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Eredità Agnelli, ecco i trucchi usati dai fratelli Elkann per la presunta evasione fiscale e frode: le accuse del Gip

Eredità Agnelli, ecco i trucchi usati dai fratelli Elkann per la presunta evasione fiscale e frode: le accuse del Gip
I fratelli Elkann sono stati accusati di presunta evasione fiscale e frode nei confronti dello Stato in relazione all'eredità della famiglia Agnelli. Scopriamo quali stratagemmi potrebbero aver utilizzato
I fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann sono accusati di frode ai danni dello Stato, con beni sequestrati per un totale di 74,8 milioni di euro. L’accusa riguarda la presunta evasione fiscale legata all’eredità della loro nonna, Marella Caracciolo.
Per evitare di pagare le tasse di successione, i fratelli avrebbero elaborato un piano per sottrarre opere d'arte, gioielli e altri beni preziosi appartenenti alla nonna, spostandoli da una villa all’altra, con l’obiettivo di farli “sparire” prima della sua morte.
Le città coinvolte negli spostamenti dei beni di Marella Caracciolo includono St. Moritz, Zurigo, Lauenen, Marrakech, Roma e Torino. Secondo l’accusa, molti oggetti di valore furono collocati in depositi esterni, lontani dalle abitazioni della nonna, per evitare che fossero registrati nei documenti ufficiali al momento della successione. I fratelli avrebbero puntato a dichiarare questi beni come regali.
La Procura ha però considerato questi regali come falsi, ritenendoli un tentativo di sottrazione post mortem dei beni ereditari, con l’unico scopo di evitare il pagamento delle tasse di successione. L’indagine ha portato alla luce dettagli cruciali, primo fra tutti il ruolo di Paola Montaldo, segretaria della famiglia, che conosceva i movimenti dei beni e ha gestito il passaggio di gioielli, quadri e lingotti dai conti della nonna ai nipoti.
Paola Montaldo rischia di essere la testimone chiave
Il ruolo della segretaria della famiglia Elkann, Paola Montaldo, si rivela centrale nell’inchiesta. È lei che ha documentato gran parte dei movimenti dei beni, mettendo nero su bianco le informazioni che potrebbero incriminare i fratelli Elkann.
Tra i documenti chiave figura una lunga email inviata a John Elkann, in cui la segretaria elenca la suddivisione dei beni sottratti all’eredità, dettagliando i beni non dichiarati per cui non sarebbero state pagate le imposte di successione.
Molti dei beni più preziosi, tra cui gioielli e opere d’arte di celebri artisti come Picasso, De Chirico, Modigliani, Mondrian e Klee, sono stati sottratti dall’eredità, mentre sono rimasti solo oggetti di minor valore, che non potevano essere donati ai nipoti. Secondo le stime, la sottrazione ha riguardato beni per un valore di 170 milioni di euro, di cui 78 milioni in orecchini.
Le accuse del Gip ai fratelli Elkann
Il giudice per le indagini preliminari, Antonio Borretta, ha scritto che i fratelli Elkann hanno agito con l’intento di arricchirsi ulteriormente, nonostante la loro già solida condizione economica. Il Gip ha sottolineato come la scelta dei regali post mortem operata dai nipoti sia indicativa della loro volontà di ottenere un profitto, evitando di pagare le tasse.
Un elemento chiave dell’indagine riguarda un libro scritto da Marella Caracciolo con l'aiuto della nipote Marella Chia, intitolato “Ho coltivato il mio giardino”. John Elkann avrebbe apportato modifiche a questo testo per far risultare la nonna come residente in Svizzera. Questa mossa aveva lo scopo di avviare la dichiarazione di successione in Svizzera e non in Italia, in modo che i redditi di capitale non fossero assoggettati a tassazione.
Un altro elemento centrale della vicenda e anch’esso sotto accusa è l’accordo firmato nel 2004 tra Margherita Agnelli, madre dei fratelli Elkann, e Marella Caracciolo, con cui Margherita rinunciava ai diritti sull’eredità della madre ancora in vita. Sebbene questo accordo sia valido in Svizzera, non è riconosciuto dal diritto italiano, che non consente di rinunciare a un’eredità non ancora maturata.


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