AUTORE:
Federica Audagnotto
ANNO ACCADEMICO: 2018
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Torino
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il lavoro si propone di analizzare la pretesa soggettiva di morire, derivante da malattie gravi e incurabili, e come tale pretesa, qualificabile come diritto, si inserisce e coordina nella disciplina penale sostanziale. L'analisi trova il suo punto di origine nel Codice Zanardelli, cui è succeduto il Codice Rocco, il quale deve essere interpretato alla luce dei principi costituzionali; si prendono in esame le importanti innovazioni portate dalla Legge n. 219 del 2017, la quale positivizza a livello normativo delle regole che erano già state individuate a livello giurisprudenziale italiano, anche attraverso il riferimento a giurisprudenza europea e a principi stabiliti in convenzioni internazionali ed europee. Attraverso la ricostruzione di tale quadro normativo e giurisprudenziale, si studia l'evoluzione del "diritto di morire": in che modo sono state qualificate le condotte poste in essere da soggetti che, di fatto, hanno determinato la morte di chi ne faceva richiesta, ovvero ne hanno agevolato in qualche modo l'esecuzione, prendendo in analisi i casi noti. Tra questi, il caso più recente e più determinante nella consacrazione di un vero e proprio diritto di morire è stato quello di Fabiano Antoniani, per cui si è avviato un procedimento penale a carico di Marco Cappato, accusato del reato di cui all'art. 580 del c.p.. Tale procedimento è stato sospeso per la questione di costituzionalità sollevata dinanzi al giudice delle leggi, il quale, ha, a sua volta, sospeso la decisione, demandando al legislatore di coprire l'evidente vulnus normativo relativo a quelle situazioni, particolarmente delicate, in cui si chiede di morire dignitosamente.