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Articolo 1110 Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262)

[Aggiornato al 26/11/2024]

Rimborso di spese

Dispositivo dell'art. 1110 Codice Civile

Il partecipante che, in caso di trascuranza degli altri partecipanti o dell'amministratore, ha sostenuto spese necessarie per la conservazione della cosa comune(1), ha diritto al rimborso[1104](2).

Note

(1) Tali spese, se non sostenute, possono determinare un grave pregiudizio alla cosa comune.
Per alcuni, la norma sarebbe suscettibile di applicazione analogica anche alle spese anticipate dal singolo condomino per il godimento della cosa comune.
(2) Il condomino che ha diritto al rimborso potrà rivolgersi a ciascuno degli altri condomini in proporzione delle rispettive quote e detratta la quota di spesa che resta a suo carico.

Ratio Legis

La norma assoggetta il diritto di rimborso alla trascuranza di coloro a cui carico è posta l'amministrazione: quindi, è presupposto del rimborso che il condomino abbia precedentemente interpellato o almeno avvertito gli altri partecipanti o l'amministratore.

Spiegazione dell'art. 1110 Codice Civile

Estremi e limiti del diritto al rimborso delle spese necessarie sostenute da un partecipante

L' art. 1104 del c.c. pone l'obbligo di ciascun partecipante di contribuire alle spese necessarie per la conservazione della cosa comune. L'art. 1110 attribuisce a ciascun partecipante il diritto al rimborso delle spese necessarie sostenute per la conservazione della cosa comune, in caso di trascuranza degli altri partecipanti o dell'amministratore. Dal lato passivo il primo articolo, dal lato attivo il secondo, entrambi sanciscono lo stesso principio, con la sola differenza che per l' art. 1104 del c.c. la spesa è ancora da compiere e ad essa il partecipante è chiamato a contribuire, per l'art.1110 la spesa è invece già compiuta ed il partecipante è chiamato a contribuire al rimborso.

L'unità del principio fondamentale giustifica l'affermazione che, anche nel caso di rimborso di spese, il partecipante può liberarsi da tale obbligo, rinunziando al suo diritto, sempre che non abbia tacitamente approvato la spesa, p. es., traendone vantaggio, il che sarà frequente nella ipotesi che essa sia già stata sostenuta. Il rimborso è dovuto, fatta detrazione naturalmente della quota a carico di chi ha sostenuto la spesa, ed e dovuto da ciascun partecipante in proporzione della propria quota.

II rimborso spetta, tenendo presente l' intera spesa, anche se il vantaggio conseguito è minore dell'ammontare di essa, sempre che al partecipante che l'ha sostenuta non possa imputarsi dolo o colpa nella erogazione o nella entità di essa, e sempre che il partecipante sia stato indotto alla spesa dalla trascuranza degli altri partecipanti o dell'amministratore. Se, invece, il partecipante ha agito indipendentemente dall'estremo della trascuranza degli altri partecipanti o dell'amministratore, il diritto al rimborso potrà essergli riconosciuto al massimo entro i limiti dell' actio de in rem verso. Il partecipante, cioè, non può agire senz'altro di sua iniziativa, sia pure per le spese necessarie, eludendo la disposizione dell' art. 1105 del c.c., primo comma, che attribuisce a tutti i partecipanti ii diritto di concorrere nell'amministrazione della cosa comune. Appunto per la necessità del rispetto di tale disposizione, la trascuranza di coloro, a cui carico e posta l'amministrazione, figura nell'art. 1110 almeno come requisito del diritto al rimborso integrale della spesa.

Relazione al Codice Civile

(Relazione del Ministro Guardasigilli Dino Grandi al Codice Civile del 4 aprile 1942)

Massime relative all'art. 1110 Codice Civile

Cass. civ. n. 5465/2022

In materia di rimborso delle spese sostenute dal partecipante per la conservazione della cosa comune, l'art. 1110 c.c., escludendo ogni rilievo dell'urgenza o meno dei lavori, stabilisce che il comunista che, in caso di trascuranza degli altri compartecipi o dell'amministratore, abbia sostenuto spese necessarie per la conservazione della cosa comune, ha diritto al rimborso, a condizione di aver precedentemente interpellato o, quantomeno, preventivamente avvertito gli altri partecipanti o l'amministratore, sicché solo in caso di inattività di questi ultimi egli può procedere agli esborsi e pretenderne il rimborso, pur in mancanza della prestazione del consenso da parte degli interpellati, incombendo comunque su di lui l'onere della prova sia della suddetta inerzia che della necessità dei lavori; ciò a differenza di quanto previsto in tema di condominio di edifici, ove il rimborso delle spese sostenute per la conservazione della cosa comune è condizionato al più stringente presupposto dell'urgenza, tenuto conto che i beni predetti rappresentano utilità strumentali al godimento dei beni individuali, sicché la legge regolamenta con maggior rigore la possibilità che il singolo possa interferire nella loro amministrazione.

