Le questioni riguardanti l’eredità – si sa – possono essere molto spinose. Anzi, si potrebbe sostenere che più è consistente il patrimonio, più è concreta la possibilità che tra gli eredi possano sorgere controversie.
Un esempio lampante di questo assunto è rappresentato dall’eredità della famiglia Agnelli che, in questi ultimi giorni, ha visto l’apertura di un nuovo capitolo dell'annosa questione.
Infatti, è stata diffusa solo di recente la notizia delle indagini svolte con riguardo ad alcuni versamenti che sarebbero stati effettuati da Margherita Agnelli (figlia di Gianni) in favore della madre Marella Caracciolo di Castagneto, rispetto ai quali non sarebbero state versate correttamente le tasse in Italia.
In particolare, tale indagine sarebbe rivolta nei confronti di John Elkann (figlio di Margherita), Gianluca Ferrero (attuale Presidente della Juventus e commercialista di lunga data della famiglia Agnelli) e Urs Robert Von Grueningen (il notaio a cui è stato devoluto l’incarico di amministrare l’eredità di Marella Caracciolo di Castagneto), accusati di dichiarazione infedele in concorso ai sensi dell’art. 4 della Legge sui reati tributari.
Le indagini sono svolte dalla Procura di Torino che, proprio in questi giorni, ha iniziato a sentire i testimoni coinvolti nella vicenda.
Tuttavia, prima di addentrarsi in questo nuovo capitolo che riguarda l’eredità della famiglia Agnelli (ed anche per comprenderne meglio i possibili risvolti) è opportuno ripercorrere – seppur brevemente – le vicende che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni.
Quando si parla di “Agnelli” la mente corre – inevitabilmente – alla Fiat e a tutte le realtà imprenditoriali che hanno caratterizzato tale famiglia rendendola, di fatto ed anche nell’immaginario collettivo, una delle più influenti in Italia.
Gianni Agnelli fu il Presidente del Gruppo Fiat dal 1966 al 1996 (restandone comunque presidente onorario fino alla sua morte, avvenuta nel 2003).
All’indomani del ritiro di Gianni Agnelli dal ruolo di Presidente, quindi, si rese necessario individuare il "successore". La scelta cadde sul nipote di Gianni, Giovanni Agnelli (detto Giovannino) che, tuttavia, morì solo un anno più tardi (nel 1997) a causa di un tumore.
Pertanto, nel 1997 la famiglia Agnelli individuò in John Elkann, primogenito di Margherita Agnelli (figlia di Gianni e di Marella Caracciolo di Castagneto), la guida della propria realtà imprenditoriale.
John Elkann, già all’epoca, deteneva parte delle quote societarie di “Dicembre”, società che, nel corso del tempo, è stata definita da molti la “cassaforte” del patrimonio degli Agnelli.
Difatti, come riportato dal Sole24Ore, Dicembre “è l’azionista più forte con una quota del 38% della Giovanni Agnelli Bv, a cui fa capo il controllo di Exor e del relativo impero fatto di Stellantis, Ferrari, Cnh, Iveco, Gedi, la Juventus e altre partecipazioni nel lusso”.
Attualmente John Elkann detiene il 60% delle quote societarie di Dicembre, mentre il restante 40% è suddiviso egualmente tra i di lui fratelli, Lapo e Ginevra Elkann.
Nel 2004, successivamente, quindi, alla morte di Gianni Agnelli, Margherita firmò un accordo con cui rinunciava sia alle quote azionarie del padre, sia alla futura eredità della madre, verso il pagamento di 1,2 miliardi di euro.
L’accordo prevedeva, inoltre, che Margherita provvedesse a versare una “rendita vitalizia” alla madre, il cui importo – però – non è mai stato divulgato.
Tuttavia, già nel 2007, Margherita Agnelli, ritenendo che ai tempi dell’accordo del 2004 le fosse stata nascosta una parte del patrimonio del padre, propose un’azione giudiziale volta ad ottenere la rendicontazione dell’intera consistenza patrimoniale dell’eredità di Gianni Agnelli. Tuttavia, nel 2015, la Corte di Cassazione ritenne infondate le richieste.
Margherita Agnelli, pertanto, nel 2020 ha proposto un nuovo giudizio (al momento ancora in corso e che si associa ad altri tre giudizi pendenti tra Italia e Svizzera) volto a far accertare la nullità dell’accordo sottoscritto nel 2004.
In particolare, secondo la prospettazione offerta da Margherita Agnelli, tale accordo sarebbe affetto da nullità perché concluso in spregio al dispositivo di cui all’art. 458 c.c. in tema di patti successori.
Difatti, l’articolo citato prevede espressamente la nullità di “ogni atto col quale taluno dispone dei diritti che gli possono spettare su una successione non ancora aperta”.
