Il cammino di Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli sembra un ricordo lontano, eppure sono passati solo poco più di due mesi dall'ultima giornata di campionato, al termine della quale la squadra allenata dal tecnico toscano ha potuto alzare la coppa, in un Maradona sold out.
In data 18 agosto, alla vigilia dell'inizio del nuovo campionato di Serie A, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha annunciato di aver raggiunto l'accordo con Spalletti, che assumerà l'incarico a partire dal 1° settembre. Il tecnico toscano, quindi, andrà a sostituire Roberto Mancini, dimessosi nei giorni scorsi.
Tale vicenda ha creato particolare clamore mediatico, non soltanto per l'improvviso abbandono della panchina da parte dell'allenatore che ha portato l'Italia alla vittoria degli ultimi Europei di calcio, ma soprattutto perché, secondo un accordo stipulato tra Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis, presidente della SSC Napoli, il mister toscano non avrebbe potuto allenare quest'anno, a meno che non avesse pagato una clausola concordata di circa 3 milioni di euro.
Ma analizziamo per gradi la vicenda.
Al termine della scorsa stagione calcistica, è stato annunciato che Luciano Spalletti, ancora sotto
contratto con il Napoli, non avrebbe proseguito sulla panchina della squadra campione d'Italia.
Difatti, il tecnico toscano e De Laurentiis hanno optato per una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
A differenza delle dimissioni e del licenziamento, che originano rispettivamente da un atto del lavoratore o del datore di lavoro, la risoluzione consensuale è l'atto con cui le parti, per
mutuo consenso, pongono fine al rapporto.
L'efficacia di tale atto è immediata e la risoluzione, generalmente, è quindi accompagnata dalla rinuncia al preavviso.
All'atto della risoluzione, le parti possono inserire nel proprio accordo eventuali clausole, proprio come accaduto tra il nuovo ct della nazionale e il presidente del Napoli.
Spalletti e De Laurentiis, difatti, hanno firmato un verbale di conciliazione, ossia un atto negoziale che ha lo scopo di prevenire una controversia giudiziale.
Naturalmente, il contenuto del contratto non è di dominio pubblico, ma, dalle notizie trapelate e dalle parole dei soggetti e dei legali coinvolti, è emerso che Spalletti si era impegnato a non allenare durante la stagione calcistica 2023/2024.
Ciò in quanto l'allenatore avrebbe espresso il desiderio di prendersi un anno sabbatico e di essere, di conseguenza, liberato anticipatamente dal contratto e anche dall'accordo sui diritti d'immagine. A fronte di tale concessione, il presidente della SSC Napoli avrebbe quindi richiesto e ottenuto da Spalletti, in cambio della rinuncia ad ogni pretesa risarcitoria, che venisse fissato un corrispettivo, pari a circa 3 milioni di euro da pagare qualora Spalletti fosse tornato ad allenare entro il 30 giugno 2024.
Tale obbligo, posto in capo al mister toscano, può essere assolto anche tramite uno sponsor o una parte terza, come un club.
Ma ciò che ha suscitato clamore in tale vicenda è stata proprio la circostanza che Luciano Spalletti ha accettato l'incarico affidatogli dalla FIGC senza versare l'importo pattuito con la clausola predetta.
Si è quindi dibattuto, in mancanza del testo del contratto, sulla natura di tale clausola.
Difatti, qualora tale previsione contrattuale fosse stata inserita come clausola di non concorrenza, la ragione sembrerebbe essere dalla parte del tecnico di Certaldo.
Le clausole di non concorrenza sono spesso inserite nei contratti di lavoro e lo scopo delle stesse è evitare che il lavoratore, terminato il rapporto, utilizzi le proprie capacità, magari implementate anche grazie a quell'impiego, in modo da fare concorrenza al datore di lavoro. Ovviamente, tali clausole devono essere determinate, in particolare quanto a durata delle stesse.
Orbene, è evidente che, allenando la nazionale italiana, Spalletti non potrebbe in alcun modo fare concorrenza al Napoli, non trattandosi di un club. In questo caso, la clausola non andrebbe pagata.
Tuttavia, anche secondo quanto sostenuto dal legale della SSC Napoli, non si tratterebbe di una clausola di questo tipo, ma unicamente di una
penale da corrispondere per l'essere venuto meno al patto di non allenare nella stagione 2023/2024, che si tratti di club o nazionali.
Una
clausola penale può essere inserita nel proprio contratto dalle parti, libere di autodeterminarsi ex art.
1322 del Codice Civile.
In particolare, i contraenti possono pattuire una
clausola penale, ai sensi dell'art.
1382 del Codice Civile, convenendo che, in caso di
inadempimento (o di ritardo nell'adempimento), uno dei contraenti è tenuto a una determinata
prestazione, generalmente il pagamento di una somma di denaro.
La previsione di tale clausola ha l'effetto di limitare il risarcimento alla prestazione promessa, a meno che non sia convenuta la risarcibilità del danno ulteriore.
La penale è dovuta indipendentemente dalla prova del danno.
Qualora si tratti di una penale con cui si è pattuito che Spalletti avrebbe pagato circa 3 milioni di euro nel caso di inadempimento all'obbligo di non allenare nel corso della stagione 2023/2024, De Laurentiis avrebbe allora diritto a pretendere che sia corrisposto l'importo della clausola.
Come abbiamo detto, però, senza il testo alla mano, si possono solo fare supposizioni.
Ciò che sappiamo, al momento, è che la clausola non è stata pagata da parte di Spalletti, che ha raggiunto l'accordo con la FIGC, diventando il nuovo commissario tecnico della nazionale, anche dopo aver ricevuto pareri legali.
Presumibilmente, la vicenda tra il presidente del Napoli e l'ex allenatore degli attuali campioni d'Italia si definirà nelle aule di Tribunale. Per il momento, non ci resta che seguire i risultati calcistici, in attesa di quelli giudiziari.