Al di là dell’indignazione per una spesa eccessiva, fare una recensione negativa su internet, pubblicando anche la foto dello scontrino incriminato, configura un reato? In questo caso, si può parlare di diffamazione? Vediamo insieme.
Innanzitutto, devi sapere che la diffamazione c’è quando un soggetto, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione. L’art. 595 c.p. punisce questo comportamento con la pena della reclusione fino ad un anno o con la multa fino a 1.032 euro. Nel caso di diffamazione tramite internet, la pena applicata è più grave ed è quella della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa a partire da 516 euro.
Secondo te, si può diffamare un soggetto con una fotografia?
La risposta è sì. La giurisprudenza ha precisato che si può diffamare una persona anche con una foto, ma la foto può considerarsi “diffamatoria” quando trae in inganno il lettore.
Pertanto, deve ritenersi che pubblicare su internet la foto dello scontrino di un conto salato non costituisce, di per sé, un reato quando questa fotografia non tenda a far equivocare la realtà dei fatti.
Tuttavia, il problema è che spesso queste foto sono accompagnate da un commento negativo.
Allora, fare una recensione negativa su internet sul servizio di un locale o su un conto troppo alto non è reato. Questo perché, come detto dalla giurisprudenza, in linea generale, il proprietario di un locale o l’esercente, operando sul mercato, accetta anche il rischio che i propri servizi non vengano apprezzati e siano criticati.
In particolare, non c’è diffamazione se il commento rispetta i principi di verità, di pertinenza e di continenza dei fatti raccontati. Che significa?
Forse non sai che il reato di diffamazione viene escluso quando un soggetto esercita il proprio diritto di critica, tutelata dall’art. 21 Cost. (come libertà di manifestazione del pensiero). E la giurisprudenza ricomprende anche la libertà di “valutazione” e di “recensione”. Quindi, non si commette reato nell’esprimere considerazioni critiche sui servizi offerti da un locale.
Però, come detto, la critica deve rispettare tre principi:
- la verità del fatto narrato. Il fatto contestato deve essere realmente accaduto;
- l’accaduto deve essere di interesse pubblico. La Cassazione (sent. n. 3148 del 2019) ha precisato che, nel caso di critiche ai prezzi attuati da un locale, sussiste un interesse pubblico derivante dal fatto che si parla di un esercizio commerciale aperto al pubblico;
- la continenza verbale. Non si deve utilizzare un linguaggio ingiustamente aggressivo o infamante nei confronti del proprietario del locale o dell’esercente. In tal caso, la recensione lederebbe la dignità e la reputazione del soggetto offeso nella sua sfera personale e morale.
Invece, devi fare attenzione: la verità su un fatto non esclude la diffamazione quando la recensione si concretizza non in una descrizione asettica (anche se negativa) dell’accaduto, ma in un commento offensivo nei confronti della persona del gestore del locale.
In questo caso, recensire negativamente un locale (anche con pubblicazione di foto dello scontrino a riprova di quanto detto) ti esporrebbe al rischio di una querela e di un procedimento penale.