La lettera della legge è chiara: nel nostro ordinamento nessuno può rinunciare a diritti di cui non è ancora titolare.
Ebbene, l’accordo del 2004 sembrerebbe apertamente violare il disposto della norma.
Come detto, Margherita Agnelli nel 2004 ha rinunciato, oltre alle quotazioni azionarie del patrimonio paterno, anche alla (futura) quota ereditaria che le sarebbe spettata al momento dell’apertura della successione della madre Marella Caracciolo di Castagneto (avvenuta solo più tardi, nel 2019).
Perché, quindi, è così rilevante questa nuova indagine?
La risposta non è per nulla scontata. Abbiamo detto che l’atto sottoscritto da Margherita Agnelli nel 2004 potrebbe essere – almeno potenzialmente – affetto da nullità secondo il diritto italiano.
Ed è proprio questo il punto controverso.
L’atto del 2004 è stato sottoscritto in Svizzera, secondo il diritto di tale Paese che, a differenza del nostro ordinamento, riconosce la validità e l’efficacia dei patti successori.
Ed è proprio qui che la questione si ricollega all’indagine relativa alle somme versate da Margherita Agnelli alla madre nel 2018-2019 (e asseritamente non dichiarate dagli indagati).
Il presupposto imprescindibile dell'indagine sarà quello dimostrare che Marella Caracciolo di Castagneto, sebbene formalmente residente in Svizzera, fosse fiscalmente residente in Italia alla stregua di quanto previsto dall’art. 2 TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi): Marella Caracciolo avrebbe dovuto passare almeno la metà di un anno fiscale (ossia almeno 183 giorni) in Italia.
Ebbene, secondo la prospettazione offerta da Margherita Agnelli, questa condizione si sarebbe verificata per l’anno 2018, in cui la madre avrebbe passato molto più tempo in Italia che in Svizzera.
L’eventuale riconoscimento della residenza italiana di Marella Caracciolo di Castagneto potrebbe, dunque, avallare e giustificare una eventuale declaratoria di nullità dell’atto sottoscritto da Margherita Agnelli nel lontano 2004, che risulterebbe anch'esso - di riflesso - regolato dalla normativa italiana.
Conseguenza diretta della declaratoria di nullità dell'atto del 2004 sarebbe, poi, l'integrale stravolgimento della divisione ereditaria - almeno come finora operata - della famiglia Agnelli: Margherita Agnelli "riacquisterebbe" la qualità di erede legittimo e, come tale, potrebbe partecipare alla divisione dei beni ereditari.
Un esempio lampante di questo assunto è rappresentato dall’eredità della famiglia Agnelli che, in questi ultimi giorni, ha visto l’apertura di un nuovo capitolo dell'annosa questione.
Infatti, è stata diffusa solo di recente la notizia delle indagini svolte con riguardo ad alcuni versamenti che sarebbero stati effettuati da Margherita Agnelli (figlia di Gianni) in favore della madre Marella Caracciolo di Castagneto, rispetto ai quali non sarebbero state versate correttamente le tasse in Italia.
In particolare, tale indagine sarebbe rivolta nei confronti di John Elkann (figlio di Margherita), Gianluca Ferrero (attuale Presidente della Juventus e commercialista di lunga data della famiglia Agnelli) e Urs Robert Von Grueningen (il notaio a cui è stato devoluto l’incarico di amministrare l’eredità di Marella Caracciolo di Castagneto), accusati di dichiarazione infedele in concorso ai sensi dell’art. 4 della Legge sui reati tributari.
Le indagini sono svolte dalla Procura di Torino che, proprio in questi giorni, ha iniziato a sentire i testimoni coinvolti nella vicenda.
Tuttavia, prima di addentrarsi in questo nuovo capitolo che riguarda l’eredità della famiglia Agnelli (ed anche per comprenderne meglio i possibili risvolti) è opportuno ripercorrere – seppur brevemente – le vicende che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni.
Quando si parla di “Agnelli” la mente corre – inevitabilmente – alla Fiat e a tutte le realtà imprenditoriali che hanno caratterizzato tale famiglia rendendola, di fatto ed anche nell’immaginario collettivo, una delle più influenti in Italia.
Gianni Agnelli fu il Presidente del Gruppo Fiat dal 1966 al 1996 (restandone comunque presidente onorario fino alla sua morte, avvenuta nel 2003).
All’indomani del ritiro di Gianni Agnelli dal ruolo di Presidente, quindi, si rese necessario individuare il "successore". La scelta cadde sul nipote di Gianni, Giovanni Agnelli (detto Giovannino) che, tuttavia, morì solo un anno più tardi (nel 1997) a causa di un tumore.
Pertanto, nel 1997 la famiglia Agnelli individuò in John Elkann, primogenito di Margherita Agnelli (figlia di Gianni e di Marella Caracciolo di Castagneto), la guida della propria realtà imprenditoriale.
