Attraverso tale provvedimento, l’Unione interviene con una misura particolarmente favorevole per i consumatori, nell’ottica di incrementare il ricorso alle riparazioni di beni rotti o difettosi, fornendo quindi una valida alternativa alla sostituzione dei prodotti.
La direttiva, inoltre, rende più semplice per i consumatori e rapido l’accesso alle attività di riparazione.
Si attende quindi solo la firma da parte della presidente del Parlamento europeo e del presidente del Consiglio, dopodiché la direttiva verrà pubblica nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione.
Da questo momento in poi, tutti gli Stati membri dell’UE avranno 2 anni di tempo per recepire quanto previsto dalla direttiva e adeguare il diritto interno.
La direttiva costituisce sicuramente un passo avanti fondamentale nell’ottica di raggiungere standard più elevati di sostenibilità e tutela dell’ambiente, oltreché dei consumatori, i quali potranno quindi scegliere più agevolmente se procedere alla riparazione di un bene difettoso o rotto, oppure alla sostituzione dello stesso.
Di seguito alcuni dati forniti dalla Commissione europea, in relazione allo smaltimento di elettrodomestici in tutti i Paesi dell’UE:
- ogni anno i cittadini spendono circa 12 miliardi di euro per sostituire gli apparecchi anziché ripararli;
- per lo smaltimento degli apparecchi rotti o difettosi sono richieste circa 30 milioni di tonnellate di risorse;
- lo smaltimento produce ben 35 milioni di rifiuti ogni anno.
Quanto ai prodotti e beni che rientrano nella disciplina della nuova direttiva, l’elenco è sicuramente molto vasto. La direttiva infatti vi comprende “qualsiasi bene mobile materiale”, nonché “qualsiasi bene mobile materiale che incorpora o è interconnesso con un contenuto digitale o un servizio digitale”.
A titolo meramente esemplificativo, alcuni dei beni sono:
- lavatrice;
- lavastoviglie;
- asciugatrice;
- televisore;
- smartphone.
Quanto invece ai beni non compresi nella direttiva, la stessa fa esplicito riferimento ai beni del settore industriale, nonché a quelli strumentali.
Vari sono gli obiettivi perseguiti dalla direttiva comunitaria.
In primo luogo, il legislatore europeo introduce degli strumenti a tutela dei consumatori, rendendo più agevole la riparazione di beni rotti o difettosi. Spesso infatti l’accesso ai servizi di riparazione è piuttosto complesso, rendendo più semplice e veloce la sostituzione del prodotto, piuttosto che la sua riparazione. Con la direttiva in commento, l’Unione Europea si propone appunto di contrastare questo fenomeno, rendendo più conveniente l’attività di riparazione.
La direttiva quindi si propone di incentivare la riparazione, anche attraverso l’applicazione di prezzi ragionevoli. Le riparazioni potranno essere anche effettuate da centri di terze parti, ma i produttori saranno comunque tenuti ad indicare una stima del costo.
La direttiva inoltre fornisce alcune indicazioni anche in ordine ai tempi per la riparazione. Infatti, il prodotto dovrà essere riconsegnato entro il termine massimo di 30 giorni e, nelle more, il produttore dovrà consegnare al consumatore un prodotto sostitutivo da poter utilizzare.
Un altro punto importante della direttiva riguarda la lotta alla c.d. obsolescenza programmata, ossia quella prassi - a dire il vero scorretta - adottata da alcuni produttori di rendere difficile o addirittura impossibile reperire pezzi di ricambio.
Inoltre, attraverso le nuove misure, i consumatori saranno maggiormente incentivati a richiedere la riparazione dei propri beni, anziché più semplicemente buttarli. In questo modo, oltre a favorire i consumatori, il legislatore comunitario si prefigge l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale derivante dai consumi.
Vediamo quindi più nel dettaglio alcune delle misure previste per agevolare la vita dei consumatori.
È prevista la creazione di una piattaforma europea online per i servizi di riparazione, ossia un portale web, ove ogni consumatore potrà agevolmente trovare riparatori qualificati nella propria zona.
La direttiva impone altresì la proroga, per un periodo di 12 mesi, della garanzia legale, nel caso in cui il consumatore decida di effettuare la riparazione del prodotto difettoso.
Infine, la direttiva abolisce il divieto di impiegare componenti indipendenti o realizzate con la stampante 3D e altresì impedisce ai produttori di rifiutarsi di riparare dispositivi “manipolati da terzi”.
Sono comunque previste delle misure a sostegno delle aziende produttrici. La direttiva infatti prevede la possibilità di introdurre alcuni bonus per la riparazione, come già accade in alcuni paesi dell’UE, come Austria, Francia e Germania.
Inoltre, è fatto salvo il diritto delle aziende di sottrarsi all’obbligo in forza di “fattori legittimi e obiettivi". Ciò significa che, qualora l’azienda riesca a provare che la riparazione sia per lei pregiudizievole, allora andrà esente dall’obbligo di riparazione.