione - nel caso di specie
il Comune - è responsabile dei danni causati dai rumori molesti, proprio perché obbligata a rispettare sia le norme tecniche sia i doveri di diligenza e prudenza, come previsto dagli artt.
2043 e seguenti del codice civile.