John Elkann, già all’epoca, deteneva parte delle quote societarie di “Dicembre”, società che, nel corso del tempo, è stata definita da molti la “cassaforte” del patrimonio degli Agnelli.
Difatti, come riportato dal Sole24Ore, Dicembre “è l’azionista più forte con una quota del 38% della Giovanni Agnelli Bv, a cui fa capo il controllo di Exor e del relativo impero fatto di Stellantis, Ferrari, Cnh, Iveco, Gedi, la Juventus e altre partecipazioni nel lusso”.
Attualmente John Elkann detiene il 60% delle quote societarie di Dicembre, mentre il restante 40% è suddiviso egualmente tra i di lui fratelli, Lapo e Ginevra Elkann.
Nel 2004, successivamente, quindi, alla morte di Gianni Agnelli, Margherita firmò un accordo con cui rinunciava sia alle quote azionarie del padre, sia alla futura eredità della madre, verso il pagamento di 1,2 miliardi di euro.
L’accordo prevedeva, inoltre, che Margherita provvedesse a versare una “rendita vitalizia” alla madre, il cui importo – però – non è mai stato divulgato.
Tuttavia, già nel 2007, Margherita Agnelli, ritenendo che ai tempi dell’accordo del 2004 le fosse stata nascosta una parte del patrimonio del padre, propose un’azione giudiziale volta ad ottenere la rendicontazione dell’intera consistenza patrimoniale dell’eredità di Gianni Agnelli. Tuttavia, nel 2015, la Corte di Cassazione ritenne infondate le richieste.
Margherita Agnelli, pertanto, nel 2020 ha proposto un nuovo giudizio (al momento ancora in corso e che si associa ad altri tre giudizi pendenti tra Italia e Svizzera) volto a far accertare la nullità dell’accordo sottoscritto nel 2004.
In particolare, secondo la prospettazione offerta da Margherita Agnelli, tale accordo sarebbe affetto da nullità perché concluso in spregio al dispositivo di cui all’art. 458 c.c. in tema di patti successori.
Difatti, l’articolo citato prevede espressamente la nullità di “ogni atto col quale taluno dispone dei diritti che gli possono spettare su una successione non ancora aperta”.
La lettera della legge è chiara: nel nostro ordinamento nessuno può rinunciare a diritti di cui non è ancora titolare.
Ebbene, l’accordo del 2004 sembrerebbe apertamente violare il disposto della norma.
Come detto, Margherita Agnelli nel 2004 ha rinunciato, oltre alle quotazioni azionarie del patrimonio paterno, anche alla (futura) quota ereditaria che le sarebbe spettata al momento dell’apertura della successione della madre Marella Caracciolo di Castagneto (avvenuta solo più tardi, nel 2019).
Perché, quindi, è così rilevante questa nuova indagine?
La risposta non è per nulla scontata. Abbiamo detto che l’atto sottoscritto da Margherita Agnelli nel 2004 potrebbe essere – almeno potenzialmente – affetto da nullità secondo il diritto italiano.
Ed è proprio questo il punto controverso.
L’atto del 2004 è stato sottoscritto in Svizzera, secondo il diritto di tale Paese che, a differenza del nostro ordinamento, riconosce la validità e l’efficacia dei patti successori.
Ed è proprio qui che la questione si ricollega all’indagine relativa alle somme versate da Margherita Agnelli alla madre nel 2018-2019 (e asseritamente non dichiarate dagli indagati).
Il presupposto imprescindibile dell'indagine sarà quello dimostrare che Marella Caracciolo di Castagneto, sebbene formalmente residente in Svizzera, fosse fiscalmente residente in Italia alla stregua di quanto previsto dall’art. 2 TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi): Marella Caracciolo avrebbe dovuto passare almeno la metà di un anno fiscale (ossia almeno 183 giorni) in Italia.
Ebbene, secondo la prospettazione offerta da Margherita Agnelli, questa condizione si sarebbe verificata per l’anno 2018, in cui la madre avrebbe passato molto più tempo in Italia che in Svizzera.
L’eventuale riconoscimento della residenza italiana di Marella Caracciolo di Castagneto potrebbe, dunque, avallare e giustificare una eventuale declaratoria di nullità dell’atto sottoscritto da Margherita Agnelli nel lontano 2004, che risulterebbe anch'esso - di riflesso - regolato dalla normativa italiana.
Conseguenza diretta della declaratoria di nullità dell'atto del 2004 sarebbe, poi, l'integrale stravolgimento della divisione ereditaria - almeno come finora operata - della famiglia Agnelli: Margherita Agnelli "riacquisterebbe" la qualità di erede legittimo e, come tale, potrebbe partecipare alla divisione dei beni ereditari.