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Butta il gatto nel torrente, condannata: ecco le pene per il maltrattamento di animali, è meglio conoscerle

Butta il gatto nel torrente, condannata: ecco le pene per il maltrattamento di animali, è meglio conoscerle
Cosa si rischia quando si realizzano comportamenti a danno degli animali? Reati e pene previste dal codice penale
Il codice penale prevede una serie di reati contro il sentimento per gli animali: quindi, il legislatore punisce alcune condotte poste in essere a danno degli animali, intesi non come “oggetto giuridico” ma come “soggetti” di diritto che meritano tutela.

Il tema della tutela degli animali è tornato quanto mai attuale con la recente condanna che il Tribunale di Vercelli ha inflitto ad una donna che, nel febbraio 2021, aveva lanciato dal ponte nel torrente Grana, a Pomaro, una gabbietta con un gatto al suo interno. Il trasportino era stato sigillato per evitare che l’animale potesse salvarsi.

Un testimone, che aveva assistito all’intero accaduto, era riuscito a segnare il numero di targa dell’auto della donna e subito aveva allertato i Carabinieri Forestali e le Guardie Zoofile G.e.p.a.. Le Guardie Zoofile G.e.p.a. erano riuscite a recuperare l’animale, ma il gatto non ce l’ha fatta nonostante le cure ricevute.

La donna è stata così processata con l’accusa di maltrattamento e tentata uccisione dell’animale. Ritenuta colpevole del reato, concesse le attenuanti e tenuto conto del fatto che l’imputata fosse incensurata e che aveva fatto richiesta di patteggiamento, la donna è stata condannata ad un mese e 23 giorni di reclusione con pena sospesa.

Il codice punisce la violenza sugli animali, realizzata in vari modi: oltre al reato di spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali (art. 544 quater del c.p.) e al reato di combattimento tra animali (art. 544 quinques del c.p.), il sistema prevede e punisce l’uccisione degli animali e il maltrattamento degli animali.

Innanzitutto, il codice prevede il reato di uccisione di animali. L’art. 544 bis c.p. punisce chi, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale. In questo caso, la pena è della reclusione da quattro mesi a due anni.

Ancora, il codice penale sanziona anche il maltrattamento degli animali. L’art. art. 544 ter del c.p., comma 1 c.p. punisce chi, per crudeltà o senza necessità, procura una lesione ad un animale oppure lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche (cioè, per le sue qualità comportamentali, nei rapporti reciproci e con l’ambiente naturale, studiate dall’etologia).
L’autore del reato va incontro alla pena della reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
Inoltre, se dai fatti deriva la morte dell’animale, ai sensi del comma 3 dell’art. 544-ter, la pena è aumentata della metà.

La Cassazione ha precisato la differenza tra l’ipotesi di uccisione di animale (544-bis c.p.) e l’ipotesi di maltrattamenti con morte di animale (art. 544-ter, comma 3 c.p.): nel primo caso, il soggetto ha agito con la volontà di causare la morte dell’animale; invece, nel secondo caso, la morte dell’animale, anche se è una conseguenza prevedibile della condotta del soggetto, non può essere collegato al suo comportamento volontario e consapevole.

Poi, il comma 2 dell’art. 544-ter c.p. stabilisce che la stessa pena è prevista per chi somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate oppure li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla loro salute.

Tutti i reati dall’art. 544 bis del c.p. all’art. 544 quinquies del c.p. sono delitti perseguibili d’ufficio: quindi, affinché inizi un procedimento penale a carico dell’autore del reato, è sufficiente che un soggetto qualsiasi (ad esempio, un privato cittadino, un’associazione animalista o un veterinario) segnali il fatto alle Forze dell’Ordine.
Occorre anche precisare che c’è l’obbligo di denuncia per il veterinario che venga a conoscenza del reato su animali durante lo svolgimento del proprio lavoro.

Come commentato dalla comandante delle Guardie G.e.p.a., è fondamentale segnalare vicende come quella raccontata perché è il solo modo per rendere giustizia agli animali e sensibilizzare la collettività su questo tema.


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