L’operazione è stata realizzata a seguito di un'ampia indagine condotta dalla Procura di Cosenza, dalla quale è appunto emersa la presenza di vari autovelox non autorizzati. Tali dispositivi, impiegati per il rilievo e la sanzione delle infrazioni al Codice della Strada e, in particolare, per il superamento dei limiti di velocità, non erano omologati: come tali, quindi, non potevano essere utilizzati, motivo per cui ne è stato disposto il sequestro. Gli autovelox incriminati erano stati forniti agli Enti locali da parte di alcune ditte private.
Come detto, diverse sono le Regioni in cui erano collocati gli autovelox “illegali”, tra le quali Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Puglia e Sicilia.
Di seguito invece l’elenco delle singole città coinvolte: Arcola, Carlentini, Cerignola, Formigine, Modena, Pianezza, Piadena, Pomarico, Reggio Emilia, San Martino in Pensilis, Vicenza, Venezia.
A seguito delle indagini, quindi, il GIP ha disposto il sequestro dei dispositivi di rilevazione di velocità non omologati, rendendo così illegittime le infrazioni elevate a carico degli automobilisti. Inoltre, gli inquirenti hanno rilevato la mancanza del prototipo necessario per verificare l’accuratezza delle rilevazioni effettuate.
Quanto al modello di autovelox, si tratta di quelli denominati “T-Exspeed v.2.0”, utilizzati per rilevare sia la velocità media che quella puntuale, con postazioni fisse lungo la SS 106, la SS 107 e la SP 234 in Calabria. La Polizia Stradale ha descritto l’indagine come “un’indagine lunga, complessa e articolata, irta di ostacoli in considerazione della delicatezza della materia e delle implicazioni economiche che riguardano il settore”. La stessa ha dapprima riguardato il solo territorio calabrese, ma è stata poi estesa a tutto il territorio nazionale.
Il legale rappresentante della società appaltatrice è stato denunciato per frode nelle pubbliche forniture.
L'indagine ha sollevato preoccupazioni riguardo al possibile danno economico per gli enti locali.
L’Italia, infatti, è uno dei Paesi in cui il numero di sanzioni inflitte per violazioni del Codice della Strada è particolarmente elevato. Basti pensare che, nel 2023, le sanzioni irrogate hanno raggiunto un record, con un incremento del 6,4% rispetto all'anno precedente, per un totale superiore a 1,5 miliardi di euro. Secondo alcune stime del Codacons, il totale dei ricavi derivanti dagli autovelox ammonterebbe a circa 65 milioni di euro, solo prendendo come riferimento le 20 città più grandi.
Le città con le maggiori entrate per infrazioni ai limiti di velocità sono:
- Firenze, con 18,7 milioni di euro;
- Milano, con 8,5 milioni di euro;
- Roma, con 7,5 milioni di euro;
- Genova, con 5 milioni di euro.
Ne deriva che le sanzioni emesse e poi annullate, insieme ai relativi risarcimenti da erogare nei confronti degli automobilisti ingiustamente sanzionati, potrebbero causare perdite economiche significative per gli enti locali che hanno impiegato i dispositivi non omologati.
Infatti, gli automobilisti potrebbero ricorrere all’autorità giudiziaria per richiedere l’annullamento delle sanzioni elevate a loro carico, nonché ulteriori risarcimenti.
Secondo giurisprudenza consolidata (anche di legittimità), quando le sanzioni vengono inflitte in forza di rilevazioni effettuate da autovelox non omologati, le stesse possono essere agevolmente contestate davanti all’autorità giudiziaria competente.
In particolare, si segnala la sentenza n. 10505/2024, con cui la Corte di Cassazione ha stabilito che le sanzioni per eccesso di velocità registrate da autovelox approvati, ma non omologati, possono essere annullate.
Pertanto, la Suprema Corte ha chiarito che omologazione e approvazione non sono la stessa cosa, in quanto i due processi hanno finalità, natura e caratteristiche differenti: l’omologazione ministeriale, infatti, consente la produzione in serie di un dispositivo già testato in laboratorio, garantendo la sua precisione e funzionalità, mentre l’approvazione riguarda solo il prototipo e non richiede la verifica di determinati parametri considerati essenziali.
Alcune novità in materia sono state, inoltre, introdotte con il decreto Autovelox del 28 maggio 2024.
Il decreto prevede nuove regole in merito alla collocazione e all’uso dei rilevatori di velocità, con un periodo di adeguamento di 12 mesi per gli enti locali.
Le nuove norme includono:
- segnalazione della presenza di autovelox almeno 1 km prima, al di fuori dei centri abitati;
- individuazione degli autovelox tramite un provvedimento del prefetto che giustifichi il loro posizionamento (ad esempio per la pericolosità della strada);
- introduzione di una distanza minima tra gli autovelox;
- divieto di collocare gli autovelox su strade con limite inferiore a 50 km/h nelle aree urbane o sotto i 20 km/h in altre strade.