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Busta paga 2025, addio alla detrazione fiscale dei figli maggiorenni a carico per questi lavoratori: ecco quando perderai

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Busta paga 2025, addio alla detrazione fiscale dei figli maggiorenni a carico per questi lavoratori: ecco quando perderai
Il governo Meloni ha introdotto misure che penalizzano economicamente i genitori di figli adulti non autosufficienti, tra cui l’eliminazione dal 2025 delle detrazioni fiscali per figli a carico sopra i 30 anni
Nel corso degli ultimi due anni, l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni sembra aver intrapreso una sorta di battaglia nei confronti dei cosiddetti neet, ovvero tutti quei soggetti che, pur avendo raggiunto la maggiore età, non lavorano né studiano e continuano a dipendere economicamente dai propri genitori.
Dopo aver stabilito che i figli con più di 26 anni, pur non convivendo con i genitori, debbano essere inclusi nel calcolo dell’Isee familiare qualora non abbiano un reddito superiore alla soglia di indipendenza economica, non siano sposati e non abbiano figli, impedendo così in molti casi l’accesso all’Assegno di inclusione, il governo ha annunciato una nuova misura per il 2025. Questa volta, però, il provvedimento colpirà direttamente i genitori.

La novità consiste nell’eliminazione della detrazione fiscale per i figli a carico di età superiore ai 30 anni, un beneficio che poteva arrivare fino a circa 80 euro mensili nei casi più favorevoli.
Questa disposizione, inserita nella legge di Bilancio, crea un evidente cortocircuito normativo, se si considera quanto deciso l’anno precedente: da una parte, tali figli vengono considerati a carico ai fini del calcolo Isee; dall’altra, però, non danno diritto alle consuete agevolazioni fiscali previste per i familiari a carico.
I lavoratori con figli a carico oltre i 30 anni, che finora hanno beneficiato della relativa detrazione direttamente in busta paga, vedranno ridursi il loro stipendio netto a partire dal 2025, visto che l’Irpef da versare aumenterà.
Attualmente, le detrazioni per figli a carico, applicabili per figli con reddito inferiore a 4.000 euro fino ai 24 anni e a 2.840,51 euro sopra tale soglia, comportano una riduzione dell’imposta sui redditi pari a:
  • 950 euro all’anno per ogni figlio di almeno 3 anni;
  • 1.220 euro annui per ciascun figlio sotto i 3 anni.
Sono previste anche maggiorazioni, come ulteriori 400 euro per figli disabili e 200 euro nel caso in cui ci siano almeno tre figli a carico. Le modalità per usufruire di queste detrazioni includono l’applicazione mensile in busta paga, con un beneficio minimo di circa 79 euro al mese, o in sede di dichiarazione dei redditi come conguaglio fiscale.

Dal gennaio 2025, però, i lavoratori con figli a carico sopra i 30 anni perderanno questo vantaggio, a meno che non si tratti di figli disabili, per i quali la detrazione continuerà a essere valida. Tale modifica comporterà una riduzione annua di almeno 950 euro, che può salire a 1.150 euro qualora si benefici anche delle maggiorazioni previste per famiglie numerose.
Sebbene non dichiarato esplicitamente, il governo Meloni sembra aver preso di mira quei figli adulti che, oltre la maggiore età, non contribuiscono economicamente e rimangono dipendenti dai genitori senza intraprendere percorsi formativi o lavorativi. Questi giovani, definiti in passato dall’ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa come “bamboccioni”, sono al centro di politiche che puntano a ridurre il sostegno economico familiare.
La soppressione delle detrazioni per i genitori segue la modifica delle regole Isee introdotta nel passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione. Con tale modifica, i figli maggiorenni non conviventi, non sposati, senza figli e con redditi sotto una certa soglia, sono stati reinseriti nel nucleo familiare dei genitori anche oltre i 26 anni di età.
In passato, invece, superata questa soglia e con residenza separata, era possibile formare un proprio nucleo familiare autonomo. Questo cambiamento ha avuto notevoli conseguenze: molti giovani che, fino al 2023, potevano richiedere autonomamente il Reddito di cittadinanza si sono trovati esclusi dall’Assegno di inclusione, poiché i parametri patrimoniali e reddituali dei genitori hanno superato i limiti previsti dalla normativa.
In definitiva, queste misure, benché mai dichiarate come parte di una strategia ufficiale, hanno penalizzato sia i neet che le loro famiglie. L’impressione è che, di fatto, sia iniziata una vera e propria “crociata” contro questa categoria.


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