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Diritto costituzionale -

Il limite dell'omogeneitą del quesito referendario abrogativo nel corso della giurisprudenza costituzionale

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2015
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Padova
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente lavoro intende analizzare uno dei caratteri dell’istituto del referendum abrogativo, ossia l’omogeneità del quesito referendario così come proposto dai promotori, evidenziando come questo carattere abbia saputo imporsi nelle decisioni di ammissibilità costituzionale in modo via via sempre più rilevante, finanche ad acquisire una peculiare centralità, se non addirittura una vera e propria sovraordinazione gerarchica rispetto a tutti gli altri limiti che assieme ad esso sono stati elaborati dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. Un carattere, quello dell’omogeneità, che nel corso dei decenni ha creato non pochi problemi d’interpretazione, alimentando un acceso dibattito nella dottrina e all’interno della stessa giurisprudenza costituzionale.
Questo elaborato si presta quindi a condurre, tramite un’analisi cronologica delle sentenze di maggior rilievo della Corte costituzionale riguardanti lo specifico argomento dell’omogeneità (e dei suoi derivati) del quesito referendario, un’attenta disamina delle argomentazioni elaborate dalla Consulta che, come vedremo, nell’arco di oltre tre decenni sono spesso complesse e, purtroppo, non sempre perfettamente lineari e coerenti. Si vedrà come le decisioni prese dalla Corte costituzionale in questa materia appaiano, anche agli occhi del più profano tra gli osservatori del diritto, non sempre facilmente prevedibili, ma anzi spesso contraddittorie, nonché prive talvolta di quegli indispensabili caratteri di perentorietà e chiarezza di cui un organo giurisdizionale dovrebbe sempre farsi portatore, con il rischio di far apparire l’intervento della Corte costituzionale dettato anche da motivazioni di opportunità politica, anziché solamente da una mera valutazione giuridica. Com’è intuibile, l’omogeneità del quesito referendario è una materia disciplinata non tanto dalle disposizioni della Costituzione, bensì dalla giurisprudenza costituzionale, e ciò ci consente di individuare il formarsi di un diritto vivente speciale, relativo alle materie più disparate, ed in particolar modo per quanto riguarda i referendum vertenti sulle leggi elettorale.
Si vedrà, infatti, nel corso dell’elaborato, come uno degli argomenti più volte trattati dalle sentenze prese in esame in questa sede sia quello dei referendum elettorali, così come si cercherà di mettere in evidenza quanto possa essere delicata una materia che va a regolare uno dei diritti costituzionalmente garantiti, ossia quel diritto di voto che, ex art. 48 Cost., in un rapporto tra il legislatore rappresentativo e legislatore referendario, ha da sempre riservato aspetti estremamente problematici.
Saranno quindi esposti, nell’ordine, un primo capitolo di premessa, in cui si analizzeranno i passaggi più significativi della sentenza della Corte costituzionale che, nel 1978, ha avuto il merito di introdurre, per la prima volta, il limite dell’omogeneità. Da questa necessaria base di partenza, si andrà poi ad introdurre la successiva analisi del percorso giurisprudenziale della Corte, un percorso che sarà affrontato cronologicamente e dettagliatamente in un secondo capitolo, che rappresenterà il cuore dell’elaborato. In questa sede, si andranno ad analizzare le sentenze che più hanno toccato il tema del carattere dell’omogeneità del quesito referendario. A ciascuna di queste “sentenze-tappa” sarà dedicato un paragrafo, eventualmente dotato di sottoparagrafi che ne indicheranno le peculiarità o le novità apportate nel panorama giuridico giurisprudenziale, unite alle critiche dottrinali che di volta in volta, per la verità, non sono mancate. Si vedrà dunque come, nonostante siano passati più di trent’anni dalla sentenza leading del 1978, l’omogeneità resti tuttora un limite essenziale tutt’altro che superato, ma ancora estremamente attuale, sebbene abbia subito una significativa “evoluzione” dalla sua formulazione originaria, poiché adattato di volta in volta alle situazioni concrete, in un modo mutevole a tal punto che la dottrina non ha esitato a definire “camaleontico”. Nel corso della tesi, a proposito del rapporto tra referendum e diritto di voto sancito dall’art. 48 Cost., ci si domanderà se la dilatazione dei poteri della Corte nel giudizio di ammissibilità del referendum abrogativo, introdotta fin dalla sentenza del Paladin del 1978, si possa tradurre dall’altra parte in una possibile compressione del diritto di voto stesso: potrebbe esservi un effettivo pericolo di sacrificio di valori di stampo costituzionale? Ad un tale quesito si cercherà di dare una risposta, per quanto la materia qui analizzata si sia evoluta, nel corso della giurisprudenza costituzionale, in maniera alquanto altalenante, e sia caratterizzata da un’opinione dottrinale tutt’altro che conforme.

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