Facciamo un passo indietro. Torniamo ai primi tempi del Coronavirus. Nel 2020, il Codacons aveva denunciato una raccolta fondi di solidarietà promossa dai Ferragnez. Di conseguenza, l’Antitrust aveva sanzionato la piattaforma “Gofundme” per pratiche commerciali scorrette. Fedez, in tutta risposta, contro-querelava il Codacons, per la pubblicazione sul proprio sito di un messaggio ingannevole relativo ad una raccolta fondi sul Covid-19.
E, a sua volta, l’associazione dei consumatori, fondata e presieduta dall’avv. Rienzi, querelava, anch’essa, l’artista.
Allora, qual è stata la decisione del g.i.p.? Stavolta, ad averla vinta è stata l’associazione dei consumatori. Infatti, il giudice ha disposto l’imputazione coatta del cantante per il reato di calunnia nei confronti del Codacons.
E questo cosa vuol dire? Cosa succederà al rapper milanese? Adesso, rischia grosso?
Innanzitutto, vuol dire che il procedimento penale tra Fedez e il Codacons andrà avanti. Infatti, quando si parla di imputazione coatta, ci si riferisce a quell’ipotesi in cui il pubblico ministero (l’accusa, per intenderci) e il g.i.p. hanno un diverso pensiero: da un lato, il p.m. vuole chiudere il procedimento e chiede l’archiviazione del caso; dall’altro lato, il giudice ritiene che si debba proseguire ed ordina al pubblico ministero la formulazione del capo di imputazione. E il giudice ha sempre l’ultima parola.
Nel caso di Fedez, il g.i.p. ha accolto la tesi del Codacons, ritenendo che il comportamento del cantante abbia configurato il reato di calunnia ai sensi dell’art. 368 del c.p..
Più precisamente, il codice penale punisce colui che, presentando una denuncia o querela alle Autorità, incolpa di un reato un altro soggetto, pur sapendo che questo è innocente. È proprio questo che si intende per calunnia. E, stando alle ricostruzioni emerse, il cantante avrebbe accusato falsamente il fondatore e presidente del Codacons, Rienzi, di aver pubblicato un messaggio ingannevole sul sito dell’associazione, con cui si sarebbe fatto credere che la raccolta fondi promossa nel marzo 2020 fosse per il Coronavirus, mentre le donazioni ricevute sarebbero state utilizzate solo a vantaggio dell’associazione.
Peraltro, nella stessa querela, Fedez avrebbe accusato falsamente Rienzi di aver offeso la sua reputazione sia in un comunicato stampa del marzo 2020, sia in vari video pubblicati su Youtube.
Sia ben chiaro, il condizionale è d’obbligo in situazioni come queste: l’imputazione coatta non equivale ad una condanna, ma è comunque chiaro che il Tribunale abbia ritenuto che ci siano abbastanza elementi per andare avanti con il procedimento.
E ora Fedez cosa rischia? Il rapper deve fare molta attenzione perché il reato di calunnia viene punito dal codice penale (sempre l’art. 368 del c.p.) con la reclusione che può andare da due a sei anni.
Lo scontro tra il Codacons e Fedez continua. Come finirà? Per ora, si può solo aspettare la prossima udienza che è fissata al 12 febbraio 2024.