Sicuramente non è sempre semplice lavorare e confrontarsi quotidianamente con più persone. Non è raro infatti, che i confronti tra colleghi facciano nascere delle ostilità che possono portare, nei casi estremi, a veri e propri scontri fisici.
Ma cosa succede nel caso di lite violenta tra colleghi? Scatta immediatamente il licenziamento per tutti?
Per quanto riguarda il lavoratore subordinato, le regole da rispettare possono variare in base al settore in cui lavora e alla tipologia di contratto con cui è stato assunto. Tuttavia, vi sono dei doveri di carattere generale che valgono per qualsiasi lavoratore. Si pensi ai doveri di diligenza, di obbedienza, di fedeltà e così via.
In caso di mancato rispetto di questi doveri o nel caso commetta altre violazioni, il lavoratore dipendente può subire delle conseguenze sul piano disciplinare.
Il lavoratore, infatti, è sottoposto al potere disciplinare del datore di lavoro, ossia il potere (attribuito “al capo”) di punire il lavoratore e contestare il suo operato in caso ponga in essere comportamenti scorretti, cc.dd. illeciti disciplinari.
In questo caso, viene avviato nei confronti del lavoratore un vero e proprio procedimento, il quale comincia con l’invio al dipendente di una lettera di addebito (o di richiamo) disciplinare.
Con questo atto il datore di lavoro contesta al dipendente un comportamento scorretto, rilevante da un punto di vista disciplinare, nonché lo invita a presentare le proprie giustificazioni.
Il lavoratore, di contro, ha la possibilità di difendersi e di esporre all’azienda la propria versione dei fatti.
Nel caso il procedimento disciplinare si concluda negativamente per il lavoratore, il datore potrà applicare alcune sanzioni tra quelle consentite dalla legge. Le sanzioni sono:
- l’ammonizione verbale: si tratta di un semplice rimprovero orale;
- l’ammonizione scritta: qui il rimprovero al lavoratore viene irrogato in forma scritta;
- la multa: con questa sanzione viene trattenuta dalla busta paga del lavoratore una somma di denaro, che corrisponde fino a un massimo di 3 ore di lavoro;
- la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione: tale sanzione può durare al massimo 10 giorni e prevede l’allontanamento del lavoratore dal posto di lavoro e una sospensione dello stipendio nei giorni di fermo;
- licenziamento disciplinare: questa è la sanzione estrema con cui il lavoratore, per la gravità del suo comportamento, perde definitivamente il posto di lavoro.
Per sapere se, in caso di lite tra colleghi, scatta il licenziamento, si deve guardare ai contratti collettivi nazionali di lavoro e ai regolamenti disciplinari delle varie aziende.
Solo dalla lettura degli stessi, infatti, è possibile capire quali comportamenti sono considerati illeciti e quali sanzioni disciplinari vanno applicate per chi pone in essere questo tipo di violazioni.
Per fare un esempio, il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici prevede espressamente, in caso di rissa all’interno dello stabilimento, il licenziamento dei dipendenti coinvolti.
Anche la Suprema Corte si è pronunciata sull’argomento con la sentenza del 4 aprile 2017, n. 8710.
La Cassazione civile ha stabilito che, ai fini del licenziamento disciplinare, in caso di lite violenta tra colleghi, occorre necessariamente individuare chi sia stato il responsabile dell’episodio e chi abbia dato il via all’epilogo violento.
Quindi, quella del licenziamento in caso di lite violenta non è una sanzione valida per tutti i dipendenti che si sono trovati nel mezzo dell’alterco, ma riguarderà solo ed esclusivamente il responsabile della rissa stessa.