AUTORE:
Claudia Morelli
ANNO ACCADEMICO: 2023
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Trento
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Negli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo riconoscimento del ruolo svolto dagli ecosistemi quale elemento indispensabile al benessere dell’uomo, laddove emerge con sempre maggior chiarezza come un ambiente salubre funga da presupposto fattuale per il godimento di una lunga serie di prerogative individuali considerate irrinunciabili quali la vita, la salute, la sussistenza economica, e molte altre ancora.
L’interesse in tale settore di ricerca sorge in seguito all’urgenza, chiaramente avvertita all’interno dei diversi campi del sapere, non da ultimo anche il diritto, in merito all’individuazione di strumenti che possano dirsi efficacemente impiegabili nel contrasto ai fenomeni di crisi ambientale, protagonisti indiscussi della presente epoca e destinati a manifestarsi trasversalmente e con sempre maggior intensità nelle vite di ognuno di noi.
Stanti queste premesse, lo studio esamina il contributo in tal senso apportato dal cosiddetto diritto umano al godimento di un ambiente sano, negli ultimi anni posto al centro di numerosi dibattiti normativi e giurisprudenziali presso un numero crescente di ordinamenti sovranazionali. Attraverso l'analisi delle convenzioni e della giurisprudenza internazionali, la ricerca traccia lo stato di avanzamento della suddetta garanzia.
Sebbene risulti evidente che un’esplicita prerogativa in tal senso ancora non sia stata internazionalmente preposta in via formale, è tuttavia possibile individuare evidenti segnali di progresso in tale direzione sulla base dei recenti orientamenti assunti presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, gli ordinamenti sovranazionali regionali e da ultimo anche da alcuni dei più influenti ordinamenti statali, le cui normative appaiono sempre più eco-conservative.
A tal proposito, lo studio evidenzia anche come il medesimo approccio right-based sconti alcuni significativi limiti, dovuti principalmente all’acuirsi delle tensioni concernenti le diverse prospettive di sviluppo attribuibili rispettivamente al Nord e al Sud del mondo. Realtà, queste ultime, tenute distinte da condizioni socioeconomiche divergenti che affondano in un passato di abusi e sopraffazione ancora non del tutto archiviato. Proprio tali considerazioni rilanciano in modo significativo il bisogno di addivenire alla teorizzazione di una politica di risposta alle sfide ambientali che sia sempre più definita, ma al contempo anche pienamente inclusiva dei bisogni – spesso diversi – che fanno capo all’intera popolazione mondiale.
L’interesse in tale settore di ricerca sorge in seguito all’urgenza, chiaramente avvertita all’interno dei diversi campi del sapere, non da ultimo anche il diritto, in merito all’individuazione di strumenti che possano dirsi efficacemente impiegabili nel contrasto ai fenomeni di crisi ambientale, protagonisti indiscussi della presente epoca e destinati a manifestarsi trasversalmente e con sempre maggior intensità nelle vite di ognuno di noi.
Stanti queste premesse, lo studio esamina il contributo in tal senso apportato dal cosiddetto diritto umano al godimento di un ambiente sano, negli ultimi anni posto al centro di numerosi dibattiti normativi e giurisprudenziali presso un numero crescente di ordinamenti sovranazionali. Attraverso l'analisi delle convenzioni e della giurisprudenza internazionali, la ricerca traccia lo stato di avanzamento della suddetta garanzia.
Sebbene risulti evidente che un’esplicita prerogativa in tal senso ancora non sia stata internazionalmente preposta in via formale, è tuttavia possibile individuare evidenti segnali di progresso in tale direzione sulla base dei recenti orientamenti assunti presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, gli ordinamenti sovranazionali regionali e da ultimo anche da alcuni dei più influenti ordinamenti statali, le cui normative appaiono sempre più eco-conservative.
A tal proposito, lo studio evidenzia anche come il medesimo approccio right-based sconti alcuni significativi limiti, dovuti principalmente all’acuirsi delle tensioni concernenti le diverse prospettive di sviluppo attribuibili rispettivamente al Nord e al Sud del mondo. Realtà, queste ultime, tenute distinte da condizioni socioeconomiche divergenti che affondano in un passato di abusi e sopraffazione ancora non del tutto archiviato. Proprio tali considerazioni rilanciano in modo significativo il bisogno di addivenire alla teorizzazione di una politica di risposta alle sfide ambientali che sia sempre più definita, ma al contempo anche pienamente inclusiva dei bisogni – spesso diversi – che fanno capo all’intera popolazione mondiale.