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Come difenderti dalle società di recupero crediti: ecco come, quali sono le pratiche illegali usate e cosa puoi fare

Come difenderti dalle società di recupero crediti: ecco come, quali sono le pratiche illegali usate e cosa puoi fare
Scopri quali attività sono consentite e quali, invece, sono vietate alle società di recupero crediti. Una guida rapida ai tuoi diritti, come difenderti da minacce, pressioni indebite e violazioni della privacy
In Italia, negli ultimi anni, si sta registrando un aumento significativo dell'indebitamento. Secondo una recente analisi di Bravo - fintech specializzata nella gestione e liquidazione dei debiti privati - il debito medio dei cittadini ha, infatti, superato i 29mila euro pro capite, corrispondente a un +13,6% nell'ultimo quadriennio. Ecco perché oggi il recupero crediti è così diffuso, intendendosi con esso un'attività legittima e stragiudiziale mirata - su mandato dell'impresa creditrice - a sollecitare il pagamento di somme dovute, ma pur sempre nel rispetto della legge, della dignità del debitore e dei principi di correttezza e buona fede.

Purtroppo, però, oggi non sono rari i casi in cui società incaricate del recupero - pur previamente autorizzate alle attività di incasso, gestione e riscossione - adottano metodi aggressivi, invadenti o addirittura illeciti. È, dunque, fondamentale conoscere cosa può e non può fare una società di questo tipo e come tutelarsi in modo efficace.

In sintesi, chi fa recupero crediti e opera, quindi, per conto del creditore (anche finanziarie, gestori telefonici e così via) può:
  • contattare il debitore via telefono, email o lettera, a patto che le modalità siano rispettose e non insistenti;
  • spedire solleciti di pagamento e diffide, anche a mezzo raccomandata;
  • proporre piani di rientro o rinegoziazione del debito;
  • segnalare il mancato pagamento al creditore, che potrà agire in tribunale, ad esempio con decreto ingiuntivo.
Viceversa, ci sono alcune attività precluse alle società che si occupano di questa delicata attività. In linea generale, esse debbono rispettare le regole del Codice Civile, del Codice del Consumo, del Codice in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs. 196/2003, come aggiornato dal GDPR) e le linee guida del Garante per la Privacy. Perciò, nell'esercizio dei loro compiti, non potranno:
  • contattare terzi, come vicini, colleghi o parenti, rivelando informazioni sul debito;
  • telefonare, sia al telefono fisso che al cellulare, insistentemente o a orari inopportuni, ad esempio la sera tardi, la domenica o nei giorni festivi;
  • inviare SMS o messaggi preregistrati, senza dare possibilità di comunicare con un operatore;
  • fare pressioni psicologiche, come ad esempio continui solleciti o contatti multipli al giorno;
  • recarsi improvvisamente a casa o sul luogo di lavoro del debitore;
  • inviare comunicazioni con toni minacciosi (ad esempio prefigurando il carcere in caso di mancato pagamento), allusivi o lesivi della dignità personale;
  • simulare atti giudiziari, ad esempio inviando finte "intimazioni legali" prive di valore giuridico.
E attenzione, se il privato cittadino contesta il debito (ad esempio per avvenuta prescrizione, pagamento già effettuato, difetto di legittimazione del creditore ecc.) o prova di aver intrapreso una procedura di conciliazione, l'attività di recupero deve essere stoppata senza indugio. In tali circostanze è responsabilità della società controllare la fondatezza delle contestazioni sollevate e, soltanto nel caso in cui il credito sia effettivamente valido, potrà proseguire la richiesta di pagamento. Altrimenti, la pratica andrà interrotta per evitare comportamenti scorretti e potenziali responsabilità con conseguente risarcimento danni.

Infatti, non è la società di recupero a decidere in via definitiva la validità del credito; essa ha, invece, l'obbligo di astenersi da ulteriori azioni finché il credito non sia accertato o chiarito. Altrimenti, in caso di errore o pressione indebita, il debitore potrà denunciare la pratica commerciale scorretta all'AGCM o segnalare la violazione al Garante per la protezione dei dati personali.

Non solo. Ricordiamo anche che chi si occupa di recupero crediti non ha alcun potere esecutivo autonomo e - di conseguenza - non può pignorare beni, iscrivere ipoteche o avviare azioni giudiziarie, a meno che il compito non sia svolto da avvocati incaricati con apposito mandato.

In linea generale, i comportamenti sopra menzionati - qualora compiuti dalle società in oggetto - potranno configurare illeciti civili e penali tra cui ricordiamo, a titolo meramente esemplificativo, il reato di molestie, violazione della privacy oppure diffamazione.

Da parte sua, il debitore ha - quindi - il diritto di esigere trasparenza, correttezza e rispetto della legge vigente. In particolare, laddove emergano comportamenti scorretti, egli potrà richiedere la documentazione del credito; la società dovrà provare di essere legalmente incaricata e dettagliare origine, importo e data di quanto dovuto. Sarà possibile diffidare la società per iscritto, menzionando eventuali comportamenti illeciti e richiedendo l'immediata cessazione dei comportamenti abusivi. In particolare, la denuncia alle forze dell'ordine (Carabinieri, Polizia) sarà utile se si è vittima di illeciti penali, quali minacce o molestie.

Ecco perché si suggerisce, infine, di rivolgersi a uno sportello di assistenza per consumatori o a un avvocato, specializzato in diritto civile e bancario, per considerare l'opportunità di un'azione legale per contestare la legittimità del credito, opporsi a una vessazione quotidiana e farsi risarcire i danni. In questo modo sarà chiarito se si è davanti a un vero procedimento o solo a un tentativo scorretto di ottenere il pagamento con la forza dell'intimidazione.

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