Le vicende che riguardano gli automobilisti e il rispetto delle regole di cui al Codice della Strada talvolta assumono contorni davvero inaspettati. Riferita a fatti accaduti poco più di un anno fa in provincia di Frosinone, una recente sentenza del giudice di pace di Cassino ha disposto l'annullamento di una multa inflitta al un conducente di veicolo, pur resosi responsabile della violazione dei limiti di velocità (50km/h) di cui all'art. 152 del Codice della strada. In particolare, la rilevazione dell'eccesso di velocità si era compiuta attraverso un autovelox mobile collocato nelle immediate vicinanze della macchina delle forze dell'ordine.
Come è stato possibile? Ebbene, il motivo di questa sorta di colpo di scena va rintracciato nel comportamento dei vigili urbani che hanno emesso la sanzione pecuniaria. Infatti, al momento dell'infrazione dell'automobilista, la loro vettura era stata posteggiata sul marciapiede in un centro abitato, impedendo il passaggio ai pedoni e integrando la violazione del divieto di sosta di cui all'art. 58 del Codice della strada.
Insomma, una sosta vietata dovuta a negligenza o distrazione dei “controllori” - e non dell'automobilista sanzionato - che ha scatenato in breve tempo non poche polemiche, alimentate dalla condivisione sul web dell'immagine della violazione da parte di un altro automobilista che si trovava nelle vicinanze e che ha pensato di fotografare l'accaduto. Anzi, proprio le pesanti critiche al comportamento dei vigili urbani hanno spinto il multato a fare ricorso al giudice di pace competente per territorio, al fine di ottenere l'annullamento della sanzione.
E il giudice di pace di Cassino - come accennato - ha accolto il ricorso presentato dall’automobilista, annullando la multa per eccesso di velocità e condannando il Comune a pagare le spese legali. In sostanza, è stato punito il mancato rispetto delle norme del Codice della Strada da parte delle forze dell’ordine, una violazione non meramente "formale" ma tale da mettere a rischio la fiducia dei cittadini nell’imparzialità e nell’efficacia del sistema sanzionatorio nel suo complesso. Non solo: i vigili, non rispettando il divieto di sosta, hanno inficiato la validità della multa per violazione del limite di velocità.
In particolare, il ricorso ha funzionato perché l'automobilista, tra le varie informazioni contenute nell'atto, ha specificato qual è stata la condotta delle forze dell’ordine e ha fornito l'immagine dell'auto di servizio in divieto di sosta, che si è rivelata prova decisiva. Ovviamente la sua iniziativa è stata altresì tempestiva, perché la presentazione del ricorso è avvenuta entro i 30 giorni dall'emissione della sanzione.
Concludendo, il principio di fondo che emerge è il seguente: in primis sono le stesse autorità - che hanno competenza nell'emettere la multa e il compito di far osservare le leggi - a dover agire con diligenza, correttezza e rispetto delle regole del Codice della Strada: nella fattispecie, quelle relative al divieto di sosta. In mancanza, la multa eventualmente elevata potrà essere invalidata, pur se emessa da regolare dispositivo autovelox. All'automobilista non potrà quindi essere richiesto alcun esborso.
La vicenda in oggetto costituisce un precedente degno di nota e - se la sentenza dovesse essere citata in casi futuri - potrebbe rafforzare la posizione del guidatore che contesta sanzioni emesse in situazioni simili, imponendo più rigore nell’utilizzo dei dispositivi di controllo della velocità.
Come è stato possibile? Ebbene, il motivo di questa sorta di colpo di scena va rintracciato nel comportamento dei vigili urbani che hanno emesso la sanzione pecuniaria. Infatti, al momento dell'infrazione dell'automobilista, la loro vettura era stata posteggiata sul marciapiede in un centro abitato, impedendo il passaggio ai pedoni e integrando la violazione del divieto di sosta di cui all'art. 58 del Codice della strada.
Insomma, una sosta vietata dovuta a negligenza o distrazione dei “controllori” - e non dell'automobilista sanzionato - che ha scatenato in breve tempo non poche polemiche, alimentate dalla condivisione sul web dell'immagine della violazione da parte di un altro automobilista che si trovava nelle vicinanze e che ha pensato di fotografare l'accaduto. Anzi, proprio le pesanti critiche al comportamento dei vigili urbani hanno spinto il multato a fare ricorso al giudice di pace competente per territorio, al fine di ottenere l'annullamento della sanzione.
E il giudice di pace di Cassino - come accennato - ha accolto il ricorso presentato dall’automobilista, annullando la multa per eccesso di velocità e condannando il Comune a pagare le spese legali. In sostanza, è stato punito il mancato rispetto delle norme del Codice della Strada da parte delle forze dell’ordine, una violazione non meramente "formale" ma tale da mettere a rischio la fiducia dei cittadini nell’imparzialità e nell’efficacia del sistema sanzionatorio nel suo complesso. Non solo: i vigili, non rispettando il divieto di sosta, hanno inficiato la validità della multa per violazione del limite di velocità.
In particolare, il ricorso ha funzionato perché l'automobilista, tra le varie informazioni contenute nell'atto, ha specificato qual è stata la condotta delle forze dell’ordine e ha fornito l'immagine dell'auto di servizio in divieto di sosta, che si è rivelata prova decisiva. Ovviamente la sua iniziativa è stata altresì tempestiva, perché la presentazione del ricorso è avvenuta entro i 30 giorni dall'emissione della sanzione.
Concludendo, il principio di fondo che emerge è il seguente: in primis sono le stesse autorità - che hanno competenza nell'emettere la multa e il compito di far osservare le leggi - a dover agire con diligenza, correttezza e rispetto delle regole del Codice della Strada: nella fattispecie, quelle relative al divieto di sosta. In mancanza, la multa eventualmente elevata potrà essere invalidata, pur se emessa da regolare dispositivo autovelox. All'automobilista non potrà quindi essere richiesto alcun esborso.
La vicenda in oggetto costituisce un precedente degno di nota e - se la sentenza dovesse essere citata in casi futuri - potrebbe rafforzare la posizione del guidatore che contesta sanzioni emesse in situazioni simili, imponendo più rigore nell’utilizzo dei dispositivi di controllo della velocità.