Il nuovo piano prevede un impegno significativo da parte dell’Ue in vari ambiti, incidendo direttamente sulle singole economie dei vari Paesi membri dell’Ue.
Vediamo analiticamente cosa prevede il piano e quali saranno le conseguente effettive per l'Italia.
Il primo obiettivo dell’Unione Europea è ridurre le varie fonti di inquinamento atmosferico, cercando di limitare l'utilizzo di fonti energetiche particolarmente inquinanti.
A tale scopo, il nuovo Management Plan mira ad introdurre il Fisco nell'ambito del Green Deal Europeo.
La finalità è aumentare le tasse per l'impiego di fonti energetiche inquinanti, promuovendo quindi l'uso di risorse energetiche più sostenibili a livello ambientale e di consumi.
Tra le novità, spicca quella relativa al “Carbon border adjustment mechanism (Cbam)”. Si tratta di un sistema che prevede la tassazione sulle emissioni di carbonio. Esso, in particolare, impone alle aziende che importano prodotti da Paesi non europei di dichiarare le emissioni dirette di carbonio derivanti dalle merci importate.
Un'altra soluzione per ridurre l'inquinamento ambientale consiste nella tassazione delle attività di estrazione delle risorse naturali.
L'imposta riguarderebbe risorse come l’acqua o i minerali e la finalità è incoraggiare il ricorso a tecniche più ecologiche e con un minor impatto ambientale.
Inoltre, gli introiti derivanti da tali tasse serviranno a predisporre, da parte dei singoli Stati, nuovi fondi e incentivi per incoraggiare le aziende ad utilizzare le energie rinnovabili.
La road map in materia fiscale, inoltre, prevede la possibilità di introdurre una tassazione sui prezzi di trasferimento tra società. Tale novità si inserisce nell’ambito di un pacchetto di riforme legislative volto a modificare la tassazione delle società internazionali.
Per comprendere le incidenze derivanti da tale tassazione, è opportuno fare una premessa.
Spesso infatti le multinazionali svolgono attività commerciali interne, ovvero riguardanti le loro filiali collocate in diversi Paesi dell’Ue: tali attività comprendono il trasferimento di beni o di servizi a livello transfrontaliero.
L'attività in commento, però, spesso può produrre effetti in ordine ai profitti dichiarati dalle società, avendo quindi altresì un impatto sull'ammontare delle tasse da pagare.
Due sono i filoni su cui si focalizza la tassazione in materia di trasferimento dei prezzi.
Il primo obiettivo, infatti, è combattere ogni forma di evasione fiscale. Attraverso i trasferimenti tra le varie filiali, le aziende potrebbero far risultare che alcuni profitti avvengano all'interno di Paesi ove è previsto un regime fiscale più vantaggioso. In questo modo le multinazionali ridurrebbero notevolmente l'ammontare complessivo di imposte da pagare. Tramite quindi l'introduzione di nuove tasse, i vari Stati membri mirano a far sí che i prezzi di trasferimento corrispondano effettivamente al valore dei beni o dei servizi oggetto di trasferimento e che tali trasferimenti non costituiscano un mezzo per eludere il fisco.
Altro obiettivo, altrettanto importante, è garantire il raggiungimento di elevati standard di lealtà in materia di concorrenza.
La prassi dei trasferimenti transfrontalieri, infatti, è potenzialmente idonea a distorcere il corretto funzionamento dei mercati, fornendo alle aziende che operano in tal senso dei vantaggi competitivi importanti. Eludendo le imposte, infatti, le stesse sarebbero gravate da una minore tassazione, con un conseguente minor esborso economico complessivo. Ciò ovviamente andrebbe a detrimento delle aziende che non ricorrono a tali metodi, le quali invece pagherebbero molte più tasse, subendo quindi svantaggi economici importanti.
Altra novità riguarda l’introduzione dell’Iva digitale. La finalità è rendere più moderno il sistema di determinazione e riscossione dell'imposta, il che determinerebbe una riduzione dei costi per le aziende operanti nel territorio dell'Unione.
Infine, arrivano importanti novità anche in materia doganale, con un pacchetto di riforme finalizzato a fronteggiare il notevole incremento di scambi a livello commerciale.
Vediamo quindi nel dettaglio quali conseguenze e benefici potrebbero derivare dalle novità analizzate per l'Italia.
In primis, per quanto riguarda le riforme in materia ambientale, le stesse imporranno all’Italia un maggior adeguamento alle politiche ambientali comunitarie, il che costituirà una sfida importante per le aziende presenti sul territorio.
Quanto invece alle modifiche in materia fiscale e, in particolare, Iva digitale e transazioni transfrontaliere, le novità andranno ad impattare direttamente sulla politica fiscale italiana, determinando sicuramente un incremento dei profitti derivanti dalle imposte, ma al contempo un onere di adeguamento del sistema fiscale nazionale.
In questo scenario, un ruolo da “protagonista” spetta sicuramente al PNRR e alla sua gestione da parte dell'Italia. Infatti, attaverso i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il nostro Paese dovrà finanziare investimenti importanti in materia ecologica.
In particolare, l'Italia dovrà ridurre le emissioni di carbonio, promuovere l'impiego di energie rinnovabili e incrementare l'efficienza energetica a livello aziendale.
Per fare ciò si potrà ricorrere ad incentivi fiscali, ma soprattutto a sgravi per imprese che scelgono di avviare processi di transizione ecologica, adeguandosi quindi agli obiettivi previsti all'interno del Green Deal Europeo.
Le risorse del PNRR, inoltre, potranno essere impiegate per innovare l'economia nazionale, introducendo sistemi fiscali e doganali più aggiornati, riducendo così i costi di gestione per il Fisco e, al contempo, incrementando le potenziali entrate derivanti dalle tasse.
I fondi del PNRR, infine, potranno essere utilizzati per migliorare la tecnologia e ricorrere a sistemi più innovativi, nonché incrementare l'impiego di energie più pulite e rinnovabili, riducendo così l'utilizzo di risorse ad elevato impatto ambientale.