AUTORE:
Laura Lo Vecchio
ANNO ACCADEMICO: 2018
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Catania
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente lavoro descrive l'espansione della misura alternativa della messa alla prova dal processo minorile al processo per adulti, indagandone il funzionamento e gli obiettivi. L'attenzione è stata posta innanzitutto sulla ratio legis dell'istituto, che è quella di indurre il responsabile di un illecito a comprendere il disvalore sociale del fatto e a porre rimedio al male cagionato alla vittima; nonché ad utilizzare la pena come extrema ratio, soprattutto in virtù dell'esigenza di deflazionare il contenzioso e arginare il problema del sovraffollamento carcerario.
L'istituto richiede una valutazione ex ante sulla colpevolezza dell'imputato e sulla presenza dei cosiddetti presupposti soggettivi, ossia le condizioni psicologiche in capo all'imputato per poterla affrontare. Si tratta, infatti, di un procedimento di tipo consensuale, che necessita della disponibilità del reo a sottoporvisi. Lo scopo della messa alla prova si realizza tramite un progetto, costruito sulla personalità dell'imputato e connotato dall'individualizzazione del trattamento. Proprio per rispondere alle esigenze di risocializzazione del reo è necessario che il progetto sia connotato da prescrizioni che lo mettano in rapporto di conciliazione con la vittima. Al termine della prova il giudice valuta il comportamento e le circostanze in cui è stato svolto il programma per decidere se estinguere il reato. L'istituto ha preso forma nel processo minorile con il D.P.R. 488/1988 con lo scopo di ridurre il processo di stigmatizzazione del minorenne, ripristinando il suo rapporto con la comunità. In questo caso la finalità di recupero del reo si rende fondamentale, trattandosi di una personalità in via di sviluppo per la quale il contatto con l'ambiente carcerario rischierebbe di essere deviante. Diversamente, la già formata personalità dell'adulto esclude che la probation processuale possa servire in quei casi in cui il reato è di rilevante gravità.
La legge n. 67/2014 ha, quindi, trasposto la misura alternativa nel processo per adulti, rendendola applicabile solo ai reati più lievi puniti con la pena pecuniaria o la pena detentiva inferiore a quattro anni. L'obiettivo di questo lavoro è stato, dunque, quello di effettuare un confronto tra la messa alla prova applicata ai minorenni e quella destinata agli adulti, con l'auspicio di suscitare una riflessione in merito all'esigenza di porre in essere altri istituti volti alla risocializzazione del reo, funzionali alla deterrenza degli illeciti.
L'istituto richiede una valutazione ex ante sulla colpevolezza dell'imputato e sulla presenza dei cosiddetti presupposti soggettivi, ossia le condizioni psicologiche in capo all'imputato per poterla affrontare. Si tratta, infatti, di un procedimento di tipo consensuale, che necessita della disponibilità del reo a sottoporvisi. Lo scopo della messa alla prova si realizza tramite un progetto, costruito sulla personalità dell'imputato e connotato dall'individualizzazione del trattamento. Proprio per rispondere alle esigenze di risocializzazione del reo è necessario che il progetto sia connotato da prescrizioni che lo mettano in rapporto di conciliazione con la vittima. Al termine della prova il giudice valuta il comportamento e le circostanze in cui è stato svolto il programma per decidere se estinguere il reato. L'istituto ha preso forma nel processo minorile con il D.P.R. 488/1988 con lo scopo di ridurre il processo di stigmatizzazione del minorenne, ripristinando il suo rapporto con la comunità. In questo caso la finalità di recupero del reo si rende fondamentale, trattandosi di una personalità in via di sviluppo per la quale il contatto con l'ambiente carcerario rischierebbe di essere deviante. Diversamente, la già formata personalità dell'adulto esclude che la probation processuale possa servire in quei casi in cui il reato è di rilevante gravità.
La legge n. 67/2014 ha, quindi, trasposto la misura alternativa nel processo per adulti, rendendola applicabile solo ai reati più lievi puniti con la pena pecuniaria o la pena detentiva inferiore a quattro anni. L'obiettivo di questo lavoro è stato, dunque, quello di effettuare un confronto tra la messa alla prova applicata ai minorenni e quella destinata agli adulti, con l'auspicio di suscitare una riflessione in merito all'esigenza di porre in essere altri istituti volti alla risocializzazione del reo, funzionali alla deterrenza degli illeciti.