AUTORE:
Maria Concetta Lucia La Grassa
ANNO ACCADEMICO: 2015
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Libera Universitą Maria SS. Assunta (L.U.M.S.A.) di Palermo
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il fenomeno dell’attrazione sessuale provata dagli adulti nei confronti di minori è sempre esistito in tutte le culture, sia pure in diverse forme ed espressioni. La pedofilia, presente nel mondo greco-romano, in quello medioevale, nell’età moderna e contemporanea, nonché nei miti, nelle fiabe classiche e all’interno degli stessi nuclei familiari, è stata, di volta in volta, tollerata o vietata ma di fatto praticata. Per pedofilia, termine derivante dal greco pais (bambino) e philìa (amicizia, affetto), s’intende la passione erotica nei confronti di bambini. In ambito psichiatrico la pedofilia è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale e consiste nella preferenza erotica da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale nei confronti di soggetti che sono ancora cioè sono in età pre-puberale. Nell'accezione comune, al di fuori dall'ambito psichiatrico, talvolta il termine pedofilia si discosta dal significato letterale e viene utilizzato per indicare quegli individui che commettono violenza sessuale su di un bambino, o che commettono reati legati alla pedopornografia. Questo uso del termine è, però, inesatto e può generare confusione; infatti l’attrazione sessuale che si prova per un minore non può assolutamente essere considerata un fatto illecito in alcuno Stato di diritto laico e pluralista, in cui le inclinazioni sessuali, per quanto barbare e non condivisibili non possono assurgere a fattispecie di reato, a meno che non vadano a ledere beni oggetto di tutela di altre norme. E’ solo in epoca moderna che si assiste ad un atteggiamento di inaccettabilità nei confronti del fenomeno, al quale è corrisposta l’adozione di normative severe e di sanzioni incisive da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali. Tale atteggiamento è dovuto alla centralità assunta dal mondo dell’infanzia nella società odierna, ma anche al dilagarsi del fenomeno che ha raggiunto proporzioni enormi per via delle nuove tecnologie di comunicazione che hanno incrementato la pedopornografia online e il turismo pedofilo. Come si sa, la questione degli abusi nei confronti dei minori è una tematica molto delicata proprio per le peculiarità del soggetto passivo: la giovane età, la scarsa capacità di autodifesa e l’ingenuità sono tutte caratteristiche che rendono i bambini facili prede dei pedofili. Proprio per questo motivo si è cercato, sin dalla fine del XIX secolo, a livello internazionale, europeo, nonché all’interno di ogni singolo Stato, di attuare una politica volta ad una sempre maggiore tutela nei confronti dei fanciulli. Il fenomeno della pedopornografia, così come descrivono i fatti di cronaca, non è estraneo all’ambito canonico. Proprio per questo motivo nel 2010, con la “Modifiche alle norme de gravioribus delictus” si assiste all’introduzione di un delitto che non ha alcuna precedenza nella storia della Chiesa: il delitto di pornografia minorile da parte di un chierico. Una delle rilevanti differenze tra il diritto penale laico e il diritto penale canonico consiste nell’età anagrafica del soggetto vittima dell’abuso. Infatti, in diversi Paesi, come l’Italia, il minore, sia nel delitto di abuso sessuale che in quello di pedopornografia, è colui che non ha compiuto il diciottesimo anno di età. Per la legge ecclesiastica, invece, per quanto riguarda il delitto d'abuso sessuale di minori da parte dei chierici, la vittima è al di sotto dei 18 anni d'età e per il delitto di pornografia minorile il soggetto passivo è al di sotto dei 14 anni. L’unico elemento che, invece, accomuna l’ambito penale e quello canonico è il profilo psicologico del pedofilo. Nonostante i vari studi e le diverse teorie elaborate sull’identikit del pedofilo e sul suo vissuto traumatico, dal punto di vista umano è difficile capire cosa possa veramente “passare” nella mente di questi uomini ma, al contempo, si tende a giudicarli frettolosamente e con estrema facilità. Ovviamente, il giudizio non può che essere negativo, un giudizio che molto spesso si basa su sentimenti di disprezzo e che associa la figura umana del pedofilo “all’uomo-orco” o ancor peggio ad un “mostro”. Ma, come disse Pirandello “prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io. Ognuno ha la propria storia. E solo allora mi potrai giudicare.” La curiosità di voler capire mi ha spinta ad effettuare un’indagine empirica presso la Casa Circondariale di Castelvetrano, sottoponendo un questionario ad un gruppo di detenuti condannati per pedopornografia e delitti affini.