La norma in esame disciplina gli effetti della dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale sui giudizi in cui è parte il debitore, attribuendo al curatore la legittimazione processuale alla tutela giurisdizionale dei diritti patrimoniali facenti capo al debitore.
È il carattere patrimoniale dei diritti, dunque, a radicare la legitimatio ad processum del curatore; per cui il debitore può stare in giudizio con riguardo ai diritti personali e patrimoniali esclusi ex lege dalla liquidazione giudiziale, secondo l'art. 146 c.c.i.
Il comma 2 dell'articolo rappresenta una deroga alla disposizione di cui al comma 1, prevedendo che il debitore possa intervenire nel giudizio solo per le questioni dalle quali può dipendere un'imputazione di bancarotta a suo carico o se l'intervento e' previsto dalla legge.
Ai sensi del terzo comma dell'art. 143 c.c.i.i., l'apertura della liquidazione giudiziale determina l'interruzione del processo. La norma opera con riguardo ai giudizi in cui il debitore, il cui patrimonio sia sottoposto a liquidazione giudiziale, è parte attrice (creditrice), in quanto con riferimento ai giudizi in cui il debitore è parte convenuta (debitrice) nell'ambito di azioni di condanna, vige il comma 2° dell'art. 151 c.c.i., che impone che i crediti concorsuali e quelli in prededuzione ai sensi dell'art. 222 c.c.i. siano accertati con le forme della verifica del passivo.
Infine, nell'attuale norma ora in commento, si è eliminata la disposizione dell'ultimo comma del vecchio art. 43 l.fall., e si è aggiunta, al comma 3 dell'art. 143, l'importante norma secondo la quale il termine per la riassunzione del processo interrotto decorre da quando l'interruzione viene dichiarata dal giudice.