Il dubbio più grande è sempre lo stesso: dopo il compimento dei 67 anni, si ha ancora diritto a ricevere l’assegno di invalidità civile o la pensione di invalidità civile?
Innanzitutto, occorre precisare che non c’è un limite di età per il riconoscimento dell’invalidità civile. In parole povere, l’invalidità civile può essere riconosciuta anche dopo aver raggiunto i 67 anni d’età.
Tuttavia, ai sensi della normativa (la L. n. 118/1971), è necessario distinguere il requisito sanitario in base all’età anagrafica del soggetto interessato:
- per le persone con un’età compresa tra i 18 e i 67 anni, bisogna considerare la riduzione della capacità lavorativa. Infatti, in questa ipotesi, l’invalidità civile viene riconosciuta ai soggetti che hanno una menomazione fisica, intellettiva e/o psichica che determina una permanente riduzione della capacità lavorativa non inferiore ad un terzo;
- in relazione a coloro che hanno più di 67 anni di età, si deve prendere in considerazione l’alterazione nell’eseguire attività e funzioni proprie dell’età. Difatti, in tal caso, l’invalidità civile è riconosciuta alla persona che ha una menomazione fisica, intellettuale e/o psichica che comporta persistenti difficoltà a svolgere le attività e le funzioni proprie dell’età dell’interessato.
Per verificare la sussistenza dell’invalidità, un’apposita Commissione medica dell’ASL competente procederà ad effettuare accertamenti medici e clinici.
In particolare, la Commissione può accertare vari livelli di gravità dell’invalidità:
- dal 33% al 66%, si parla di invalidità civile lieve;
- dal 67% al 99%, si ha un’invalidità civile medio-grave;
- con il 100% di invalidità, si parla di non autosufficienza.
In relazione alla gravità della patologia accertata, la Commissione medica attribuisce una percentuale di invalidità. In base a questa percentuale, si ha diritto a determinati benefici, anche economici.
Ad esempio, pensiamo proprio all’assegno di invalidità civile che è attribuito agli invalidi civili che hanno tra i 18 e i 67 anni di età e ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità compresa tra il 74% e il 99%.
Ancora, pensiamo alla pensione di invalidità civile. Questa prestazione economica viene riconosciuta a coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 67 anni, a cui è stata accertata un’invalidità totale (ossia, il 100% di inabilità).
In entrambe tali situazioni, se vengono rispettati le condizioni appena viste e anche i requisiti reddituali, i soggetti invalidi civili possono godere di questi benefici economici.
Tuttavia, cosa succede quando l’invalido civile, che percepisce l’assegno o la pensione di invalidità civile, compie i 67 anni?
Come detto, le due prestazioni sono riconosciute (e, quindi, erogate) fino al raggiungimento dei 67 anni di età.
Dopo il compimento dell’età pensionabile, l’assegno di invalidità civile e la pensione di invalidità civile si trasformano in “assegno sociale sostitutivo”.
Peraltro, come stabilito dalla legge (art. 19 della L. n. 118/1971), si tratta di una conversione automatica.
Tuttavia, i dubbi non finiscono qui. Se è vero che non c’è un limite di età per il riconoscimento dell’invalidità civile, cosa può spettare agli invalidi civili dopo i 67 anni?
In pratica, con il raggiungimento dell’età pensionabile, l’invalido civile non potrà beneficiare di prestazioni economiche, ma c’è un’eccezione.
Di quale eccezione si tratta?
Dopo i 67 anni, l’invalido civile potrà usufruire di tutte le altre agevolazioni previste dalla legge come, ad esempio, l’esenzione dal ticket sanitario. Però, egli non potrà godere di prestazioni a carattere economico. Ciò al di fuori di un’ipotesi.
L’unico beneficio economico, che può ottenere un invalido dopo i 67 anni, è soltanto l’indennità di accompagnamento: ossia, quella prestazione economica a favore dei soggetti invalidi totali, per i quali sia stata accertata l’impossibilità di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore oppure l’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita.