Buone notizie per i lavoratori, il disegno di legge di Bilancio per il 2024, approvato dal Consiglio dei Ministri del 16 ottobre e ora al Senato, prevede la riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro subordinato.
Cosa vuol dire? Che a partire da gennaio 2024 i lavoratori vedranno un aumento al netto della propria busta paga. Sfortunatamente, ciò non sarà valido per tutti i lavoratori ma solo per coloro che rientrano in specifiche fasce di reddito.
Ma cosa si intende per cuneo fiscale?
Prima di rispondere occorre fare una precisazione: in realtà, la paga finale percepita dal lavoratore non è la stessa che viene versata dal datore di lavoro. La differenza tra lo stipendio del lavoratore al lordo e al netto, in base all’applicazione di imposte e contributi, corrisponde al cuneo fiscale.
Quindi, per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali versati sia dal lavoratore che dal datore) che incidono sul costo del lavoro. Ciò vale sia per i datori di lavoro, che per i lavoratori dipendenti, autonomi o liberi professionisti. Più precisamente, il cuneo fiscale si può considerare come la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore.
Logicamente, nel momento in cui si abbassa il cuneo fiscale, con una tassazione minore del costo del lavoro, automaticamente aumenta lo stipendio netto del lavoratore.
Cosa prevede la legge di bilancio 2024?
I dettagli sull’abbassamento del cuneo fiscale sono contenuti nell’art. 5 della Legge di Bilancio titolato: "Esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti". Tale articolo spiega che, l’agevolazione fiscale è valida per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 e solo per i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico.
Nello specifico, l’art. 5 della manovra recita: “è riconosciuto un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l'importo mensile di 2.692 euro, al netto del rateo di tredicesima".
Questo significa che il taglio dei contributi del 6%, previsto per le fasce di reddito tra 35mila e 25mila euro, porterà ad un aumento netto dello stipendio mensile dei lavoratori da 44 a 96 euro.
Invece, per quanto riguarda i redditi al di sotto dei 25mila, la percentuale di "taglio" è pari al 7 per cento, con circa 99 euro in più al netto in busta paga. L’art. 5, infatti, continua: "L'esonero di cui al primo periodo è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l'importo mensile di 1.923 euro, al netto del rateo di tredicesima".
Una nota dolente per il lavoratore è che rimane esclusa la tredicesima dalla manovra, per cui non verranno applicati i tagli ai contributi a carico dei lavoratori per questa mensilità.
In conclusione, perché è importante ridurre il cuneo fiscale? La riduzione del cuneo fiscale comporta vantaggi sotto diversi punti di vista. Per le imprese si traduce in una diminuzione del costo del lavoro che potrebbe favorire un aumento delle assunzioni e quindi un incentivo per l’occupazione. Per i lavoratori, invece, una minore tassazione comporta maggiori risorse economiche a disposizione delle famiglie da spendere o investire.
Cosa vuol dire? Che a partire da gennaio 2024 i lavoratori vedranno un aumento al netto della propria busta paga. Sfortunatamente, ciò non sarà valido per tutti i lavoratori ma solo per coloro che rientrano in specifiche fasce di reddito.
Ma cosa si intende per cuneo fiscale?
Prima di rispondere occorre fare una precisazione: in realtà, la paga finale percepita dal lavoratore non è la stessa che viene versata dal datore di lavoro. La differenza tra lo stipendio del lavoratore al lordo e al netto, in base all’applicazione di imposte e contributi, corrisponde al cuneo fiscale.
Quindi, per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali versati sia dal lavoratore che dal datore) che incidono sul costo del lavoro. Ciò vale sia per i datori di lavoro, che per i lavoratori dipendenti, autonomi o liberi professionisti. Più precisamente, il cuneo fiscale si può considerare come la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore.
Logicamente, nel momento in cui si abbassa il cuneo fiscale, con una tassazione minore del costo del lavoro, automaticamente aumenta lo stipendio netto del lavoratore.
Cosa prevede la legge di bilancio 2024?
I dettagli sull’abbassamento del cuneo fiscale sono contenuti nell’art. 5 della Legge di Bilancio titolato: "Esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti". Tale articolo spiega che, l’agevolazione fiscale è valida per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 e solo per i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico.
Nello specifico, l’art. 5 della manovra recita: “è riconosciuto un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l'importo mensile di 2.692 euro, al netto del rateo di tredicesima".
Questo significa che il taglio dei contributi del 6%, previsto per le fasce di reddito tra 35mila e 25mila euro, porterà ad un aumento netto dello stipendio mensile dei lavoratori da 44 a 96 euro.
Invece, per quanto riguarda i redditi al di sotto dei 25mila, la percentuale di "taglio" è pari al 7 per cento, con circa 99 euro in più al netto in busta paga. L’art. 5, infatti, continua: "L'esonero di cui al primo periodo è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l'importo mensile di 1.923 euro, al netto del rateo di tredicesima".
Una nota dolente per il lavoratore è che rimane esclusa la tredicesima dalla manovra, per cui non verranno applicati i tagli ai contributi a carico dei lavoratori per questa mensilità.
In conclusione, perché è importante ridurre il cuneo fiscale? La riduzione del cuneo fiscale comporta vantaggi sotto diversi punti di vista. Per le imprese si traduce in una diminuzione del costo del lavoro che potrebbe favorire un aumento delle assunzioni e quindi un incentivo per l’occupazione. Per i lavoratori, invece, una minore tassazione comporta maggiori risorse economiche a disposizione delle famiglie da spendere o investire.