AUTORE:
Serena Candiloro
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Milano
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Questa trattazione si propone di offrire una sintetica disamina sul rapporto che sussiste tra infedeltà coniugale e responsabilità civile, istituti che occupano, fin dai primi anni successivi alla grande Riforma del diritto di famiglia del 1975, un posto privilegiato nel dibattito tra studiosi e pratici del diritto.
L’indagine fulcro dell’intera ricerca si concentra sul particolare rapporto che sussiste tra la violazione dello specifico dovere di fedeltà, legislativamente previsto dall’art. 143 del c.c., e le conseguenze pratiche che il coniuge fedifrago deve sopportare dal punto di vista giuridico, in una continua dicotomia tra l’istituto dell’addebito in sede di separazione – da sempre, sanzione tipica che il diritto di famiglia riconduce alla parte giudizialmente accusata di aver provocato l’irreparabile crisi della rottura del vincolo coniugale - e l’eventuale richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale sofferto dalla vittima, in un contesto ove dottrina e giurisprudenza non arrivano mai ad assumere posizioni univoche.
L’analisi del rapporto tra gli istituti giuridici, che danno il titolo allo studio condotto in questa sede, prosegue ad indagare nel dettaglio la relazione che sussiste tra infedeltà e risarcimento del danno, sotto lo specifico profilo degli elementi di diritto sostanziale.
Sulla scia della privatizzazione delle relazioni familiari e della conseguente affermazione dell’autonomia del singolo - fenomeno emerso nei primi anni del ventunesimo secolo – nonché con il tramonto dell’immunità della famiglia rispetto al diritto comune, la figura tipica dell’illecito endo-familiare inizia a delinearsi in via definitiva, grazie all’azione congiunta di dottrina e giurisprudenza.
L’indagine fulcro dell’intera ricerca si concentra sul particolare rapporto che sussiste tra la violazione dello specifico dovere di fedeltà, legislativamente previsto dall’art. 143 del c.c., e le conseguenze pratiche che il coniuge fedifrago deve sopportare dal punto di vista giuridico, in una continua dicotomia tra l’istituto dell’addebito in sede di separazione – da sempre, sanzione tipica che il diritto di famiglia riconduce alla parte giudizialmente accusata di aver provocato l’irreparabile crisi della rottura del vincolo coniugale - e l’eventuale richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale sofferto dalla vittima, in un contesto ove dottrina e giurisprudenza non arrivano mai ad assumere posizioni univoche.
L’analisi del rapporto tra gli istituti giuridici, che danno il titolo allo studio condotto in questa sede, prosegue ad indagare nel dettaglio la relazione che sussiste tra infedeltà e risarcimento del danno, sotto lo specifico profilo degli elementi di diritto sostanziale.
Sulla scia della privatizzazione delle relazioni familiari e della conseguente affermazione dell’autonomia del singolo - fenomeno emerso nei primi anni del ventunesimo secolo – nonché con il tramonto dell’immunità della famiglia rispetto al diritto comune, la figura tipica dell’illecito endo-familiare inizia a delinearsi in via definitiva, grazie all’azione congiunta di dottrina e giurisprudenza.