Cass. civ. n. 33158/2019

Nella comunione ordinaria, a norma degli artt. 1110 e 1134 c.c., il partecipante che, in caso di trascuranza degli altri compartecipi o dell'amministratore, abbia sostenuto spese necessarie per la conservazione della cosa comune, può ottenerne il rimborso solo qualora provi tanto la suddetta inerzia, quanto la necessità e l'urgenza dei lavori.

Cass. civ. n. 199/2017

Il dovere di contribuzione dei condomini ai costi di manutenzione di un terrazzo di proprietà esclusiva non fonda sull'applicazione degli artt. 1110 e 1134 c.c., siccome postulanti spese inerenti ad una cosa comune, ma trova la propria ragione, ex art. 1126 c.c., nell’utilità che i condomini sottostanti traggono dal bene.

Cass. civ. n. 10864/2016

Esula dall'ambito di operatività dell'art. 1110 c.c., che attiene alle sole spese necessarie per la conservazione della cosa comune, la domanda di rimborso delle spese derivanti dalla prestazione di un servizio condominiale di fornitura di acqua potabile a vantaggio di un'unità immobiliare di proprietà esclusiva ed alla conseguente ripartizione interna del consumo unitario dell'intero complesso, come fatturato dall'ente erogatore, sulla base dei contatori di sottrazione installati nelle singole porzioni ovvero dei rispettivi valori millesimali.

Cass. civ. n. 20652/2013

In tema di spese di conservazione della cosa comune, l'art. 1110 c.c., escludendo ogni rilievo dell'urgenza o meno dei lavori, stabilisce che il partecipante alla comunione, il quale, in caso di trascuranza degli altri compartecipi o dell'amministratore, abbia sostenuto spese necessarie per la conservazione della cosa comune, ha diritto al rimborso, a condizione di aver precedentemente interpellato o, quantomeno, preventivamente avvertito gli altri partecipanti o l'amministratore, sicché solo in caso di inattività di questi ultimi egli può procedere agli esborsi e pretenderne il rimborso, pur in mancanza della prestazione del consenso da parte degli interpellati, incombendo comunque su di lui l'onere della prova sia della suddetta inerzia che della necessità dei lavori.

Cass. civ. n. 253/2013

L'art. 1110 c.c. consente eccezionalmente la ripetibilità delle spese sostenute dal singolo partecipante alla comunione, in caso di trascuranza degli altri, limitatamente a quelle necessarie per la conservazione della cosa, ossia al mantenimento della sua integrità. Ne consegue che restano esclusi dal diritto al rimborso gli oneri occorrenti soltanto per la migliore fruizione della cosa comune, come le spese per l'illuminazione dell'immobile, ovvero per l'adempimento di obblighi fiscali, come l'accatastamento del bene.

Cass. civ. n. 2046/2006

La diversa disciplina dettata dagli artt. 1110 e 1134 c.c. in materia di rimborso delle spese sostenute dal partecipante per la conservazione della cosa comune, rispettivamente, nella comunione e nel condominio di edifici, che condiziona il relativo diritto, in un caso, a mera trascuranza degli altri partecipanti e, nell'altro caso, al diverso e più stringente presupposto dell'urgenza, trova fondamento nella considerazione che, nella comunione, i beni comuni costituiscono l'utilità finale del diritto dei partecipanti, i quali, se non vogliono chiedere lo scioglimento, possono decidere di provvedere personalmente alla loro conservazione, mentre nel condominio i beni predetti rappresentano utilità strumentali al godimento dei beni individuali, sicché la legge regolamenta con maggior rigore la possibilità che il singolo possa interferire nella loro amministrazione. Ne discende che, instaurandosi il condominio sul fondamento della relazione di accessorietà tra i beni comuni e le proprietà individuali, poiché tale situazione si riscontra anche nel caso di condominio minimo, cioè di condominio composto da due soli partecipanti, la spesa autonomamente sostenuta da uno di essi è rimborsabile solo nel caso in cui abbia i requisiti dell'urgenza, ai sensi dell'art. 1134 c.c.

