AUTORE:
Giulia Francescon
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą Commerciale Luigi Bocconi di Milano
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La perizia psichiatrica è un mezzo di prova disciplinato dal Codice di procedura penale, disposto d’ufficio o a richiesta di parte (si parla in questo caso di consulenza) qualora risulti necessario accertare la mancanza – totale o parziale o meno – della capacità di intendere e di volere del presunto reo al momento della condotta antigiuridica.
È un accertamento fondamentale per il giudizio penale, perché ai sensi degli artt. 88 e 89 c.p. la responsabilità è esclusa se l’agente, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità mentale, privo di tale capacità, mentre persiste la responsabilità, ma con una riduzione di pena, se tale capacità risulta scemata grandemente. Attraverso il seguente elaborato si è voluto analizzare compiutamente la delicata circostanza nella quale il magistrato, per sopperire a proprie lacune tecnico-scientifiche, è chiamato a nominare un perito (il più delle volte medico psichiatra) che possa fornirgli preziose – e talora indispensabili – conoscenze per decidere in merito all’imputabilità e alla pericolosità sociale dell’indagato ed eventualmente imputato in un procedimento penale.
Nel corso dello svolgimento di tale tematica, ci si è soffermati in particolar modo sulla necessaria ma al contempo problematica interazione tra scienza e diritto, tra costrutti medici e categorie giuridiche, il cui apice si manifesta nella seconda fase dell’accertamento del vizio di mente, ossia nella dimensione “normativa”, in cui è necessario accertare la presenza del nesso eziologico tra il disturbo mentale e la compromissione dell’intelletto e della volontà (ossia tradurre in termini giuridici la diagnosi nosografica psichiatrica). L’avvento delle neuroscienze ha interessato notevolmente l’istituto della perizia psichiatrica, rendendola il mezzo deputato al loro ingresso nel processo penale. Le neuroscienze presentano come oggetto di indagine la correlazione tra il substrato neuronale e il comportamento umano ed hanno evidenti riscontri nel diritto penale, soprattutto in tema di accertamento dell’imputabilità. Dopo aver descritto le più importanti tecniche di neuroimaging e le straordinarie scoperte da esse veicolate, ci si è impegnati a spiegare come tali risultanze, se opportunatamente valutate, possano costituire validi mezzi di prova nel processo penale, riportando e analizzando i casi giurisprudenziali più rilevanti.
È un accertamento fondamentale per il giudizio penale, perché ai sensi degli artt. 88 e 89 c.p. la responsabilità è esclusa se l’agente, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità mentale, privo di tale capacità, mentre persiste la responsabilità, ma con una riduzione di pena, se tale capacità risulta scemata grandemente. Attraverso il seguente elaborato si è voluto analizzare compiutamente la delicata circostanza nella quale il magistrato, per sopperire a proprie lacune tecnico-scientifiche, è chiamato a nominare un perito (il più delle volte medico psichiatra) che possa fornirgli preziose – e talora indispensabili – conoscenze per decidere in merito all’imputabilità e alla pericolosità sociale dell’indagato ed eventualmente imputato in un procedimento penale.
Nel corso dello svolgimento di tale tematica, ci si è soffermati in particolar modo sulla necessaria ma al contempo problematica interazione tra scienza e diritto, tra costrutti medici e categorie giuridiche, il cui apice si manifesta nella seconda fase dell’accertamento del vizio di mente, ossia nella dimensione “normativa”, in cui è necessario accertare la presenza del nesso eziologico tra il disturbo mentale e la compromissione dell’intelletto e della volontà (ossia tradurre in termini giuridici la diagnosi nosografica psichiatrica). L’avvento delle neuroscienze ha interessato notevolmente l’istituto della perizia psichiatrica, rendendola il mezzo deputato al loro ingresso nel processo penale. Le neuroscienze presentano come oggetto di indagine la correlazione tra il substrato neuronale e il comportamento umano ed hanno evidenti riscontri nel diritto penale, soprattutto in tema di accertamento dell’imputabilità. Dopo aver descritto le più importanti tecniche di neuroimaging e le straordinarie scoperte da esse veicolate, ci si è impegnati a spiegare come tali risultanze, se opportunatamente valutate, possano costituire validi mezzi di prova nel processo penale, riportando e analizzando i casi giurisprudenziali più rilevanti.