Ormai, si sa, se da un lato i liberi professionisti e gli imprenditori, non avendo orari fissi e cartellini da timbrare, possono organizzare il proprio lavoro con maggiore flessibilità, dall’altro hanno difficoltà a separare nettamente il tempo dedicato all'attività lavorativa da quello dedicato al meritato relax.
Si organizza un week end e si infila dentro un incontro di lavoro; si partecipa a un convegno e si allunga di qualche giorno la permanenza per girare una città nuova.
Si va al mare e si programma un aperitivo con un possibile cliente: e la lista potrebbe non finire mai.
Da qui parte l’interrogativo: posso scaricare le spese per le vacanze? Cosa posso, con la dovuta programmazione, portare in deduzione o detrazione?
Per capire quali costi legati alle vacanze possono essere dedotti dalle tasse, è necessario considerare due elementi fondamentali: il regime di appartenenza e il principio di inerenza.
Regime di appartenenza
Esclusivamente i professionisti e i lavoratori autonomi che svolgono la propria prestazione come liberi professionisti aderenti al regime fiscale ordinario possono scaricare le spese dei viaggi e delle trasferte. Chi, invece, ha optato per il regime forfettario dovrà applicare il metodo a forfait, tenendo in considerazione il coefficiente di redditività stabilito in base al proprio codice Ateco.
Principio di inerenza
Le spese scaricabili devono essere strettamente connesse all’attività svolta e dovrebbero potenzialmente migliorarla.
Ciò significa che potenzialmente le spese sostenute per il viaggio, o per un soggiorno in un hotel, o per il noleggio di un’automobile dovrebbero essere in grado di migliorare le prestazioni del lavoratore titolare di partita Iva.
Dunque, andiamo con ordine. Stabilito che dobbiamo attenerci ai due elementi elencati sopra, certamente è possibile per il libero professionista con partita Iva portare in deduzione, a titolo di esempio:
- le spese sostenute per un week end fuori città per partecipare a un corso di formazione;
- le spese di trasferimento, vitto e alloggio per partecipare a un convegno;
- le spese per il carburante consumato per incontrare soci o potenziali clienti;
- le spese per la partecipazione a fiere, nazionali e internazionali.
In teoria anche i regali aziendali ai propri clienti possono rientrare tra i costi da portare in deduzione.
Ma come regolarsi se il convegno lavorativo a cui si è partecipato è durato 2 giorni ma, nell’occasione, si è deciso di prolungare la propria permanenza in albergo per una intera settimana?
In una situazione del genere sarà difficile giustificare l’intero costo del soggiorno a meno che, nel corso di questa settimana di permanenza, oltre ai giorni del convegno non ci siano stati anche incontri con potenziali clienti o una qualsiasi altra attività che possa essere facilmente ascritta ad “attività lavorativa”.
In questo caso è possibile dimostrare che l’intera settimana è stata dedicata al lavoro e che i momenti di relax sono stati semplicemente delle pause, come avviene normalmente durante l’attività lavorativa.
Insomma, se week end e viaggi sono pianificati con attenzione - e con qualche accorgimento ad hoc - il professionista con partita Iva in regime ordinario può scaricare un po' di spese delle proprie vacanze.
E, diciamolo, magari in questo modo può riscattare parzialmente il suo essere sempre in bilico tra lavoro e riposo, traendo qualche vantaggio da una vacanza dai contorni spesso sfumati.
Attenzione però ai giustificativi!
Le spese per le vacanze del 2024 devono essere ben documentate e specifiche. Devono esistere documenti che attestino la spesa, come contratti o scontrini. Inoltre, il costo deve essere definito, e in questo caso scontrini e fatture sono essenziali.
Per quanto riguarda, ad esempio, le spese di hotel e ristoranti, l’Iva è detraibile al 100% se il costo, oltre ovviamente ad essere inerente l’attività lavorativa svolta, sia anche documentato da fattura.
Nel caso in cui il costo sia documentato dallo scontrino fiscale, l’Iva diventerà indetraibile, ma potrà essere portata in deduzione insieme al costo sostenuto.
Esistono limiti alla deducibilità delle spese per viaggi e trasferte.
Ad esempio, le spese per l’autovettura, incluse manutenzione e carburante, sono deducibili al 20%, mentre l’IVA applicata è deducibile al 40%. L’ammortamento del costo dell’autovettura è deducibile al 20% annuo, entro il limite di € 18.075,99.
Le spese per vitto e alloggio sono deducibili al 75%, a condizione che non superino il 2% dei compensi registrati nell’anno. L’IVA sulle relative fatture è interamente detraibile.
Le spese di rappresentanza, come viaggi turistici o partecipazione a fiere, sono completamente deducibili entro l’1% dei ricavi e compensi totali dell’anno. L’IVA in questo caso non è detraibile.
È bene, in ogni caso, conservare sempre tutti i documenti che possano attestare l’inerenza della spesa alla propria attività lavorativa.