AUTORE:
Erika Brinoni
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Roma Tor Vergata
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
A partire da un'analisi del quadro generale sulla normativa circa la prevenzione del fenomeno corruttivo nel nostro ordinamento giuridico e da un attento esame dei rischi di natura corruttiva che contraddistinguono il settore degli appalti pubblici, con il presente lavoro di tesi si vuole approfondire la tematica dell’anticorruzione circa queste due figure, esaminando quelle che sono le problematiche più rilevanti circa il fenomeno corruttivo e le misure di contrasto a tale fenomeno che il legislatore ha di volta in volta predisposto.
In questo senso, la normativa emanata durante il periodo emergenziale ha effettuato numerose semplificazioni e, da una prima lettura delle stesse, sono nati gli spunti di riflessione circa questo tema.
Tra i sistemi di scelta del contraente all’interno dei contratti pubblici si è scelto di analizzare la procedura negoziata, la quale rappresenta una delle procedure di aggiudicazione degli appalti che da molto tempo è oggetto di riflessioni in ragione della particolare discrezionalità a carico della pubblica amministrazione e delle numerose pronunce giurisprudenziali che la rendono protagonista. Tale procedura si è notato non avvenire sempre sulla base dei principi di imparzialità, merito e concorrenzialità che sono a fondamento delle procedure di aggiudicazione, ma spesso su accordi illeciti che finiscono per scardinare completamente il sistema. Non solo, i presupposti per poter esperire tale procedura diventano spesso dei modi per aggirare le regole ed arrivare ad un risultato sicuramente più celere, ma privo della legalità su cui deve basarsi l’agire amministrativo. Gli stessi presupposti con i quali è possibile esperire la procedura negoziata sono stati studiati ed esaminati con il fine di porre attenzione sulle disfunzioni che li contraddistinguono. Non è raro veder eludere i principi della trasparenza e della legalità dell’azione amministrativa in ragione di esigenze spesso non veritiere di urgenza o emergenza oppure in relazione a problemi organizzativi che generano altre problematiche, tra cui il fenomeno del lock-in. Insieme a queste problematiche, uno dei temi su cui si è posta maggiormente l’attenzione all’interno della procedura negoziata è l’applicazione e la regolamentazione del principio di rotazione.
Il rischio di natura corruttiva si annida anche nella fase di esecuzione del contratto pubblico: il riferimento è all'istituto del subappalto.
Tale figura contrattuale non è esente da riflessioni circa la sua applicazione pratica, in quanto spesso il legislatore ha apposto delle misure anticorruttive piuttosto stringenti per cercare di evitare che tale strumento divenisse un mezzo per ottenere commesse pubbliche in completa disconnessione con i principi che orientano il diritto amministrativo. Oggetto della riflessione circa il subappalto, nel capitolo ad esso dedicato è, in primis, il limite alla quota subappaltabile, una misura anticorruttiva sorta per scongiurare fenomeni di infiltrazioni criminali nelle commesse pubbliche e che recentemente ha subìto una imponente modifica. Insieme ad essa, le riflessioni circa l’abrogazione dell’obbligo di indicazione della terna dei subappaltatori - altra misura anticorruttiva controversa - e, a seguire, uno sguardo ai fini anticorruttivi vi è anche sulla natura dell’autorizzazione al subappalto nel diritto amministrativo, seguita dalle misure applicative che caratterizzano i contratti similari che il legislatore ha negli anni predisposto e, successivamente, le nuove misure incardinate e pensate alla luce del periodo emergenziale.
Lo scopo della trattazione non è quello di passare al vaglio tutte le misure specifiche legate ad attività di dettaglio tipiche del settore degli appalti pubblici, ma quello di individuare e fornire un quadro generale delle misure anticorruttive poste dal legislatore all’interno della disciplina della procedura negoziata e del subappalto. Per far ciò, si è sviluppata la presente trattazione, sulla base dell’analisi delle pronunce giurisprudenziali ad esse relative e di testi e documenti, in particolare prendendo a riferimento, come punto di partenza, lo studio delle fasi di processo oggetto dei Piani Nazionali Anticorruzione dell’ANAC, che hanno riscontrato e rilevato molteplici irregolarità e che, in ragione di questo, presentano queste due figure come le più permeabili al rischio di corruzione.
