Il concordato preventivo rappresenta la novità principale di quest’anno. Esso consiste in un accordo - tra contribuente e Agenzia delle Entrate - che consente di saldare in anticipo le tasse per il biennio 2024/2025, stabilendo un piano di pagamento.
Questo schema è stato pensato principalmente per liberi professionisti e lavoratori autonomi e, secondo il Governo, avrebbe dovuto rappresentare una misura efficace per combattere il lavoro nero. In realtà, però, le aspettative del Governo non sono state soddisfatte. La misura, infatti, non è stata accolta con grande favore né da parte dei commercialisti né da parte dei contribuenti.
Infatti, optando per il concordato biennale, il contribuente è obbligato a pagare le imposte stabilite nell’accordo con l’AdE, indipendentemente dalla reale entità dei redditi percepiti: ciò significa che egli otterrà un guadagno se i suoi redditi supereranno le previsioni, mentre andrà in perdita se i ricavi saranno inferiori a quanto previsto.
La legge, tuttavia, prevede la possibilità di uscire dal concordato preventivo biennale in presenza di eventi straordinari, che modificano significativamente i presupposti che erano alla base dell'accordo con l’Agenzia delle Entrate.
Le condizioni per terminare il concordato sono:
- chiusura dell'attività;
- cambiamento dell'attività, con trasferimento della medesima in settori con coefficienti di redditività differenti, utilizzati per calcolare il reddito imponibile nel regime forfettario;
- circostanze straordinarie che riducono i redditi al di sotto del 50% rispetto a quanto previsto dal concordato.
- eventi calamitosi per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza;
- altri eventi di natura straordinaria che hanno comportato:
- danni ai locali destinati all’attività d’impresa o di lavoro autonomo, tali da renderli totalmente o parzialmente inagibili e non più idonei all'uso;
- danni rilevanti alle scorte di magazzino, tali da causare la sospensione del ciclo produttivo;
- impossibilità di accedere ai locali di esercizio dell’attività;
- sospensione dell’attività, laddove l'unico o principale cliente sia un soggetto il quale, a sua volta, a causa di detti eventi, abbia interrotto l’attività;
- liquidazione ordinaria, liquidazione coatta amministrativa o giudiziale;
- cessione in affitto dell'unica azienda;
- sospensione dell’attività ai fini amministrativi, dandone comunicazione alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
- sospensione dell'esercizio della professione, dandone comunicazione all'ordine professionale di appartenenza o agli enti previdenziali e assistenziali o alle casse di competenza.
Quindi, accettare l'accordo con l'Agenzia delle Entrate implica un impegno rigoroso, anche in caso di problemi di salute che riducono notevolmente i guadagni.
Questo potrebbe rappresentare un deterrente per i liberi professionisti, che potrebbero temere di non riuscire a mantenere l’impegno preso in caso di imprevisti di salute.