AUTORE:
Elisabetta Beghetto
ANNO ACCADEMICO: 2018
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Padova
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il sistema tributario italiano ha alla base due articoli costituzionali fondamentali: l’articolo 23 e più precisamente l’articolo 53. Quest’ultimo è considerato il pilastro del diritto pubblico, espressione della capacità contributiva e della progressività. La nostra trattazione avrà proprio a fondamento l’articolo 53 e in particolare il secondo comma; si disciplina infatti che “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Si arriverà, quindi, alla conclusione che la norma non richiede che ogni imposta tributaria sia progressiva ma piuttosto si preferisce che ad esserlo sia il sistema nel suo complesso, lasciando dunque discrezionalità al legislatore sul modo in cui attuarla. L’imposta oggetto della nostra discussione è principalmente l’imposta sul reddito delle persone fisiche, meglio conosciuta come IRPEF e disciplinata nel Testo Unico delle imposte sui redditi, DPR. n. 971/1986. Il primo capitolo si occuperà di descrivere la disciplina, i redditi a questa assoggettata, la determinazione della base imponibile e le eventuali tax expenditures. È importante però qui annotare che l’attuale disciplina è frutto di numerosi interventi normativi che si sono susseguiti negli anni. Questi hanno portato ad avere un’IRPEF ab origine in crisi, come sostiene la maggior parte della dottrina. Si parla di crisi in quanto l’IRPEF non è un’imposta generale, applicata ad un reddito “complessivo”, ma piuttosto si applica solo ad alcuni tipi di reddito (in particolare il reddito da lavoro e da pensione). L’imposta è poi soggetta alla concessione di numerose tax expenditures. La situazione, addirittura, peggiora quando si parla di tassazione cedolare, quindi sostitutiva e proporzionale. Tutto questo è fonte di diseguaglianza e di scarsa competitività nei confronti dei sistemi internazionali. La scelta di questo argomento per la tesi nasce proprio dall’esigenza sentita da parte di tutte le maggiori forze politiche di riformare il sistema del prelievo tributario, e in particolare dell’IRPEF. La riforma dovrà risolvere i problemi prima descritti a favore di una nuova imposta sui redditi. Le proposte sono molte ma ad attirare l'attenzione, soprattutto dei partiti politici di destra, è la Flat Tax. Ma cos'è? La trattazione sarà contenuta nel secondo capitolo della tesi ma possiamo dire brevemente che è un'imposta sui redditi avente un'unica aliquota, chiamata per l'appunto piatta. La proposta nasce in America con l’economista Friedman, per poi essere ripresa negli anni Ottanta grazie a Hall e Rabushka. Alcuni stati hanno già una tassazione proporzionale ma entra nel panorama italiano solo nel 1994 grazie al programma politico di Forza Italia. La proposta sarà poi ripresa dalla Lega e, notizia recente, è stata anche inserita nel contratto di Governo stipulato da Movimento 5 Stelle e Lega. Con la Flat Tax si eliminerebbero tutte le attuali deduzioni e detrazioni a favore di una più generale imposizione che presenti un'unica aliquota piatta. Proprio nel secondo capitolo si fa un piccolo excursus relativo alle imposte italiane che presentano già un’imposta piatta, come l’imposta per il regime dei minimi, il regime forfettario agevolato e la world wide taxation principle. Non si trascurerà, inoltre, la proposta di cui si sta discutendo proprio in questi giorni relativa alla manovra per il 2019, si parla al riguardo di Flat Tax per partite IVA e per start – up. Solo nel terzo e ultimo capitolo ci si soffermerà su un’eventuale applicazione pratica della Flat Tax in Italia. Si analizzerà preliminarmente la questione di costituzionalità relativa all’articolo 53 della Costituzione, questione sollevata spesso dai detrattori della Flat Tax. Ci si soffermerà anche su eventuali correttivi da mettere in atto per superare il vaglio costituzionale. Dopo l’analisi attenta della disciplina, si dovranno analizzare i pro e i contro di un’eventuale attuazione. Tra i vantaggi, serve subito annoverare la maggior semplificazione del sistema e l’ampliamento della base imponibile. Sicuramente un’imposizione piatta inoltre ridurrebbe la pressione fiscale, che purtroppo in Italia si attesta a livelli molto alti. A tutto ciò, potenzialmente, potrebbe seguire una riduzione dell’evasione fiscale. I detrattori della Flat Tax, invece, considerano uno svantaggio il fatto di avvantaggiare ulteriormente i soggetti benestanti, pesando di conseguenza sempre di più su soggetti con redditi medio- bassi. Inoltre, per una riforma così intesa, i costi da sostenere sono molto alti.