Il "
contratto misto" è una nuova tipologia di rapporto di
lavoro che
unisce due forme tradizionali di impiego: il lavoro autonomo e quello dipendente. Grazie a un emendamento al decreto lavoro, questo contratto permette ai lavoratori autonomi - che abbiano un contratto part-time con lo stesso
datore di lavoro - di beneficiare del
regime fiscale forfetario, che prevede una
tassazione agevolata al 15%. Questo nuovo modello potrebbe rivoluzionare il modo in cui lavoratori e aziende interagiscono, creando
nuove opportunità sia per i
dipendenti che per le imprese.
Deroga al divieto del forfetario per gli autonomi
Una delle principali innovazioni, introdotte dal contratto misto, è la deroga al divieto di accesso al regime fiscale forfetario per i lavoratori autonomi che svolgono contemporaneamente un lavoro dipendente part-time con lo stesso datore di lavoro.
In pratica, se un lavoratore autonomo ha un contratto part-time con un'azienda, potrà continuare a godere della tassazione al 15% sul reddito derivante dalla sua attività autonoma. Questa norma si applica solo ai lavoratori autonomi iscritti ad albi o registri professionali, come avvocati, commercialisti o ingegneri.
Inoltre, i datori di lavoro che possono usufruire di questa formula sono solo quelli con più di 250 dipendenti, probabilmente per garantire che la nuova norma venga sperimentata inizialmente in contesti aziendali strutturati, in grado di gestire questa nuova tipologia contrattuale.
Come funziona il contratto misto
Un lavoratore che decide di aderire al contratto misto può avere un lavoro dipendente part-time, con un impegno tra il 40% e il 50% di un contratto a tempo pieno. In parallelo, continuerà a svolgere la sua attività autonoma, beneficiando del regime forfetario che prevede una tassazione vantaggiosa al 15% sui redditi derivanti dalla sua attività indipendente.
Per implementare questa nuova tipologia contrattuale, è necessario seguire alcuni passaggi formali:
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certificazione del contratto di lavoro autonomo: il contratto deve essere chiaramente distinto dal contratto di lavoro dipendente, senza sovrapposizioni riguardo alle modalità e ai tempi di lavoro;
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accordo aziendale: l'azienda deve sottoscrivere un accordo specifico in base all'articolo 8 del decreto legislativo n. 138/2011, noto come "accordo di prossimità". Questo accordo definisce le modalità di applicazione del contratto misto.
Le regole per la risoluzione del contratto misto e le dimissioni
La normativa prevede anche alcune regole importanti in caso di dimissioni o risoluzione consensuale del contratto.
Il lavoratore che interrompe il contratto
non ha diritto all'indennità di disoccupazione, a meno che non si tratti di dimissioni per giusta causa o durante la
maternità.
Inoltre, se un lavoratore si assenta senza giustificazione per oltre 15 giorni, il contratto si considera risolto per volontà del lavoratore. La formalizzazione delle dimissioni deve avvenire online, come previsto dalla normativa.
I benefici del contratto misto per lavoratori e aziende
Il contratto misto porta vantaggi significativi per entrambe le parti.
Per i lavoratori:
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maggiore stabilità economica: grazie alla combinazione di reddito fisso e variabile, il lavoratore avrà maggiore sicurezza;
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accesso a tutele tipiche del lavoro dipendente: ferie, malattia e altri benefici riservati ai lavoratori dipendenti, pur mantenendo la propria autonomia professionale;
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sviluppo di competenze complementari: i lavoratori potranno ampliare le proprie competenze in ambiti diversi, che li aiuteranno a crescere professionalmente.
Per le aziende:
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flessibilità nell'acquisire competenze specialistiche: le aziende possono attingere a un pool di lavoratori con diverse esperienze;
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riduzione dei costi fissi: grazie alla combinazione di lavoro autonomo e dipendente, le imprese possono ridurre il numero di contratti a tempo pieno;
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attrazione di talenti: le imprese che adottano questa formula possono attrarre professionisti che desiderano mantenere la propria attività indipendente, pur collaborando con l'azienda.