AUTORE:
Danilo Idda
ANNO ACCADEMICO: 2015
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Sassari
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La tesi proposta è incentrata sul confronto tra le giurisprudenze della Corte EDU e della Corte Suprema USA in materia di esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici. L'argomento è stato scelto come tematica di confronto in quanto, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito ad una accresciuta visibilità dei simboli religiosi negli spazi pubblici in virtù di una serie di fattori, come l’intensificazione dei flussi migratori e la rapidità degli spostamenti che offre l’odierna tecnologia dei trasporti.
Il confronto che a riguardo viene proposto ha come base di partenza la distinzione dottrinale che è stata effettuata tra spazio pubblico “informale” e spazio pubblico “istituzionale”. Il primo consiste in quel luogo nel quale vengono dibattuti problemi di interesse generale e prende forma un vero e proprio discorso pubblico (una strada o una piazza pubblica); il secondo è quel luogo in cui le autorità nazionali svolgono una attività di pubblico interesse ed operano scelte vincolanti per tutti (un tribunale o una scuola).
La differenza non è di poco conto, in quanto ha il pregio di sottolineare come il luogo in cui si trova un simbolo religioso non è irrilevante. Un conto infatti è una rappresentazione simbolica esposta in un aula di tribunale o in una scuola, spazi pubblici istituzionali in cui un soggetto è obbligato a recarsi se vuole ottenere giustizia o se vuole ricevere l’istruzione e nei quali la presenza del simbolo religioso può far pensare che l’amministrazione pubblica non sia imparziale ma sia influenzata da precetti religiosi nello svolgimento della sua attività; un altro conto invece è la stessa rappresentazione simbolica esposta in una strada o in una piazza, spazi pubblici informali in cui un soggetto può anche non accedere se vuole evitare di vedere il simbolo e nel quale non sussisterebbe il pericolo di ritenere che la presenza dello stesso simbolo faccia automaticamente pensare che l’amministrazione pubblica sia in diretto contatto con la religione.
Da questa base di partenza, la tesi propone una accurata analisi della giurisprudenza della Corte EDU prima e della Corte Suprema USA al fine di perseguire due obiettivi collegati l’uno con l’altro. Il primo è quello di dimostrare che entrambe le giurisprudenze, in linea generale, hanno stretto i confini entro cui l’esposizione simbolica nei “luoghi pubblici istituzionali” viene ritenuta conforme con il diritto alla libertà di religione ed hanno invece manifestato l’intenzione di dare maggiore respiro all’esercizio della stessa libertà di religione nell’ambito dei “luoghi pubblici informali”. Il secondo obiettivo è quello di dimostrare che, nonostante le eguali tendenze mostrate da entrambe le Corti, la differenza di trattamento dell’esposizione simbolica non è stata effettuata seguendo le medesime linee direttrici, a causa del differente contesto giuridico e culturale in cui esercitano la rispettiva funzione giurisdizionale.
Il confronto che a riguardo viene proposto ha come base di partenza la distinzione dottrinale che è stata effettuata tra spazio pubblico “informale” e spazio pubblico “istituzionale”. Il primo consiste in quel luogo nel quale vengono dibattuti problemi di interesse generale e prende forma un vero e proprio discorso pubblico (una strada o una piazza pubblica); il secondo è quel luogo in cui le autorità nazionali svolgono una attività di pubblico interesse ed operano scelte vincolanti per tutti (un tribunale o una scuola).
La differenza non è di poco conto, in quanto ha il pregio di sottolineare come il luogo in cui si trova un simbolo religioso non è irrilevante. Un conto infatti è una rappresentazione simbolica esposta in un aula di tribunale o in una scuola, spazi pubblici istituzionali in cui un soggetto è obbligato a recarsi se vuole ottenere giustizia o se vuole ricevere l’istruzione e nei quali la presenza del simbolo religioso può far pensare che l’amministrazione pubblica non sia imparziale ma sia influenzata da precetti religiosi nello svolgimento della sua attività; un altro conto invece è la stessa rappresentazione simbolica esposta in una strada o in una piazza, spazi pubblici informali in cui un soggetto può anche non accedere se vuole evitare di vedere il simbolo e nel quale non sussisterebbe il pericolo di ritenere che la presenza dello stesso simbolo faccia automaticamente pensare che l’amministrazione pubblica sia in diretto contatto con la religione.
Da questa base di partenza, la tesi propone una accurata analisi della giurisprudenza della Corte EDU prima e della Corte Suprema USA al fine di perseguire due obiettivi collegati l’uno con l’altro. Il primo è quello di dimostrare che entrambe le giurisprudenze, in linea generale, hanno stretto i confini entro cui l’esposizione simbolica nei “luoghi pubblici istituzionali” viene ritenuta conforme con il diritto alla libertà di religione ed hanno invece manifestato l’intenzione di dare maggiore respiro all’esercizio della stessa libertà di religione nell’ambito dei “luoghi pubblici informali”. Il secondo obiettivo è quello di dimostrare che, nonostante le eguali tendenze mostrate da entrambe le Corti, la differenza di trattamento dell’esposizione simbolica non è stata effettuata seguendo le medesime linee direttrici, a causa del differente contesto giuridico e culturale in cui esercitano la rispettiva funzione giurisdizionale.