AUTORE:
Michele Orrù
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Università degli Studi di Cagliari
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il rischio consentito legato alla circolazione stradale è il prezzo da pagare per la velocizzazione della nostra società. Essa è ormai diventata un elemento costante della nostra quotidianità, oramai da essa inscindibile. In quanto tale, il diritto penale ha il dovere e l’obbligo di porre dei paletti, al fine generalprevenivo di educare ed orientare il comportamento della società, punendo quelle condotte che pongano in pericolo l’incolumità sociale ed individuale. Su queste premesse si basa la legge costituente il nuovo reato di omicidio stradale, emanata con L. n. 41/2016, che ha dato vita al nuovo art. 589 bis del c.p.. Con atteggiamento critico si analizzerà in questo lavoro di tesi l’evoluzione legale volta alla prevenzione e punizione delle condotte di guida in spregio al bene vita, le modifiche rispetto alle vecchie discipline e le principali diatribe in merito al riconoscimento dell’elemento soggettivo in capo al soggetto che, guidando senza rispetto delle normali regole cautelari, causi un incidente mortale. Numerosi sono stati, infatti, i casi riportati dalla cronaca di condotte di guida, connotate da immane sconsideratezza e spericolatezza, che hanno portato al tragico epilogo della morte di soggetti totalmente estranei al fatto che, nel normale adempimento della loro routine quotidiana, sono rimasti vittima di incidenti fatali.
Due omicidi colposi su tre, in Italia, derivano da ruote ed asfalto. I numeri hanno diviso in due l’opinione pubblica tra chi, stanco dell’ennesimo telo bianco sul ciglio della carreggiata e proponendo sanzioni più dure per i colpevoli, ha invocato la “certezza della pena” e chi invece, in un solido slancio garantista, ha ricordato la necessità di proporzione tra pena e circostanze dell’evento. I mass media hanno sicuramente svolto un importante ruolo nel nutrire il moto popolare contro le condotte di guida spericolate, spesso enfatizzando la figura del conducente resosi autore dell’incidente mortale al di là di un reale approfondimento sulla sua adesione all’evento, sulla sua personalità, sulla sua reale condotta.
Proprio su queste premesse è stata volontaria la mia scelta di dare ai principi di proporzionalità e uguaglianza un ruolo di sottofondo all’intera esposizione, poiché in materia penale, laddove si dibatte sulla libertà dell’individuo, essi hanno un ruolo centrale al fine di mantenere una coerenza del sistema punitivo che mantenga parametri di razionalità, in ottica di prevenzione generale e speciale, senza sforare nella mera retribuzione per il male commesso, che sarebbe un evidente passo indietro del sistema punitivo in primis, ma per il senso di umanità in generale. Centrale, inoltre, mi è parso il sottolineare quali saranno le reali differenze, al di là dei limiti edittali, tra l’abrogato omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale di cui all’art. 589 del c.p., secondo e terzo comma, e il neonato omicidio stradale ex art. 589 bis del c.p., laddove è fondamentale tratteggiare i confini tra reale innovazione e necessaria consequenzialità tra vecchio e nuovo.
Si tratterà, infine, della necessaria valutazione dell’elemento psicologico del conducente, sobrio, ebbro od ubriaco. In tema sarà necessario rifuggire dalla tentazione di chi, scevro di studi giurisprudenziali, faccia ricadere dalla mera volontà di lesione della regola cautelare che vieta di guidare in stato di alterazione, un dolus in re ipsa contrario al principio di colpevolezza, distinguendo i casi in cui, nell’eterna lotta tra dolo eventuale e colpa cosciente, possa esser riconosciuta la volontà del soggetto agente.
Due omicidi colposi su tre, in Italia, derivano da ruote ed asfalto. I numeri hanno diviso in due l’opinione pubblica tra chi, stanco dell’ennesimo telo bianco sul ciglio della carreggiata e proponendo sanzioni più dure per i colpevoli, ha invocato la “certezza della pena” e chi invece, in un solido slancio garantista, ha ricordato la necessità di proporzione tra pena e circostanze dell’evento. I mass media hanno sicuramente svolto un importante ruolo nel nutrire il moto popolare contro le condotte di guida spericolate, spesso enfatizzando la figura del conducente resosi autore dell’incidente mortale al di là di un reale approfondimento sulla sua adesione all’evento, sulla sua personalità, sulla sua reale condotta.
Proprio su queste premesse è stata volontaria la mia scelta di dare ai principi di proporzionalità e uguaglianza un ruolo di sottofondo all’intera esposizione, poiché in materia penale, laddove si dibatte sulla libertà dell’individuo, essi hanno un ruolo centrale al fine di mantenere una coerenza del sistema punitivo che mantenga parametri di razionalità, in ottica di prevenzione generale e speciale, senza sforare nella mera retribuzione per il male commesso, che sarebbe un evidente passo indietro del sistema punitivo in primis, ma per il senso di umanità in generale. Centrale, inoltre, mi è parso il sottolineare quali saranno le reali differenze, al di là dei limiti edittali, tra l’abrogato omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale di cui all’art. 589 del c.p., secondo e terzo comma, e il neonato omicidio stradale ex art. 589 bis del c.p., laddove è fondamentale tratteggiare i confini tra reale innovazione e necessaria consequenzialità tra vecchio e nuovo.
Si tratterà, infine, della necessaria valutazione dell’elemento psicologico del conducente, sobrio, ebbro od ubriaco. In tema sarà necessario rifuggire dalla tentazione di chi, scevro di studi giurisprudenziali, faccia ricadere dalla mera volontà di lesione della regola cautelare che vieta di guidare in stato di alterazione, un dolus in re ipsa contrario al principio di colpevolezza, distinguendo i casi in cui, nell’eterna lotta tra dolo eventuale e colpa cosciente, possa esser riconosciuta la volontà del soggetto agente.