O, almeno, questa è la speranza di molti: speranza che troppo spesso si infrange contro la maleducazione, o anche solo la superficialità, dei vicini di casa (soprattutto se abitiamo in condominio), che - incuranti del fatto che sia domenica e che di solito questo è il giorno dedicato al relax - producono i più svariati e molesti rumori (ad esempio, ascoltare musica ad alto volume, o addirittura mettersi a fare lavori domestici che richiedono magari l’uso di un martello).
È capitato un po’ a tutti, almeno una volta nella vita.
Ma come possiamo difenderci? La legge ci tutela in qualche modo?
Procediamo con ordine.
Da un punto di vista civilistico, quindi delle norme che regolano i rapporti tra privati cittadini, la norma di riferimento è quella dell’art. 844 del c.c., che disciplina le cc.dd. immissioni.
Cosa sono le immissioni?
Il codice civile le definisce come “le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino”.
La regola generale è che le immissioni non possono essere impedite. La ragione è facilmente intuibile: si tratta di accadimenti normali nella vita di tutti i giorni, e sarebbe irrazionale imporre silenzio assoluto, assenza totale di odori, ecc.
C’è, però, un limite, stabilito dallo stesso art. 844 c.c.: le immissioni diventano illecite se superano la “normale tollerabilità”, che va valutata, tra l'altro, anche con riguardo alla condizione dei luoghi.
Da ciò si ricavano alcune importanti considerazioni.
La normale tollerabilità (che, se rispettata, rende perfettamente lecite e consentite le immissioni, e quindi anche i rumori) non è un concetto assoluto, non risponde a criteri fissi e prestabiliti: al contrario, essa va stabilita caso per caso.
Ovviamente, se si arriva a una controversia in giudizio, sarà il giudice a compiere questo tipo di valutazione.
Come si valuta la normale tollerabilità?
Dovendo essere effettuata caso per caso, la valutazione della normale tollerabilità dovrà tenere conto di una serie di circostanze ed elementi del singolo caso concreto.
Come ha chiarito la Corte di Cassazione (Sez. II Civile, sentenza n. 28201 del 5 novembre 2018), “il limite di tollerabilità delle immissioni rumorose non è mai assoluto, ma relativo alla situazione ambientale, variabile da luogo a luogo, secondo le caratteristiche della zona e le abitudini degli abitanti, e non può prescindere dalla rumorosità di fondo, ossia dalla fascia rumorosa costante, sulla quale vengono ad innestarsi i rumori denunciati come immissioni abnormi (cd. criterio comparativo), sicché la valutazione diretta a stabilire se i rumori restino compresi o meno nei limiti della norma deve essere riferita, da un lato, alla sensibilità dell'uomo medio e, dall'altro, alla situazione locale, appropriatamente e globalmente considerata”.
Da ciò possiamo quindi dedurre, ad esempio, e per tornare alla nostra domanda iniziale, che un rumore molesto potrà avere un impatto maggiore la domenica mattina presto, quando la maggior parte delle persone non è al lavoro ma in casa, sta presumibilmente dormendo o si aspetta di riposare, è c’è sicuramente più “silenzio di fondo” che “rumore di fondo”.
Quindi, nella prospettiva di un contenzioso con i vicini chiassosi, il giudice, per valutare la normale tollerabilità dei rumori, ben potrà tenere conto, tra gli altri elementi, dell’orario e del giorno in cui i suoni fastidiosi vengono prodotti.
Il ruolo del regolamento di condominio
Parlando, poi, di rapporti di vicinato, è inevitabile pensare al condominio, che è il luogo in cui più facilmente si propagano i rumori molesti, proprio per la contiguità delle abitazioni.
Una buona idea, quindi, potrebbe essere quella di consultare il regolamento condominiale.
Infatti i regolamenti di condominio potrebbero proibire di fare rumore in alcuni specifici giorni e orari (come appunto la domenica mattina), vietando magari specifiche attività (ad esempio, usare la lavatrice o altri elettrodomestici notoriamente molesti come l’aspirapolvere).
Come difendersi dai vicini che ci affliggono con i loro rumori molesti?
Da un punto di vista civilistico, se non si riesce a ricondurre al buonsenso i vicini rumorosi usando le buone maniere, si può inviare una diffida - magari tramite un legale - per ottenere la cessazione del disturbo.
Se neanche questo tentativo produce effetto, sarà inevitabile rivolgersi - con un avvocato - al tribunale.
Cosa si può chiedere al giudice?
Le misure che possiamo chiedere sono sostanzialmente di due tipi:
- l’inibitoria, ovvero l’ordine di cessazione della condotta rumorosa, se necessario anche in via cautelare, ossia d’urgenza;
- il risarcimento del danno.
Posso denunciare il vicino per i rumori molesti?
Oltre al procedimento civile, in alcuni casi sarà possibile che il responsabile dei rumori molesti subisca anche un procedimento penale.
La norma di riferimento è l’art. 659 del c.p., che prevede il reato di “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone”.
Si tratta di una contravvenzione, punita con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 309.
Il reato in questione viene commesso quando qualcuno disturba le occupazioni o il riposo delle persone; ciò può avvenire con diverse modalità:
- mediante schiamazzi o rumori;
- abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche;
- suscitando o non impedendo strepiti di animali.
Questo tipo di comportamenti, per costituire reato, deve essere in grado di disturbare un numero indeterminato di individui (come ha chiarito la Cassazione, Sez. III Penale, sentenza n. 8351 del 25 febbraio 2015).
Attenzione, quindi: svegliare i vicini la domenica mattina con rumori molesti non è solo incivile e poco rispettoso, ma può essere fonte di condanna al risarcimento del danno e sfociare addirittura in una denuncia penale.