Nello specifico, il giudice deve assegnare rilievo ad ogni dato fattuale qualificante, compreso il contesto sociale e ambientale in cui l’azione è stata realizzata, per determinare se il fatto è stato idoneo a ledere il bene giuridico tutelato dalla norma penale. È proprio tale valutazione che deve essere dirimente in ogni singolo caso: la ratio della norma, secondo la Corte, è invero quella di proteggere non solo la libertà di autodeterminazione del minore ma anche, e soprattutto, l’intangibilità sessuale della vittima, nella prospettiva di un corretto sviluppo della sessualità.
I minori degli anni quattordici, infatti, sono oggetto di una presunzione legale di incapacità a prestare un valido consenso al compimento di qualsivoglia atto sessuale, nell’ottica della tutela della loro integrità psico-fisica.
Per tali ragioni, un bacio sulla guancia integra il reato previsto dall’art. 609 quater c.p. nel caso in cui, per le peculiarità del caso concreto, si possa ritenere che sia stato subito dal minore come gesto invasivo e fastidioso e pertanto idoneo a turbarne l’integrità psicofisica e il corretto sviluppo della sessualità.
Nel caso giunto all’attenzione della Suprema Corte, in particolare, un soggetto era stato condannato ai sensi dell’art. 609 quater c.p. per avere portato due minori in un luogo lontano da quello della loro residenza con il pretesto di una gita e per avere avuto con loro ripetuti e sgraditi contatti fisici mediante baci sulle guance, oltre ad aver esibito un fallo di plastica accompagnando tale gesto a commenti sessualmente equivoci.
L’imputato aveva allora proposto ricorso, dolendosi dell’erronea qualificazione giuridica del fatto e richiedendo, in subordine, la derubricazione del reato nella forma tentata. Secondo il ricorrente, infatti, non poteva considerarsi integrato il reato de quo in quanto il bacio sulla guancia non rientra in alcun modo nella nozione di “atto sessuale”, per il quale è invece necessario un contatto corporeo più invasivo.
Alla luce delle motivazioni sopra esposte, tuttavia, la Cassazione ha ritenuto configurabile il reato di atti sessuali con minorenne nella forma consumata.