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Diritto processuale penale -

Il captatore informatico e la ricerca della prova nel processo penale

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2020
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Udine
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente elaborato indaga la tematica dell’utilizzo del captatore informatico quale strumento di ricerca della prova nel processo penale. La trattazione si concentra, anzitutto, sulle ragioni che hanno determinato gli organi inquirenti a ricorrere a uno strumento tanto potente quanto invasivo e sul quadro costituzionale italiano, al fine di valutare l’eventuale idoneità delle tutele predisposte dalla Costituzione. L’obiettivo è quello di fornire un’analisi critica dell’attuale quadro normativo, che risulta inadeguato a offrire una tutela sufficiente ai diritti fondamentali compressi nell’esercizio delle attività d’indagine svolte per mezzo del captatore. L’elaborato esamina le origini del dibattito sul trojan horse nel panorama giurisprudenziale e dottrinale italiano, studiando approfonditamente la sentenza “Scurato” delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Ripercorre, dunque, l’insoddisfacente percorso di riforma condotto dal legislatore negli anni successivi a quest’ultima decisione, analizzando, non senza una vena critica, l’evoluzione normativa dell’istituto. L’elaborato prosegue, poi, con una disamina delle funzionalità atipiche del captatore informatico alle quali si fa maggiormente ricorso nella prassi, escludendone la legittimità sulla base dell’attuale quadro normativo. Le proposte concernenti le possibili linee di una futura disciplina riguardano, anzitutto, il riconoscimento di un nuovo diritto fondamentale, ossia il diritto al domicilio “virtuale”, e la previsione della duplice riserva di legge e di giurisdizione per consentirne una limitazione legittima. Inoltre, si ritiene opportuna la previsione di una normativa dettagliata, che disciplini i casi e i modi di utilizzo del captatore informatico nello svolgimento delle attività di indagine da parte delle Procure. La trattazione si conclude, infine, con alcune considerazioni sulla c.d. third-party doctrine, interessante orientamento della Suprema Corte degli Stati Uniti d’America, che potrebbe rappresentare la nuova frontiera delle questioni attinenti alla tutela del diritto alla riservatezza anche nell’ordinamento italiano.

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