Ancora una volta la B.C.E. decide un aumento dei tassi di interesse: stavolta l’incremento è dello 0,25%.
A partire da luglio 2022, siamo di fronte al settimo rialzo consecutivo. Il tasso passa, dunque, dal 3,50% al 3,75%.
Sono comprensibili le preoccupazioni in chi ha stipulato, in particolare, un
mutuo a tasso variabile; anche perché, stando alle previsioni, i tassi potrebbero salire ancora.
Vediamo dunque come è possibile difendersi a fronte del rialzo dei tassi.
Le conseguenze per chi ha stipulato un mutuo sono diverse a seconda del tipo di tasso.
Ricordiamo che il tasso di interesse di un mutuo è determinato dalla somma di una percentuale stabilita dalla banca (spread) più un tasso di mercato che nel caso dei mutui a tasso fisso è l’IRS (Interest Rate Swap) e nel caso dei mutui a tasso variabile è l’Euribor.
Ora, rispetto ai mutui a tasso fisso dobbiamo fare una ulteriore distinzione tra contratti di mutuo già in essere e contratti di mutuo non ancora stipulati.
Infatti, per i mutui a tasso fisso esistenti l’aumento dell’IRS non comporta alcun aumento dei costi, proprio perché, in questa tipologia di contratto, il tasso non cambia: caratteristica vantaggiosa, ovviamente, nei periodi di rialzo dei tassi.
Meno serena è la situazione di chi intende stipulare un mutuo a tasso fisso, perché l’IRS (che, come abbiamo detto, costituisce il parametro di riferimento di un mutuo a tasso fisso) è già triplicato rispetto allo scorso anno.
Ciò potrebbe rendere più difficile la concessione di un mutuo a tasso fisso da parte della banca.
Non ci si deve però scoraggiare. Sono possibili diverse soluzioni: ad esempio, si potrebbe allungare la durata del mutuo, con conseguente riduzione dell’importo della rata mensile.
In alternativa, si potrebbe certamente stipulare un mutuo a tasso variabile (con le inevitabili incertezze), oppure un mutuo a tasso misto, che consente di passare, nel corso del contratto, da tasso fisso a variabile e viceversa.
Più complessa è la situazione di chi ha già in essere un mutuo a tasso variabile.
Come accennato all’inizio, in questa tipologia di mutuo la rata varia in funzione della somma dello spread (che rimane immutato) con l’Euribor del periodo di riferimento.
È evidente quindi che l’aumento dell’Euribor comporterà un incremento della rata; a sua volta, l’Euribor dipende dalle variazioni del tasso di riferimento della BCE.
In concreto, poi, l’entità dell’aumento dipende anche dal momento in cui il mutuo è stato stipulato: a fronte di un aumento dei tassi, le rate dei mutui stipulati da più tempo cresceranno di meno.
Questo perché solitamente i piani di ammortamento prevedono quote interessi decrescenti, che quindi diminuiscono nel tempo.
In questo scenario, è importante attivarsi per tempo in modo da limitare i danni.
Due in particolari sono gli strumenti per chi ha acceso un mutuo a tasso variabile: la surroga e la rinegoziazione.
La surroga consiste nel trasferire il mutuo a un’altra banca: in questo modo sarà possibile modificare le condizioni del mutuo, compresi il tasso e la durata.
La seconda possibilità, è, appunto, la rinegoziazione del mutuo: in pratica, il cliente può richiedere alla propria banca di ridiscutere le condizioni del mutuo in essere.
Ad esempio, quindi, si potrà trasformare un mutuo a tasso variabile in mutuo a tasso fisso oppure misto.
Va precisato che la banca non è obbligata a rinegoziare il mutuo a fronte della richiesta del cliente.
Fa eccezione la cosiddetta
rinegoziazione di Stato, reintrodotta per un periodo di tempo limitato dalla legge 197/2022 (
legge di bilancio per il 2023).
In sostanza, a determinate condizioni, e per i contratti di mutuo che presentino determinate caratteristiche (deve trattasi innanzitutto di mutui ipotecari), il cliente ha diritto alla rinegoziazione.
Tale possibilità è prevista fino al 31 dicembre 2023.
Infine, occorre sottolineare che sia la surroga sia la rinegoziazione sono gratuite per il cliente, ovvero possono essere effettuate senza spese ulteriori per il mutuatario.