Dopo anni e anni in cui la routine lavorativa ci ha scandito le giornate, ci troviamo spaesati, senza più un reddito e con l’età pensionabile ancora un po' distante.
Senza scervellarsi ulteriormente, e senza tirarla troppo a lungo, diciamo subito che ci sono dei ganci cui appigliarsi e che potrebbero, in taluni casi, aiutarci a percorrere quel pezzo che manca ai famosi 67 anni.
Come sempre accade, bisogna valutare caso per caso e vedere quali sono i requisiti richiesti per poterne usufruire.
Della Naspi abbiamo parlato già altre volte e dunque sappiamo che si tratta di una indennità mensile, riconosciuta (dietro domanda) a chi ha perso involontariamente il lavoro. L’indennità, lo sottolineiamo, spetta a chi il lavoro l'ha perso - ed è quindi disoccupato - e non a chi è inoccupato.
La Naspi è già un primo strumento che potrebbe dunque aiutarci nel caso in cui, dopo tanti anni di lavoro, quest’ultimo fosse venuto involontariamente a mancare.
Oltre alla Naspi c’è poi il bonus disoccupati (o meglio, SaR, ovvero Sostegno al Reddito) per tutti quei lavoratori che si trovino disoccupati e che in precedenza erano stati assunti con uno o più contratti in somministrazione a tempo determinato o indeterminato, o anche in apprendistato.
Ma qui, ora, non vogliamo parlare degli strumenti di tutela a sostegno del reddito, pur utilissimi e fondamentali: vogliamo capire se c’è un modo per avere l’agognata pensione pur trovandosi disoccupati.
Questo modo c’è e si chiama Ape Sociale.
Si tratta proprio di quello strumento che un po' tutti sogniamo: il gancio cui aggrapparsi e che ci può traghettare fino all’età prevista della pensione di vecchiaia (67 anni, secondo la legge attualmente in vigore).
La misura è rivolta a tutti coloro che:
- siano in stato di disoccupazione (integralmente conclusa da almeno tre mesi) a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
- siano caregiver che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità;
- abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%.
La legge di bilancio 2024 ha aumentato di 5 mesi l’età anagrafica per poter usufruire dell’ Ape Sociale: non più 63 anni, ma dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, bisognerà aver compiuto 63 anni e 5 mesi.
Inoltre chi presenta domanda nel 2024 non potrà più cumulare la prestazione con redditi da lavoro dipendente o autonomo, con la sola esclusione del lavoro autonomo occasionale nei limiti di 5.000 € annui.
La prestazione che si ottiene con lo strumento Ape Sociale consiste in un sussidio mensile, d'importo massimo di 1.500 euro lordi al mese, a carico dello Stato sino, per l’appunto, al conseguimento dei 67 anni. Chi ottiene la certificazione al diritto può presentare domanda di accesso anche successivamente al 31 dicembre 2024, a prescindere da una eventuale ulteriore proroga della sperimentazione.
Ricordiamo infine che i soggetti interessati al beneficio potranno presentare istanza di riconoscimento delle condizioni di accesso entro tre date ben precise, scandite nel corso dell’anno 2024: la prima è scaduta il 31 marzo, la seconda scade 15 luglio e la terza, il 30 novembre. L’Inps dovrà comunicare l’esito dell’istruttoria rispettivamente entro il 30 giugno; il 15 ottobre e il 31 dicembre 2024.
La prestazione, precisa l’Istituto, “decorre dal primo giorno del mese successivo alla domanda di trattamento, previa cessazione dell’attività di lavoro dipendente, autonomo e parasubordinato, svolta in Italia o all’estero”. Per tutti i soggetti interessati, la decorrenza del trattamento non potrà essere, comunque, anteriore al 1° febbraio 2024.
Se dunque hai perso il lavoro non per tua volontà, hai 63 e 5 mesi e almeno 30 anni di contributi, potresti avere con Ape Sociale una pensione ponte fino ad ottenere quella di vecchiaia, compiuti i 67 anni.