A quasi un anno e mezzo dalla morte dell’imprenditore, sebbene ognuno degli otto eredi abbia acquisito una quota del 12,5% del capitale della Delfin (la società che detiene tutte le partecipazioni azionarie e la liquidità della famiglia Del Vecchio), restano ancora degli aspetti legati al testamento da risolvere. Aspetti che hanno portato gli eredi ad affidare la questione ai propri legali.
Tra i punti irrisolti, si discute su chi debba far fronte alla tassa di successione, che è l’imposta riferita ai beni ricevuti in eredità da una persona. In particolare, la famiglia si è spaccata perché non si riesce a trovare una soluzione per la divisione delle imposte di successione sul passaggio delle quote di Essilux al CEO Milleri (si tratta dell’assegnazione di 2,15 milioni di azioni per un valore di 270 milioni di euro) e al manager Bardin (22.000 di azioni). La quota, posta a carico degli eredi, è calcolata all’incirca in 110 milioni.
Degli otto eredi dell’imprenditore, sei sono i figli Claudio, Maria e Paola (avuti dal primo matrimonio con Luciana Nervo), Leonardo Maria (figlio unico avuto con Nicoletta Zampillo), Luca e Clemente (nati dall'unione con la compagna Sabina Grossi). Quattro di questi non sono d’accordo.
Il contrasto tra gli eredi è aperto: ci sono tesi diverse su come pagare le imposte per il passaggio delle quote.
E tu sai cosa stabilisce la legge in questi casi?
Quando ci sono più eredi (come nella vicenda Del Vecchio), chi deve pagare le imposte sulla successione? In linea generale, tutti gli eredi devono pagare le tasse sulla successione.
E sai quanto deve versare ciascun erede? L’imposta si calcola applicando aliquote che cambiano in base al grado di parentela: nel caso dei figli, essi pagano il 4% del valore dei beni ricevuti con una franchigia di 1 milione di euro (la franchigia è la soglia al di sotto della quale non si paga l’imposta di successione).
Tuttavia, nel caso degli eredi Del Vecchio, la situazione si complica un po’. Tra i quattro figli che sono in disaccordo, due hanno accettato l’eredità con beneficio di inventario. Si tratta di Luca e Clemente Del Vecchio.
Allora, cambia qualcosa se qualcuno degli eredi accetta con beneficio di inventario? La risposta è no. Devi sapere che dovrà pagare anche l’erede che ha accettato con beneficio di inventario: questo perché comunque si considera “erede”. Al contrario, non dovrà pagare colui che rinuncia all’eredità (perché, ovviamente, non può ritenersi un “erede”).
Un accordo tra gli eredi è necessario. Sai perché? Perché, se uno di loro non paga la propria parte, potrebbero essere dolori per tutti gli altri.
Infatti, quando uno degli eredi non paga la propria parte di imposta di successione, l’Agenzia delle Entrate potrà rivolgersi a tutti gli altri eredi per chiedere il versamento dell’importo (importo maggiorato perché, oltre alla somma non pagata, devi calcolare anche gli interessi, la sanzione per omesso versamento e l’aggio della riscossione).
Con un linguaggio tecnico, si dice che tutti gli eredi hanno una responsabilità solidale nei confronti del fisco: ossia, per ottenere la parte non versata dall’erede inadempiente, l’Agenzia delle Entrate può chiedere l’intero pagamento del dovuto a ciascuno degli altri eredi.
C’è un’eccezione: se l’erede ha accettato l’eredità con beneficio di inventario (come i due figli di Del Vecchio), questo è obbligato in solido nei limiti della propria quota.
Però, l’erede, che ha pagato oltre la quota di sua competenza, potrà agire nei confronti dell’erede inadempiente per ottenere il rimborso di quanto pagato in più.
Bisognerà vedere se ritornerà la pace in famiglia e se gli eredi di Del Vecchio, attraverso i rispettivi avvocati, riusciranno a trovare un punto di accordo e risolvere la questione.