Cass. civ. n. 11747/2003

In tema di spese relative alle parti comuni di un bene, vanno tenute distinte quelle per la conservazione, che sono quelle necessarie per custodire, mantenere la cosa comune in modo che duri a lungo senza deteriorarsi (quali, nella specie, le spese per l'acqua occorrente per la irrigazione del giardino), dalle spese per il godimento, che riguardano le utilità che la cosa comune può offrire (quali, nella specie, le spese per il combustibile e per l'energia elettrica necessari per il funzionamento dell'impianto di riscaldamento e per l'acqua potabile). Soltanto le spese per la conservazione, nel caso di inattività degli altri comproprietari, da accertare in fatto, possono essere anticipate da un partecipante al fine di evitare il deterioramento della cosa, cui egli stesso e tutti gli altri hanno un oggettivo interesse, e solo di esse può essere chiesto il rimborso. Relativamente alle spese per il godimento, le quali, invece, debbono essere sostenute solamente da chi concretamente gode della cosa comune, il rimborso non è previsto, in quanto il singolo comunista le ha anticipate per un godimento soggettivo, che è suo personale, e non riguarda anche gli altri partecipanti alla comunione.

Cass. civ. n. 12568/2002

In tema di spese relative alle parti comuni di un bene, come l'obbligo di partecipare ad esse incombe su tutti i comunisti in quanto appartenenti alla comunione ed in funzione delle utilità che la cosa comune deve a ciascuno di essi garantire, così il diritto al rimborso pro quota delle spese necessarie per consentire l'utilizzazione del bene comune secondo la sua destinazione spetta al partecipante alla comunione che le abbia anticipate per gli altri in forza della previsione dell'art. 1110 c.c., le cui prescrizioni debbono ritenersi applicabili, oltre che a quelle per la conservazione, anche alle spese necessarie perché la cosa comune mantenga la sua capacità di fornire l'utilità sua propria secondo la peculiare destinazione impressale. Ne consegue che vanno considerate alla stregua di spese necessarie al mantenimento della funzionalità delle parti comuni di un edificio destinato ad abitazioni (e vanno, dunque, rimborsate al condomino antistatario) le spese relative non solo alla conservazione degli impianti elettrico, idrico, di riscaldamento e di videocitofono, ma altresì quelle intese al mantenimento della continuità nell'erogazione dei relativi servizi, non essendo più condivisibile un'interpretazione degli artt. 1104 e 1110 c.c. che configuri come godimento, piuttosto che come conservazione della funzione essenziale d'un immobile ad uso abitativo, l'ordinaria erogazione dei servizi in questione, connaturati all'idoneità stessa dell'edificio a svolgere la sua funzione non altrimenti che le sue componenti strutturali.

Cass. civ. n. 10738/2001

L'art. 1110 c.c., escludendo ogni rilievo dell'urgenza o meno dei lavori, stabilisce che il partecipante alla comunione, il quale, in caso di trascuranza degli altri compartecipi o dell'amministratore, abbia sostenuto spese necessarie per la conservazione della cosa comune, ha diritto al rimborso a condizione di aver precedentemente interpellato o, quantomeno preventivamente avvertito gli altri partecipanti o l'amministratore. Solo, pertanto, in caso di inattività di questi ultimi, egli può procedere agli esborsi e pretenderne il rimborso, ed incomberà su di lui l'onere della prova sia della trascuranza che della necessità dei lavori.

Cass. civ. n. 11892/1998

In tema di comunione di beni il diritto al rimborso pro quota delle spese necessarie per consentire il godimento del bene comune spetta al partecipante alla comunione che le abbia anticipate per gli altri. Tale obbligo non discende al semplice possesso della cosa comune limitatamente alla quota ceduta, ma deriva dalla qualità di comunista o di condomino.

Cass. civ. n. 2748/1978

Ai sensi dell'art. 1110 c.c., il divieto opposto dal partecipante ad una comunione, a che vengano eseguite opere indispensabili a conservare alla cosa la sua destinazione comune (nella specie, trasformazione, imposta dalla legge, di un impianto di riscaldamento in comunione fra i proprietari di fabbricati limitrofi), non osta a che gli altri partecipanti possano direttamente provvedere a dette opere, con diritto ad essere rimborsati pro quota della relativa spesa.

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