AUTORE:
Marco Falciano
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Ferrara
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il bracconaggio ittico attuato in acque interne è un fenomeno predatorio, realizzato prevalentemente da cittadini di origine Est Europea con attrezzi e tecniche illegali e altamente impattanti per l'ecosistema, come reti a tramaglio chilometriche, corrente elettrica, o veleni.
I gruppi di bracconieri agiscono organizzati in vere e proprie organizzazioni, simili a clan, ognuno dei quali conta dai 5 ai 15 individui, in media, dediti ogni notte alla pesca illegale, nei principali fiumi del Nord e del Centro Italia.
Le regioni colpite sono prevalentemente Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio, mentre all'estero il medesimo fenomeno è conosciuto in Francia e Inghilterra.
Nel 2012 si potevano contare più di 35 squadre di bracconieri attive, solo tra le province di Ferrara, Rovigo e Ravenna (circa 400 individui), che realizzavano un traffico illecito del pesce, del fatturato stimato a circa 20.000 euro a settimana, per ogni singola squadra.
Ogni azione di pesca di frodo permette di catturare anche oltre 20 quintali di pescato irregolare, che viene poi rivenduto nei paesi dell'Est, soprattutto in Romania, Ungheria e Polonia, a 6-8 euro al chilogrammo.
Nel caso i prodotti arrivino in pessime condizioni, sono inseriti nel circuito della mangimistica animale. I mezzi di trasporto registrati nella nostra provincia ed utilizzati per garantire questo traffico illecito del pesce sono stati censiti e superano le 200 unità, si tratta soprattutto di furgoni tipo Ducato, dotati o meno di cella frigo, a seconda della funzione cui sono destinati.
A seguito dell'attività distruttiva dei bracconieri del pesce, che per anni hanno operato impunemente, ostacolati solo da normative regionali che prevedevano blande sanzioni amministrative a repressione delle condotte illecite, l'Università di Scienze Biologiche di Ferrara ha riscontrato un depauperamento della fauna ittica presente nei nostri corsi d'acqua del 30 % rispetto a pochi anni prima dell'arrivo di quest'organizzazione.
La tesi ripercorre aspetti del diritto amministrativo ambientale, nella fattispecie specifica la normativa regionale vigente in materia di pesca e quella nazionale in tema di tutela delle acque e danno ambientale; approfondisce aspetti del diritto penale ambientale, c.d. ecoreati, e opera un'approfondita analisi dell'art. 40 L. 154/2016 che ha introdotto, per la prima volta nel nostro ordinamento, il reato di bracconaggio ittico in acque interne.
I gruppi di bracconieri agiscono organizzati in vere e proprie organizzazioni, simili a clan, ognuno dei quali conta dai 5 ai 15 individui, in media, dediti ogni notte alla pesca illegale, nei principali fiumi del Nord e del Centro Italia.
Le regioni colpite sono prevalentemente Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio, mentre all'estero il medesimo fenomeno è conosciuto in Francia e Inghilterra.
Nel 2012 si potevano contare più di 35 squadre di bracconieri attive, solo tra le province di Ferrara, Rovigo e Ravenna (circa 400 individui), che realizzavano un traffico illecito del pesce, del fatturato stimato a circa 20.000 euro a settimana, per ogni singola squadra.
Ogni azione di pesca di frodo permette di catturare anche oltre 20 quintali di pescato irregolare, che viene poi rivenduto nei paesi dell'Est, soprattutto in Romania, Ungheria e Polonia, a 6-8 euro al chilogrammo.
Nel caso i prodotti arrivino in pessime condizioni, sono inseriti nel circuito della mangimistica animale. I mezzi di trasporto registrati nella nostra provincia ed utilizzati per garantire questo traffico illecito del pesce sono stati censiti e superano le 200 unità, si tratta soprattutto di furgoni tipo Ducato, dotati o meno di cella frigo, a seconda della funzione cui sono destinati.
A seguito dell'attività distruttiva dei bracconieri del pesce, che per anni hanno operato impunemente, ostacolati solo da normative regionali che prevedevano blande sanzioni amministrative a repressione delle condotte illecite, l'Università di Scienze Biologiche di Ferrara ha riscontrato un depauperamento della fauna ittica presente nei nostri corsi d'acqua del 30 % rispetto a pochi anni prima dell'arrivo di quest'organizzazione.
La tesi ripercorre aspetti del diritto amministrativo ambientale, nella fattispecie specifica la normativa regionale vigente in materia di pesca e quella nazionale in tema di tutela delle acque e danno ambientale; approfondisce aspetti del diritto penale ambientale, c.d. ecoreati, e opera un'approfondita analisi dell'art. 40 L. 154/2016 che ha introdotto, per la prima volta nel nostro ordinamento, il reato di bracconaggio ittico in acque interne.