AUTORE:
Lorenzo Tani
ANNO ACCADEMICO: 2023
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Bologna
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente lavoro ha ad oggetto l’analisi del delitto di diffamazione previsto dall’art. 595 del c.p. quando viene commesso all’interno del ciberspazio. Tale reato tutela un bene giuridico da sempre ritenuto rilevante all’interno della società, ossia l’onore.
Tuttavia, nel corso del tempo, le modalità commissive del delitto hanno subito rilevanti modificazioni, in particolare alla luce della c.d. rivoluzione tecnologica, la quale ha permesso agli individui di comunicare e di svolgere numerose attività avvalendosi di strumenti telematici e informatici.
Pertanto, il delitto di diffamazione, oggi, viene comunemente ricondotto nella categoria dei reati eventualmente informatici, che si caratterizzano per la funzione essenziale svolta dallo strumento informatico ai fini dell’attuazione della condotta criminosa. Tuttavia, a fronte di tale fenomeno, il legislatore non ha ritenuto di dover apportare delle modifiche alla normativa penalistica; pertanto, costituisce oggetto di interesse comprendere come la fattispecie prevista dall’art. 595 c.p. possa applicarsi alle condotte, lesive dell’onore, verificatesi online.
A tal fine, il primo capitolo è dedicato all’analisi degli elementi costitutivi della fattispecie, alle cause di giustificazione comuni e alle cause speciali di non punibilità, al fine di fornire un quadro generale del delitto.
Proseguendo, il secondo capitolo è dedicato all’esame dei profili sostanziali del reato quando esso viene commesso all’interno del ciberspazio. In particolare, verranno esaminate le problematiche connesse alle peculiari modalità di attuazione della condotta criminosa, riportando i maggiori orientamenti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a delineare i profili di una questione che ancora oggi pone agli operatori dubbi interpretativi alla luce della continua evoluzione che caratterizza il ciberspazio e la sua morfologia.
Inoltre, quando si verifica una condotta lesiva della reputazione online, vi sono difficoltà di natura processuale e probatoria.
Il terzo capitolo si pone perciò l’obiettivo di esaminare le questioni probatorie relative alla corretta individuazione del soggetto autore della pubblicazione offensiva e al contenuto della stessa.
Infine, la trattazione si chiude affrontando il tema della produzione della prova dell’avvenuta condotta criminosa, la quale frequentemente è situata all’interno di una pagina web. Pertanto, l’ultimo capitolo ha ad oggetto la pagina web quale prova nel processo penale, analizzandone le caratteristiche in qualità di prova digitale ed esaminando le questioni relative al suo ingresso in sede processuale tra standard tecnici e norme procedurali.
Tuttavia, nel corso del tempo, le modalità commissive del delitto hanno subito rilevanti modificazioni, in particolare alla luce della c.d. rivoluzione tecnologica, la quale ha permesso agli individui di comunicare e di svolgere numerose attività avvalendosi di strumenti telematici e informatici.
Pertanto, il delitto di diffamazione, oggi, viene comunemente ricondotto nella categoria dei reati eventualmente informatici, che si caratterizzano per la funzione essenziale svolta dallo strumento informatico ai fini dell’attuazione della condotta criminosa. Tuttavia, a fronte di tale fenomeno, il legislatore non ha ritenuto di dover apportare delle modifiche alla normativa penalistica; pertanto, costituisce oggetto di interesse comprendere come la fattispecie prevista dall’art. 595 c.p. possa applicarsi alle condotte, lesive dell’onore, verificatesi online.
A tal fine, il primo capitolo è dedicato all’analisi degli elementi costitutivi della fattispecie, alle cause di giustificazione comuni e alle cause speciali di non punibilità, al fine di fornire un quadro generale del delitto.
Proseguendo, il secondo capitolo è dedicato all’esame dei profili sostanziali del reato quando esso viene commesso all’interno del ciberspazio. In particolare, verranno esaminate le problematiche connesse alle peculiari modalità di attuazione della condotta criminosa, riportando i maggiori orientamenti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a delineare i profili di una questione che ancora oggi pone agli operatori dubbi interpretativi alla luce della continua evoluzione che caratterizza il ciberspazio e la sua morfologia.
Inoltre, quando si verifica una condotta lesiva della reputazione online, vi sono difficoltà di natura processuale e probatoria.
Il terzo capitolo si pone perciò l’obiettivo di esaminare le questioni probatorie relative alla corretta individuazione del soggetto autore della pubblicazione offensiva e al contenuto della stessa.
Infine, la trattazione si chiude affrontando il tema della produzione della prova dell’avvenuta condotta criminosa, la quale frequentemente è situata all’interno di una pagina web. Pertanto, l’ultimo capitolo ha ad oggetto la pagina web quale prova nel processo penale, analizzandone le caratteristiche in qualità di prova digitale ed esaminando le questioni relative al suo ingresso in sede processuale tra standard tecnici e norme procedurali.