In questo senso, la normativa emanata durante il periodo emergenziale ha effettuato numerose semplificazioni e, da una prima lettura delle stesse, sono nati gli spunti di riflessione circa questo tema.
Tra i sistemi di scelta del contraente all’interno dei contratti pubblici si è scelto di analizzare la procedura negoziata, la quale rappresenta una delle procedure di aggiudicazione degli appalti che da molto tempo è oggetto di riflessioni in ragione della particolare discrezionalità a carico della pubblica amministrazione e delle numerose pronunce giurisprudenziali che la rendono protagonista. Tale procedura si è notato non avvenire sempre sulla base dei principi di imparzialità, merito e concorrenzialità che sono a fondamento delle procedure di aggiudicazione, ma spesso su accordi illeciti che finiscono per scardinare completamente il sistema. Non solo, i presupposti per poter esperire tale procedura diventano spesso dei modi per aggirare le regole ed arrivare ad un risultato sicuramente più celere, ma privo della legalità su cui deve basarsi l’agire amministrativo. Gli stessi presupposti con i quali è possibile esperire la procedura negoziata sono stati studiati ed esaminati con il fine di porre attenzione sulle disfunzioni che li contraddistinguono. Non è raro veder eludere i principi della trasparenza e della legalità dell’azione amministrativa in ragione di esigenze spesso non veritiere di urgenza o emergenza oppure in relazione a problemi organizzativi che generano altre problematiche, tra cui il fenomeno del lock-in. Insieme a queste problematiche, uno dei temi su cui si è posta maggiormente l’attenzione all’interno della procedura negoziata è l’applicazione e la regolamentazione del principio di rotazione.
Il rischio di natura corruttiva si annida anche nella fase di esecuzione del contratto pubblico: il riferimento è all'istituto del subappalto.
Tale figura contrattuale non è esente da riflessioni circa la sua applicazione pratica, in quanto spesso il legislatore ha apposto delle misure anticorruttive piuttosto stringenti per cercare di evitare che tale strumento divenisse un mezzo per ottenere commesse pubbliche in completa disconnessione con i principi che orientano il diritto amministrativo. Oggetto della riflessione circa il subappalto, nel capitolo ad esso dedicato è, in primis, il limite alla quota subappaltabile, una misura anticorruttiva sorta per scongiurare fenomeni di infiltrazioni criminali nelle commesse pubbliche e che recentemente ha subìto una imponente modifica. Insieme ad essa, le riflessioni circa l’abrogazione dell’obbligo di indicazione della terna dei subappaltatori - altra misura anticorruttiva controversa - e, a seguire, uno sguardo ai fini anticorruttivi vi è anche sulla natura dell’autorizzazione al subappalto nel diritto amministrativo, seguita dalle misure applicative che caratterizzano i contratti similari che il legislatore ha negli anni predisposto e, successivamente, le nuove misure incardinate e pensate alla luce del periodo emergenziale.
Lo scopo della trattazione non è quello di passare al vaglio tutte le misure specifiche legate ad attività di dettaglio tipiche del settore degli appalti pubblici, ma quello di individuare e fornire un quadro generale delle misure anticorruttive poste dal legislatore all’interno della disciplina della procedura negoziata e del subappalto. Per far ciò, si è sviluppata la presente trattazione, sulla base dell’analisi delle pronunce giurisprudenziali ad esse relative e di testi e documenti, in particolare prendendo a riferimento, come punto di partenza, lo studio delle fasi di processo oggetto dei Piani Nazionali Anticorruzione dell’ANAC, che hanno riscontrato e rilevato molteplici irregolarità e che, in ragione di questo, presentano queste due figure come le più permeabili al rischio di corruzione.