AUTORE:
Tiziana Gammino
ANNO ACCADEMICO: 2017
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea (vecchio ordinamento)
ATENEO: Universitą degli Studi di Bari
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Questo mio lavoro è il risultato di uno studio appassionato di quello che ritengo essere il ramo più delicato di ogni ordinamento giuridico. Imbattersi nel mondo delle norme di natura penale non è mai cosa semplice, atteso che qui più che altrove qualcuno ha detto che occorrerebbe, per avvicinarsi al significato che di queste è proprio e correttamente applicarle, la precisione “del bilancino da gioielliere” e, aggiungerei io, di un buon gioielliere, perché una norma penale, nelle mani di un grossolano interprete, di un poco rispettoso dei principi garantistici avventore di turno, è in grado di provocare danni irreparabili. Il caso ha voluto che mi avvicinassi a questa materia attraverso la guida di un grande Maestro, che per la passione con cui me l’ha insegnata, la pazienza con cui ha saputo rendere intelligibili anche gli istituti più complessi, mi ha dato la possibilità di completare il mio percorso di studi concentrandomi su un lavoro a cui mi sono dedicata con indefessa energia e, al contempo, con quella passione che non sarei capace di imprimere altrove. Il mio interesse si è rivolto al tema dell’imputabilità e della capacità di intendere e di volere, tema che ho scelto perché ho ritenuto, più di altri, di estremo interesse per i risvolti immediatamente pratici che presenta e di notevole implicazione rispetto anche a tutta una serie di altri istituti giuridici penali di non trascurabile rilevanza, al fine di comprenderne chiaramente contorni e contenuto e quelle sottili linee di confine che fanno una imprescindibile differenza. In questo mio lavoro ho inteso evidenziare, con l’ausilio della dottrina più accreditata e della giurisprudenza più sensibile ed attenta, cosa s’intende quando si parla di imputabilità: la capacità d’intendere e di volere che cos’è, in realtà? Capacità di diritto penale o dobbiamo spostarci su un piano d’indagine ulteriore? Imputabilità e capacità d’intendere e volere sono due facce della stessa medaglia oppure no? Chi è imputabile è capace d’intendere e di volere e chi è capace d’intendere e di volere è imputabile o dietro l’art. 85 c.p. si nasconde un’interpretazione più profonda? E ancora: qual è la relazione tra l’art. 85 c.p. e artt. come l’art. 90 o l’art. 92 che, pur facendo riferimento a condizioni in cui chiunque negherebbe la presenza, in chi agisce sotto la spinta di stati emotivi e passionali o in stato di ubriachezza volontaria, colposa o preordinata, di facoltà che lo rendono capace di intelligere e volere, propongono una soluzione che va in senso opposto? Qual è la relazione che intercorre tra colpevolezza ed imputabilità? Cosa presuppone cosa? Possono essere qualificati come colpevoli solo i soggetti imputabili o è del colpevole che si dovrà accertare, poi, l’imputabilità? E a latere delle questioni preliminari summenzionate, appassionata è stata la mia indagine sul necessario rapporto tra il diritto penale e le scienze psichiatriche, la psicologia, la sociologia, la criminologia nel tentativo di comprendere che cosa l’ordinamento giuridico penale si aspetti da un soggetto capace d’intendere e di volere per poterlo qualificare imputabile o semi-imputabile. Si può ben comprendere come, già solo sfiorando il tema, si schiuda ai nostri occhi ed alle nostri menti un mondo immenso, fatto di labirintiche aggrovigliate implicazioni di non semplice risoluzione e che tanti interrogativi sono in grado di sollevare. Mi auguro di cuore che questo mio modesto lavoro sia in grado di ricompensare anche solo in minima parte la fiducia del mio Maestro, la pazienza con cui mi ha guidata, la passione per lo studio di questa materia che ha saputo trasmettermi.