Il datore può controllare i lavoratori che usufruiscono dei permessi 104?
Il lavoratore può godere di tre giorni al mese per assistere il parente disabile. Peraltro, il lavoratore può sfruttare questi permessi anche in modo frazionato, con riposi di due ore o di un’ora al giorno (a seconda se l’orario di lavoro sia o meno di almeno di sei ore giornaliere).
Allora, anche se la normativa (l'art. 4 dello st. lav.) prevede la regola generale per cui, nel luogo di lavoro, il dipendente non può essere sottoposto a controlli a distanza, la Cassazione ha spesso affermato che il datore può verificare il corretto utilizzo dei permessi 104 quando ha il sospetto che il dipendente stia abusando di questa misura.
Però, quando si può parlare di “abuso del permesso 104”?
Lo scopo della misura concessa dalla Legge 104 è quello di consentire l’assistenza alla persona con disabilità. Pertanto, si può parlare di abuso dei permessi 104 quando il lavoratore sfrutta questa misura impropriamente (cioè, per una finalità diversa).
Cosa può fare il datore per controllare il lavoratore?
Occorre sapere che, secondo la Cassazione, l’assistenza al disabile non deve essere necessariamente continuativa: cioè, durante il permesso 104, il lavoratore non è obbligato a rimanere accanto alla persona con handicap per tutta la giornata.
Inoltre, le ore di permesso non devono obbligatoriamente coincidere con quelle di cura del disabile. Dunque, non può essere sanzionato quel lavoratore che, mentre gode del permesso 104, svolge delle incombenze personali o di assistenza al disabile (come, ad esempio, fare la spesa o andare in farmacia).
In pratica, l’importante è che una gran parte del tempo venga effettivamente destinata all’assistenza del parente disabile. Se così non è, c’è l’abuso.
Quindi, prendere un veloce caffè con un amico non è un comportamento sanzionabile. Al contrario, può essere sanzionato il dipendente che utilizza i permessi 104 per svolgere un altro lavoro o per compiere attività che non riguardano l’aiuto al parente con handicap (come, per esempio, andare in palestra).
Quali attività di controllo può fare il datore?
La Cassazione ha sostenuto che, se il datore sospetta che un lavoratore abusi dei permessi attribuiti dalla Legge 104, è legittimo raccogliere elementi per verificare questo dubbio, anche avvalendosi di investigatori privati. Ciò poiché questo abuso può danneggiare il datore: egli non solo deve coprire in anticipo il trattamento economico per conto dell’INPS, ma deve anche fronteggiare le difficoltà organizzative dovute all’assenza del lavoratore.
L’investigatore potrà compiere varie attività come, ad esempio, fotografare e registrare video del lavoratore in luoghi pubblici (quelli cui si può accedere liberamente) o aperti al pubblico (quelli in cui si può accedere dopo aver compiuto una formalità come, ad esempio, pagare il biglietto per entrare nel cinema).
Quali sono i rischi per chi abusa dei permessi 104?
Il lavoratore rischia di subire una sanzione disciplinare, in proporzione alla gravità del fatto. Addirittura, nei casi più gravi, il datore potrebbe arrivare ad un licenziamento per giusta causa (ossia, senza preavviso) poiché la fiducia nel rapporto tra datore e dipendente verrebbe irrimediabilmente compromessa.
Quindi, si mette a rischio il posto di lavoro. Però, non finisce qui.
Per un verso, il lavoratore si espone ad azioni da parte dell’INPS come, tra le altre, il recupero di quanto già erogato. Per un altro verso, il dipendente rischia anche conseguenze penali poiché, a determinate condizioni, tale comportamento potrebbe integrare il reato di truffa ai danni dell’INPS.