AUTORE:
Pierfrancesco Divolo
ANNO ACCADEMICO: 2015
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Padova
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La tesi analizza in prospettiva diacronica l'istituto del confino di polizia fascista, prendendo abbrivio dal precedente ottocentesco del domicilio coatto, istituto nato nell'Italia postunitaria per far fronte al fenomeno del brigantaggio. Dopo aver considerato il dibattito sulle misure preventive tra Scuola Classica e Scuola Positiva, la tesi descrive dettagliatamente la disciplina dell'istituto sia nella fase procedimentale di cognizione, sia nella fase esecutiva, anche attraverso la raccolta di materiale letterario o extragiuridico. Adeguato spazio viene poi dedicato all'analisi del dibattito dottrinale sulle misure di polizia durante il Ventennio fascista, con particolare riferimento ai rapporti fra totalitarismo, confino di polizia e principio di legalità: e ciò valutando anche le ragioni di un dibattito limitato, dovuto all'atteggiamento della maggioranza della dottrina e della magistratura di fronte all'autorità del regime. Infine si evidenziano i rapporti tra il confino e la Costituzione del 1948, con particolare riferimento all'intervento della Corte Costituzionale e all'evoluzione dell'istituto nei progetti legislativi di modifica del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. La tesi, nel suo complesso, intende approfondire un dato molto rilevante nelle forme di Stato moderno: ovvero come le infiltrazioni del potere esecutivo in un organo votato alla funzione giudiziaria comportino necessariamente una ingerenza della categoria del politico nella categoria del giuridico, con conseguente pregiudizio al principio di separazione dei poteri. Principio che, ricordando l'insegnamento di Montesquieu, assume ancor oggi enorme valore nell'ambito delle misure di polizia preventiva.