Ma cosa succede se il pensionato decede prima di aver restituito quanto richiesto? I familiari eredi devono rispondere del debito maturato?
In determinati casi l’INPS procede a verifiche periodiche delle pensioni erogate, soprattutto quando si tratta di prestazioni legate al reddito, come l’Assegno Sociale, le indennità di invalidità o le integrazioni per le pensioni minime. In caso di variazioni reddituali non comunicate, l’Istituto può procedere con un ricalcolo e, di conseguenza, chiedere indietro somme erogate in eccesso.
I pensionati, infatti, sono tenuti ad alcune comunicazioni obbligatorie. Le informazioni richieste riguardano, ad esempio, il modello RED, eventuali periodi di ricovero in strutture sanitarie pubbliche o la residenza effettiva in Italia. Se il pensionato omette di fornire tali dati, o se emergono discrepanze durante le verifiche, può generarsi un debito nei confronti dell’INPS.
Alla morte del pensionato, il diritto alla pensione si estingue, salvo che sussistano le condizioni per il riconoscimento di un trattamento ai superstiti, come la pensione di reversibilità per il coniuge o per altri familiari in determinate circostanze.
Eredità e debiti: gli eredi sono sempre tenuti al rimborso?
Nel momento in cui avviene un decesso, i successori del defunto devono effettuare la dichiarazione di successione, necessaria per subentrare nei beni ereditari come immobili, conti bancari e altre proprietà. Ma accettare l’eredità significa anche farsi carico dei debiti, inclusi quelli con l’INPS?
La legge prevede che chiunque accetti un’eredità subentri non solo nei diritti, ma anche negli obblighi del defunto. Tuttavia, non tutte le richieste di restituzione da parte dell’INPS sono automaticamente vincolanti per gli eredi.
Una recente pronuncia della Corte dei Conti ha, infatti, chiarito che non in ogni circostanza gli eredi devono farsi carico di somme percepite in eccesso dal pensionato.
Un caso emblematico ha visto coinvolti gli eredi di un pensionato deceduto che, in passato, aveva ricevuto indebitamente 9.000 euro a causa di un errore nell’erogazione di un’indennità speciale tra il 2012 e il 2014. Il pensionato aveva già avviato la restituzione dell’importo tramite trattenute dirette sulla pensione ma, al momento della sua morte, l’INPS ha chiesto ai familiari il saldo della somma residua.
Gli eredi hanno contestato la richiesta e la Corte dei Conti ha accolto le loro doglianze, stabilendo che l’obbligo di restituzione sussiste solo se il defunto ha agito con dolo, ovvero se ha volontariamente occultato informazioni per ottenere il beneficio in modo fraudolento. Se, invece, il pensionato ha operato in buona fede, non vi è alcun obbligo per gli eredi di rispondere del debito residuo.
In conclusione, l’INPS può chiedere la restituzione di somme percepite indebitamente, ma ciò non significa che gli eredi siano sempre obbligati a saldarle.
L’elemento chiave è la condotta del pensionato: se il debito deriva da un errore e il beneficiario non ha agito con dolo, i successori potrebbero non essere chiamati a risponderne.