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Diritto amministrativo -

Vizi del provvedimento e regime di invaliditā degli accordi ad oggetto pubblico

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2020
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitā degli Studi dell'Insubria
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
A trent’anni dall’entrata in vigore della Legge sul procedimento amministrativo, gli accordi di cui all’art. 11 della legge 7 agosto n. 241 del 1990 rimangono un istituto problematico, fonte di grandi dibattiti dottrinali e oggetto di ampie oscillazioni giurisprudenziali. E ciò non può certo stupire, se si considera che la figura degli accordi amministrativi rappresenta una linea di confine, una sorta di frontiera tra territori giuridici governati da leggi e principi molto diversi e, per certi aspetti, opposti. Eppure, a dispetto della relativa giovinezza della legge sul procedimento e della difficoltà di conciliare paradigmi concettualmente distanti, le pubbliche amministrazioni hanno sempre fatto ricorso ad “accordi” e più in generale a strumenti di amministrazione consensuale, e ciò ha dato vita al lungo dibattito sull’ammissibilità della figura del “contratto di diritto pubblico”, ovvero, per usare le parole di Mario Nigro, che indubbiamente diede il principale contributo all’introduzione degli accordi nel nostro ordinamento, un “contratto avente per oggetto proprio lo svolgimento o il non svolgimento di funzioni pubbliche”, e dunque una “categoria di convenzioni in cui sia dedotto in obbligazione l’esercizio stesso della potestà amministrativa”. E si tratta di dibattito mai realmente sopito, considerato che, nonostante la legge 7 Agosto, n. 241 del 1990 abbia dato un fondamento di diritto positivo agli accordi amministrativi, ancora oggi vi è chi autorevolmente dubita dell’ammissibilità teorica del contratto di diritto pubblico come sopra inteso, riconducendo tali accordi alla consueta e più sperimentata categoria del contratto di diritto privato.
Posto che sia la soluzione positiva sia quella negativa alla questione dell’esistenza del contratto di diritto pubblico sono teoricamente ammissibili e storicamente verificate, e considerato che non sembra possibile stabilire aprioristicamente quale sia l’impostazione “migliore”, l’obiettivo che questo lavoro si propone è, in primo luogo, quello di illustrare, pur senza pretesa di completezza, i principali orientamenti dottrinali sull’argomento e di considerare quale soluzione si adatti al meglio al nostro ordinamento giuridico, considerando quindi il problema non in un’ottica dogmatica ma di diritto positivo.
In secondo luogo, in base alle conclusioni che si riterrà di aver raggiunto rispetto alla natura dell’istituto, si tenterà di fornire una ricostruzione coerente della disciplina applicabile alle diverse ipotesi in cui gli accordi presentino profili di disfunzionalità.
Infine, si tenterà di fornire una ricostruzione del rapporto tra il vincolo permanente al perseguimento dell’interesse pubblico e l’inesauribilità del potere amministrativo, da un lato, e le esigenze di stabilità, certezza e tutela del legittimo affidamento dei privati, dall’altro.
Nell’analisi di queste tematiche si farà sempre riferimento alla giurisprudenza, per cercare di stabilire se sia individuabile una direzione prevalente della stessa rispetto alle citate esigenze confliggenti.

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