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Pensione anticipata, sarà più difficile andare in pensione in anticipo nel 2025: ecco tutte le novità e le misure

Pensione anticipata, sarà più difficile andare in pensione in anticipo nel 2025: ecco tutte le novità e le misure
Incerta la sopravvivenza delle misure di flessibilità che consentono di smettere di lavorare in anticipo
È ufficiale: anche nel 2025 l’età pensionabile non subirà modifiche dal momento che la variazione delle speranze di vita non è stata sufficiente da giustificare un incremento dell’età pensionabile.

Pertanto:
> per la pensione di vecchiaia occorre avere compiuto 67 anni di età e 20 anni di contributi, mentre nel caso dell’opzione riservata ai contributivi puri sono richiesti i 71 anni di età e 5 anni di contributi;
> per la pensione anticipata, il requisito resta di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Non è richiesta un’età minima, a differenza di quanto invece previsto per l’opzione contributiva della pensione anticipata che si raggiunge a 64 anni di età, 20 anni di contributi e un trattamento previdenziale pari ad almeno 3 volte il valore dell’Assegno sociale (con riduzioni previste per le lavoratrici madri di figli).

Sarà ancora possibile andare in pensione anticipatamente?
In deroga alle regole introdotte con la Legge Fornero, sono state introdotte delle micro riforme che hanno permesso di introdurre una certa flessibilità nel sistema previdenziale. Sono stati tutelati in particolare quanti eseguono dei lavori gravosi e altre categorie più fragili.
Quota 103 (l’uscita con 62 anni d’età e 41 di contributi) in versione penalizzata, ovvero con il ricalcolo contributivo dell’assegno e un tetto all’importo del trattamento, si esaurirà il 31 dicembre, alla fine del 2024. E, sempre alla fine dell’anno, scadranno anche l’Ape Sociale (63 anni e 5 mesi di età, 30 o 36 anni di contributi a seconda del profilo di appartenenza) e Opzione Donna (61 anni di età e 35 anni di contributi). Bisognerà attendere la legge di Bilancio 2025 per capire se il governo recupererà risorse per confermare queste misure: di conseguenza, così come fatto con l’ultima manovra, il governo potrebbe introdurre nuove limitazioni, ritardando il pensionamento ai beneficiari.
Quanto all’importo dell’assegno previdenziale nel biennio 2025-2026, per coloro che decideranno di andare in quiescenza dal prossimo anno in poi, sono previste alcune modifiche dei coefficienti di trasformazione, che avranno un impatto direttamente sulla pensione, rendendola - di fatto - meno favorevole per i percipienti. Ricordiamo che i coefficienti di trasformazione impattano in modo diretto sugli importi che arrivano ai beneficiari: l’aggiornamento previsto introdurrà alcune condizioni peggiorative nei confronti di quanti dovranno andare in quiescenza dal prossimo anno. Le novità sono state determinate dall’incremento delle aspettative di vita.

E per le pensioni minime quali cambiamenti per il 2025?

La pensione minima viene rivalutata ogni anno sulla base dell’inflazione. Per il 2025 la percentuale stimata è pari all’1,6%, il che significa che la soglia minima potrebbe salire di 9,57 euro, arrivando così a 608,18 euro (7.906 euro circa l’anno). Va anche detto, però, che il Governo dovrà sciogliere le riserve sulla possibilità di confermare anche la rivalutazione straordinaria del 2,7%, visto che le risorse stanziate sono appena sufficienti per il 2024.
Sarà, quindi, necessario intervenire se si vuole portare la minima a circa 625 euro; in caso contrario l’importo sarebbe persino più basso rispetto a quello attuale.

Intanto la buona notizia è che il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dopo la conferenza stampa di presentazione del Documento di Economia e Finanze (DEF) 2024, ha annunciato che il Governo farà il possibile per portare le pensioni minime dai 614,77 euro netti attuali a 1000 euro al mese, già dal 1° gennaio 2025.
Questa scelta politica, invero, era stata annunciata anche nel 2023 ma, alla fine, per motivi economici, l’Esecutivo era stato costretto a rinunciarvi.


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